di Cristina Taliento
( dalla mostra "Non io", 2011, Filippo Robboni)
Entrai nelle vite dei miei personaggi un certo giovedì fermo da anni e anni sulle due e un quarto. Erano tutti e tre sulla spiaggia dell'Adriatico e il fumo della sigaretta volava a ovest e allora Livia si lamentava e chiedeva all'adolescente di spegnere quella dannata droga e il fantasma voleva silenzio per spiegare d'un fiato la grandezza dell'Impero Romano e, soprattutto, di Ottaviano Augusto. Balle, diceva Livia, era solo un tiranno come tutti gli altri. Ti sbagli, ragazzina, replicava il fantasma. Quando mi videro arrivare da lontano Livia mi indicò facendosi ombra sugli occhi e l'adolescente si girò a guardarmi senza capire. Il fantasma si inchinò alla mia vista. E l'adolescente che ancora non mi conosceva ritornò a studiare il mare con indifferenza. Allora io avevo in mano un copricapo degli indiani pellerossa, me lo misi e scappai sulla duna più alta della spiaggia che s'innalzava alle nostre spalle. Così gli gridai da lassù: "Mi dispiaceee che tuuu non capiscaaa quanto iooo siaaa importanteeee!". Passava in quel momento un principe biondo con gli occhi truccati di nero ed io mi tolsi subito quel cappello strano e l'adolescente, notando la mia faccia rossa, si mise a ridere forte. A quel punto Livia salì di corsa sulla duna e mi chiese tutto bene, come va. "Oh niente male" ripetei due volte guardando l'adolescente che ancora rideva.
"Fa sempre così quel deficiente" borbottò con le mani sui fianchi riprendendo fiato.
"Ti piace?" le chiesi rimettendomi il copricapo degli indiani pellerossa.
"Dimmelo tu. Noi personaggi non disponiamo di sentimenti. Loro sono attaccati al cappio della tua bella stilografica".
"Beh... E' più che altro un mozzicone di matita". E aggiunsi: "Me l'ha data un falegname, sai. E comunque non credere che io ne sappia più di te. Voi siete figli delle parole e noi siamo i figli di nessuno".
Il suo sguardo spaventato venne distratto dall'intromissione del fantasma che si era avvicinato con le mani in tasca ed un'aria soddisfatta.
"Approfitto per ringraziarvi di questa nuova divisa con le tasche. Non l'avevo così nemmeno sul Carso".
"Mi dovrete ripagare con un doppio volteggio e tripla capriola!" scherzai.
"Con tutto il rispetto, ho pagato abbastanza con il ruolo che mi avete affidato. Ripeto: non è facile stare con quello lì notte e giorno. Mai visto un ragazzo simile. Alto due metri, ma si comporta come un undicenne".
Alzai le spalle e strinsi le labbra. "I personaggi migliori se li sono presi gli altri".
"Infantile e pallone gonfiato. Per di più un orgoglioso ignorante!" continuò il fantasma.
"Suvvia, non fateci caso- lo incoraggiai- è preda di una metamorfosi idiota".
Intanto l'adolescente aveva acceso un' altra sigaretta.
"Poi, ha iniziato a fumare..." commentò il fantasma.
"Vedrai, vedrai: è solo un vezzo. Smette, smette" dissi calma.
"Talvolta erba" aggiunse Livia.
"Non è definitivo" spiegai.
Per un momento cadde il silenzio e tutti e tre rimanemmo a guardare dalla duna l'adolescente che si toglieva la maglietta e si tuffava nel mare.
"Ma almeno sa nuotare?" chiese preoccupata Livia.
"Veramente no!" dissi e me ne andai sotto i loro sguardi dilatati.
"Infantile e pallone gonfiato. Per di più un orgoglioso ignorante!" continuò il fantasma.
"Suvvia, non fateci caso- lo incoraggiai- è preda di una metamorfosi idiota".
Intanto l'adolescente aveva acceso un' altra sigaretta.
"Poi, ha iniziato a fumare..." commentò il fantasma.
"Vedrai, vedrai: è solo un vezzo. Smette, smette" dissi calma.
"Talvolta erba" aggiunse Livia.
"Non è definitivo" spiegai.
Per un momento cadde il silenzio e tutti e tre rimanemmo a guardare dalla duna l'adolescente che si toglieva la maglietta e si tuffava nel mare.
"Ma almeno sa nuotare?" chiese preoccupata Livia.
"Veramente no!" dissi e me ne andai sotto i loro sguardi dilatati.
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