22/08/10

Suonatore jazz

di Cristina Taliento


Un bambino mi piange silenzioso sulla mano,
ora lo calmo, penso, questo piccolo umano.
Hai mai sentito parlare di quel suonatore
che metteva nel jazz rabbia, fortuna ed amore?
Sai, lui era forte e me lo sarei sposato
beh... se fossi nata, per esempio, in un altro passato.
Oh si, è morto, mi dispiace veramente
ma tutti muoiono, buon Dio, non puoi farci niente!
Il fatto è che lui, qualcosa, l'ha lasciata
e nel ricordo ti accorgi che nessuna fatica è sprecata.
E lui, amico mio, di fatiche ne ha fatte parecchie
considerato che non aveva nulla fuorché il sound nelle orecchie.
Beh si, hai ragione a dire che basta e avanza
ma per vivere doveva pur affittare qualche stanza!
No, scusa, non ti avevo detto che se n'era andato
dalla sua vecchia vita e dal suo destino sbarrato.
Lui, bambino, mica si è messo a piangere come te,
lui ha detto; "Basta! Me ne vado a Saint Tropez".
No, scherzo, lì non c'è andato dopo prima,
ma mi serviva un nome per fare la rima!
Se n'è andato a New York, a dire la verità
senza sapere l'inglese, la formalità.
Però il fiato nella tromba lo sapeva mettere
e nei polmoni aveva quella voglia che non ti fa smettere.
Suonava agli angoli delle strade e nei vicoli scuri
in mezzo alla birra, ai soldi sporchi, alle pistole, ai duri.
"Che posto di merda" lo so che lo stai pensando
e lo puoi dire se vuoi, piccolo, non ti sto giudicando.
Ma nei posti schifosi, lo devi sapere,
si nasconde gente che nei titoli ostenta il suo potere.
E per quello squarcio di strada passava in quell'istante
il proprietario di un locale dalla reputazione importante.
"Salta su, ragazzo! Accidenti, hai talento
ti farò diventare un gran bel pezzo di portento".
E così fece la sua fortuna certa
sia il proprietario che la sua scoperta.
Eppure, bambino, ascolta adesso che ti sto per dire
perchè, non si sa mai, ti potrebbe servire:
mai sottovalutare il cuore di un artista
che sia scrittore, attore, poeta o musicista.
Tutti pensavano: "Eccolo, ora è bello e sistemato",
ma non sapevano che lui non si sentiva tanto fortunato.
Era la celebrità, il sogno musicale e compagnia bella,
ma il successo gli sembrava una cella.
Tutti quegli applausi e fischi lo facevano assomigliare
ad una scimmia del circo che non sa su chi pisciare.
Dai, figliolo, non sgranare gli occhi se dico le parolacce
tanto non c'è più indignazione sulle facce.
Dicevo, lui il successo non lo voleva
e mollò tutto sapendo esattamente cosa faceva.
Si prese la sua tromba d'ottone e addio città
e che la mia musica mi regali felicità!
Me lo immagino allontanarsi su un treno a vapore
senza traccia di scrupolo, rimorso e timore.
Okay, okay, se me lo chiedi, aveva anche una moneta
con cui faceva testa o croce o nuova meta.
Ma ti giuro, comunque, che questa storia è vera
e che mai, mai, mi sarei sognata di rifilartene una poco sincera.
Ora vai a giocare, birbaccia lacrimante
asciugati gli occhi e, accidenti, sparisci all'istante.

2 commenti:

Baol ha detto...

Mi piacciono un sacco le rime, non le uso da tanto tempo...

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

si, le rime vanno forti e non si fermano :)