di Cristina Taliento
Quando arrivarono le libellule, il sole stava per annegare nell'Adriatico sotto lo sguardo indifferente di una decina di bagnanti. Gli ultimi raggi ramati schizzavano il dorso delle piccole onde e le libellule volteggiavano sulla leggera spuma dorata che si andava a formare all'inizio della bassa marea. Non avevano paura di volare rasente il mare; le loro ali sfioravano il blu senza chiedere il permesso, ma si vedeva che tra di loro si aspettavano, non volevano che nessuna rimanesse indietro. Sapevano dove stavano andando perchè seguivano sempre la stessa direzione, anche se questa era controvento. Forse si andavano a perdere nella notte, forse sarebbero tornate indietro dopo aver toccato la boa rossa, forse volevano imparare ad imparare o a sbagliare, sbagliando. Tutte insieme occupavano nell'aria il volume di un maestoso cigno bianco, ma il loro riflesso nei miei occhi mi riempiva di uno stupore simile a quello che il brutto anatroccolo provò alla vista di una intera nuvola di cigni selvatici. In quelle libellule c'era tutto quello che cercavo, che, per tanto tempo, stavo cercando sotto il mare e che allora mi parve di scorgere al di sopra delle onde. Si allontanarono morbide sull'acqua e mi ricordai che non si vede bene che con il cuore, l'essenziale è invisibile a gli occhi . L'essenziale è sempre invisibile agli occhi, gli occhi riflettono l'invisibile. "Così me ne andai che ero un poco più saggia con tre soldi di dubbio e tre di coraggio".
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