24/05/09

Disordine Notturno

di Cristina Taliento


"Non dire che mi stai ascoltando se non mi stai ascoltando"; "No, parla... anche se chiudo gli occhi ti sento"; "Allora... ho perso il filo del discorso... che stavo dicendo? Ah si! Poi, alla fine, sono andati e... ohi! Ti sei addormentata? Pronto? si...ciao"


Dietro al bancone dell'Osteria la Volpe aveva girato la sedia e si era seduta con le gambe aperte appoggiando il gomito destro sullo schienale mentre l'altro faceva su e giù insieme al bicchiere di vodka che stringeva nella sua lurida zampa.
"Mi scussi sign..o...rinna- disse ubriaco- pottreei ave...?re un altro bicch..ie?re?".
Monna Lisa era stata assunta dal proprietario perchè vantava di avere una certa fama che avrebbe di sicuro attirato numerosi clienti, ma quando si trovava a dover discutere con tali ubriaconi squattrinati si adirava dentro e sfoderava uno sguardo truce, ma mascherato fedelmente da un velo d'indifferenza. In silenzio versò la vodka nel bicchiere della Volpe e ritornò a pulire i bicchieri con la manica del suo vestito.
"G-graz-zie Ggioconda, metta p-p-ure sul conto di messer Pinocchio" balbettò la Volpe con un ghigno in faccia, forse concepito come un sorriso.
Ad un tratto le porte dell'Osteria si spalancarono e un uomo avvolto in una toga bianca parlava ad alta voce e gesticolando.
"Eccone un altro- squittì stizzita Olivia mentre apriva una scatola di spinaci per Braccio di Ferro- questi oratori greci che credono di saperne più degli altri. Scocciatori, ecco cosa sono".
L'uomo continuava a dire:
" Hic, hic sunt in nostro numero, huis urbis..."
"Ma che sta dicendo, ehi! Voglio sapere che sta dicendo! Tu!- esclamò l'Urlo di Munch indicando un giovinetto dai capelli blu e la pelle gialla chiamato Milhouse- Tu! Traduci!"
Milhouse aprì lo zaino, tirò fuori il Vocabolario della Lingua Latina e sfogliando repentinamente, lentamente diceva:
"Qui, sono qui, tra la folla delle nostre... città"
"patres conscripti, qui de nostru interitu..." gridava Cicerone.
"i senatori, coloro che...alla nostra, no... per la nostra... distruzione..."
"qui de huis orbis atque adeo de orbis terrarum exito cogitant."
"che progettano... per la nostra distruzione, coloro che progettano... per la fine di questa città e soprattutto- qui Milhouse s'interruppe vedendo che l'oratore si era bloccato per creare suspense- per la fine del mondo intero".
L'Urlo di Munch si atteggiò la faccia alla sua posa preferita; la Volpe scoppiò in una risata convulsa, alternata con una tosse da cane ubriaco; Olivia prese Pisellino e uscì dall'Osteria annoiata; Monna Lisa sbadigliò enigmaticamente.
Ma una donna, profondamente scossa da quelle parole, aveva il viso rigato da lacrime e lo sguardo perso nel vuoto. Il capitano Achab, che fino ad allora era rimasto in disparte evitando di incontrare gente che gli avesse chiesto a che punto fosse con la ricerca di Moby Dick, andò dalla donna, le prese la mano e mormorò:
"Mia cara, dolce, fedele Penelope... tu non sai quanto io sia rimasto addolorato nel vedere le tue leggiadre lacrime sgoragare dai tuoi immensi e sconfinati occhi. Perchè piangete, milady? Concedetemi, piuttosto, questo ballo".
L'Osteria si tramutò in una discoteca che brulicava di Oche, Maiali, Papere ed Elefanti. Penelope ed Achab iniziarono e ballare, ma le Oche e i Maiali pestavano i piedi alla signora e non chiedevano scusa anzi starnazzavano: " Ma chi è questa? Come si permette a non essere oca come noi?"
La discoteca sparì, Penelope e Achab sparirono, rimasero le Oche e i Maiali che continuavano a ballare Gioca Juer fino a quando il dj gridò "Superman" e tutte le oche caddero esauste sul pavimento con il becco rivolto al soffitto.


Sbatto gli occhi ripetutamente, ore 3. 46 "però... tutte quelle persone mi sembrava di averle già viste".

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