di Cristina Taliento
Ti guardo dall'ombra di un oleandro e mi sembri più bella.
E quasi non respiro per quanto sei bella.
Bella e ferita come nei film. Sembri Marylin Monroe. Tu.
Qualcuno le dica di andare al diavolo. Tu.
Quella degli stranieri, dei muti, degli svitati vestiti da letterati.
Italia, ehi, guardami, ce l'ho con te.
Tu ridi, tu gridi, tu 26 ottobre, tu "obbedisco", tu scrivi.
Hanno poetato per te, non per il loro sangue, ma per te.
Le fiamme danzano sulla carta del passato.
Tu fai la storia, ma poi te ne vergogni.
Oh Italia, come hai potuto?
Sei un'anziana vedova che fuma marijuana.
Io ti amo, ma tu non lo capisci.
Mi offendi e poi ti allontani correndo.
E ti guardo con amara tristezza.
Va' a farti lavare il cervello dai tuoi capi.
Va' a farti imbellettare a festa dal biancore meschino dei sorrisi.
Le commedie all'italiana mi fanno vomitare.
Non mi sento bene.
La tua bellezza è difficile da sopportare.
Italia, mostra il tuo carattere.
Il tuo carattere non è nei reality, nello stizzito giudizio del pubblico.
Piangi per me, balla per me, cantami le tue vecchie canzoni.
Chissà se chi ti lasciava, poi, ti ricordava la sera.
Chissà se tutti quei morti te li sei meritati.
Non starmi a sentire, vecchia ubriacona.
Ma che c'era nelle loro valigie di immigrati e avventurieri?
Italia, c'eri tu.
Sei troppo bella da avvicinare, troppo bella da sposare.
Tu fai l'arte, i panorami, le origini imbronciate di popoli grandiosi.
Italia, spirito libero.
So quello che sto dicendo, professori miei.
Italia, sputa questo torsolo di mela maledetta.
Italia, che ti hanno fatto. (Niente).
Italia, non sto sognando. (E' l'effetto dei farmaci per l'insonnia)
Tutti seri tranne tu ed io.
Italia, non starli a sentire.
Splendi a giugno e profumi a settembre.
La tua pioggia mi brucia sulle guance. Lacrime.
Un istante, solo un istante.
Vermi ti strisciano sul cuore.
Li guardo e soffro. Ho paura.
Italia, sanguini.
Le mie visioni accecano lo spirito individualistico dei miei "non so".
Fatemi uscire.
Italia, costruisci leggende e poi non le smentisci.
Ti imballano in televisioni da 42 pollici.
Italia, ma a che gioco stai giocando?
Tu, degli aiuti umanitari. Tu, delle morti bianche.
Italia, salva te stessa.
Italia, dove tutti vogliono essere chiamati eroi.
Dove questo stramaledetto sopracciglio non sarà mai alzato abbastanza.
Va' a farti scopare.
Patria di tutti e di nessuno.
L'italiano è il fiorentino colto.
Tutti gli altri dialetti sono figli bastardi.
Italia, io sono ai tuoi piedi.
Le menti dei neri non servono, ma i loro cuori sono utili ai trapianti.
Perché, in fondo, siamo tutti uguali.
Ahi Italia... Italia delle contraddizioni,
dei favori politici e del cibo in scatola.
Italia, tu chi sei?
Sei sempre più bella. L'hai voluto ed ora lo sei.
Guardate la sua arte, acclamate i suoi palazzi,
ma non chiedetele- non chiedetele, dico-
di animare il suo cuore di costante e pacifico ingegno.
Lei non ascolta.
Italia, prendi queste lacrime.
Sono tue.
2 commenti:
è dai tempi di Dante che i poeti si struggono per l'Italia. Con alti e bassi, visti i risultati.
purtoppo...
p.s. grazie per esserti unito al blog come lettore :-)
Posta un commento