Mi capitava di sedermi alla scrivania con timidezza e, impugnata la penna, volevo incollare fantasia e ragione sulla carta, come succedeva ai moscerini che rimanevano spiaccicati sul parabrezza. Non facevano nemmeno rumore.
Non mi ricordo quando ha avuto inizio il Colloquio, ma penso che sia stato in uno di quei giorni in cui il Mondo si sedeva sopra la mia gola e giocava a saltellarci sopra. Ho creduto giusto non dire a nessuno del Mondo e di come mi prendesse in giro, ma in silenzio ho iniziato a scrivere e notavo che se il Colloquio andava avanti, il Mondo piano piano la smetteva di infastidirmi.
E quando pensavo alla scrittura mi veniva in mente l'immagine di una donna che cullava il pianto di un bambino e per farlo smettere gli diceva "toh il ciuccio, ecco, sta' zitto" e si calmavano i singhiozzi e si calmavano le grida. Io sentivo di assomigliare a questo bambino con il suo ciuccio inzuccherato. La scrittura, comunque, credevo che fosse il mio ciuccio inzuccherato.
Certi giorni potevo lasciare che le persone aprissero le loro bocche all'infinito tanto non le stavo a sentire. Pensavo alla mia scrivania ed ai moscerini. E se qualcuno mi gridava dietro che ero un imbecille io continuavo a camminare e usavo la faccenda per intagliarci una storia che aveva come protagonista una giraffa alternativa che voleva diventare a tutti costi un imbecille.
Altri giorni, invece, mi mettevo in discussione. Mi chiedevo come e quando diventare seria, serissima di colpo, senza neanche una fantasticheria di passaggio. Ma accadeva che se mi chiedevano di giocare a poker, un gioco serio, per esempio, io, invece di concentrarmi, immaginavo di costruire con le carte grandi castelli e mi domandavo quanto una persona sarebbe dovuta essere delicata per vivere in un castello fatto di carte.
Venivano, poi, certi giorni strani che temevo. Erano i giorni in cui non scrivevo per la paura o per il silenzio che mi nasceva dalle orecchie ed arrivava al cuore. Me ne andavo a sedermi sugli alberi e guardavo le formiche. La loro piccolezza era contagiosa e con le formiche io mi restringevo. E con le formiche i miei pensieri si vergognavano a venir fuori e si dicevano "Noi non siam pensieri, noi siam formichine piccoline che un sol mignolo puo' schiacciar". E le mie giornate, magari, seguivano il loro corso come li andava, ma quel che rimaneva erano solo alberi, formiche e silenzio. Ma il Colloquio, se pur debole, continuava nelle sue contraddizioni ed incertezze. Quando arrivava una riflessione alla dogana della mia mente era come se all'improvviso mi fossi vestita da gendarme a cavallo e, senza abbassare il sopracciglio, le studiavo e le facevo mille domande. "Stupidaggini!"dicevo. E tutte quelle riflessioni non le congedavo, ma le arrestavo e le facevo rimanere in cella per tre o quattro giorni. Loro non erano perfette, loro accusavano il Mondo senza avere le giuste prove. "Calunnie! Pensieri schierati, ecco cosa sono! Al rogo!". Ma non le bruciavo, le riflessioni. Dopo quei giorni di carcere le mandavo al diavolo e ritornavo sugli alberi.
6 commenti:
ci sono più cose nella tua testa e sulla tua penna, orazio, di quanti ne sogni la mia geologia
o qualcosa del genere
ti chiami orazio, vero?
geografia
era geografia
si, mi chiamo orazio, mi hai sgamata :)
Bello, siamo sempre tutti un po' a colloquio, pochi però riescono a ritornare spesso sugli alberi.
Complimenti per la fantasia, poi :)
brava flamenca
il tuo mondo interiore è infinito, il mio amico Fabrizio, prendendo spunto da un altro amico, Lee, diceva: "Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole, "
ma tu le parole riesci a trovarle benissimo, a volte ti sorgono un po' confuse, questo sì, ma è come l'acqua di una sorgente, mica va sempre dove dice il letto del ruscello, a volte esce fuori dai margini e si diffonde tutt'intorno.
E danno comunque la vita.
e a me fa piacere abbeverarmi alla tua fonte
Grazie prof! Fa piacere vedere che i propri esperimenti letterari, se non proprio rozzi tentativi letterari, vengono letti e, in qualche modo, apprezzati anche :) Thanks!
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