16/05/19

La seconda giornata di ricovero


di Cristina Taliento



(William Kurelek, I sogni di un ragazzo di campagna, 1961, Washington, D.C.)


Rivide sua moglie dopo dieci anni
mentre era in ospedale per una rottura di femore.
Lei in realtà era morta e lui,
per via dell’anestetico, delirava,
teso e accaldato,
arrampicato sulle pareti
di chissà che razza di
stagno fosforescente del pensiero;
ma l’amore dicono sia
 una pianta strana,
cresce dentro caverne buie,
germoglia senza l’ossigeno della ragione,
fluttua come una vela sulla coscienza.

Pertanto,
la rivide ai piedi del letto,
seduta tranquilla, gli occhi
gonfi di vita.

Aveva i capelli
più chiari,
 riflessi di luce
simili a mimose
sui vetri.

-È andata finalmente dal parrucchiere,
vuole cambiare, mi tradisce?- pensò.
Un gabbiano si schiantò contro il vetro. Dall’impatto ne vennero fuori farfalle. Il vicino di letto, infastidito, si girò dall’altra parte.

Lui era emozionato, disse:
“Amanda, sai, questo tempo
tra noi
è una cosa bellissima”.
Lei disse con la testa piena di farfalle:
 “È qualcosa di
veramente bello”.

Intanto una lucertola
camminava sul lenzuolo,
lui la prese e la spostò
sul davanzale.
Lei socchiuse gli occhi e sorrise gentile.
“Vedi, la mia vita
è rimasta ferma
a te”.

E poi svanì come nebbia al mattino,
come le ombre cinesi sui muri,
bastarono i soliti milligrammi
di aloperidolo.

Rimase al buio con la fronte spaventata
e una protesi d’anca nuova di zecca.
Sospirò pallido e sudato.
Promise
di rivederla.