19/08/10

I. Clavicembali di zucchero filato e note di filo spinato

di Cristina Taliento

Mi faccio chiamare Brasco Puro e giuro su chi volete che non voglio commuovervi. Accidenti, no. Sono nato nel 1998. Ho ventiquattro anni. Per il resto, me la cavo. Il posto dove abito non sta fermo neanche a chiederglielo. Quando io gli grido “EHIIIII, NON GIRARE, POSTO!” non mi sente. Continua a capovolgersi ed io mi metto a piangere con le mani sugli occhi. Poi arriva Ambra e dice piantala. Ed io la pianto, in qualche modo.
Stando ad Ambra e alla mamma dovrei stare calmo per tutto il tempo. Il fatto è che non si può stare calmi tutto il tempo. Neanche a trasformarsi in una poltrona. Io, per esempio, con la poltrona nera ci ho parlato una volta. Non ve lo consiglio: le poltrone sono delle scorbutiche imbecilli.
Ho chiesto: “Poltrona, c’è posto per me?”
E lei mi ha risposto: “Signore, come cazzo faccio a sapere chi è lei, chi sono io e chi sono gli altri?”.
Mi è venuto un colpo. Ho tenuto gli occhi sgranati per un’ora forse ed Ambra dava la colpa alle medicine che, secondo lei, fanno solo danno e mi rendono ancora più scemo. Non è vero, ha detto la Zianna mentre asciugava le forchette. Non è vero, ha detto Quel Grandissimo Figlio, mentre entrava nella stanza con le scarpe bagnate dalla pioggia. Ho sbadigliato.
Quel Grandissimo Figlio ha un sorriso storto. Più storto di uno stuzzicadenti spezzato. Ogni volta che viene a trovarmi mi tira una specie di schiaffo dietro la nuca e lo fa sempre con quel suo sorriso storto. Mi chiedo come potrei raddrizzarglielo. Comunque, non rimane per molto tempo, il Grandissimo. Di solito, resta qualche minuto e poi se ne va e quando si chiude la porta alle spalle sento papà che borbotta: “Quel grandissimo figlio…”
“Osvaldo!!!” grida mamma ogni volta. E non so perché lo faccia. Forse il suo vero nome è Quel Grandissimo Figlio Osvaldo, ma Osvaldo è il nome di mio padre e… no, infatti, non significa niente. Mamma si mette in mezzo sempre, anche nelle frasi degli altri. Perciò in certi casi faccio finta di non sentirla ed è per questo che io, quello lì, lo continuo a chiamare soltanto Quel Grandissimo Figlio e basta. La cosa strana del Grandissimo Figlio è che anche lui ha una figlia, ma non è proprio grandissima. Quasi grande, ma non grandissima, ecco. Fatto sta che non dice mai una parola quando mi vede. In genere la gente mi saluta e poi si passa subito una mano tra i capelli oppure mi fa l’occhiolino. Io non ci riesco proprio a farlo l’occhiolino. Comunque, lei, Sara, non dice niente. E’ nata nel 2002 e c’ha vent’anni. Lo so perché, il giorno del suo compleanno, hanno sparato i fuochi d’artificio e nel cielo è comparso un gigantesco 20. Io battevo le mani dalla sedia a rotelle ed Ambra era meravigliata che non stessi piangendo per tutto quel rumore. Non piangevo perché in certi momenti mi isolo e non sento niente. Mi succede quando guardo qualcosa intensamente e di distogliere lo sguardo proprio non mi riesce. Ambra, poi, se n’è accorta che guardavo Sara. Allora si è messa dietro la sedia a rotelle e mi ha spinto fino a casa senza dire una parola. Io guardavo l’asfalto che mi scorreva veloce sotto il sedere e per la prima volta mi sono vergognato. Non so perché, ma mi sono vergognato. Mi ero abituato a vedere mia cugina Giovanna quando si vergognava di prendere le caramelle dal cassetto della Zianna. Piegava la testa d’un lato e si fissava le scarpette verniciate. Quelle volte io battevo le mani e dicevo “Vai, vai”. Ma lei non andava a prenderle. Niente. Non capivo. Poi sì, di capire, ho capito. Perché il fatto è che noi siamo soggetti alla vergogna. Secondo me c’è una specie di Cimitero delle cose perdute, che nel profondo del profondo sappiamo che non ci apparterranno mai, nemmeno a miagolare come un gatto. E non importa quanto le vorremmo. Chiacchiere. Non le possiamo avere e ci vergogniamo. Sapevo che Sara era nel Cimitero delle cose perdute. Perciò mi vergognavo.

4 commenti:

Itsas ha detto...

mi sono perso un po'...
qualcosa non l'ho capita...

ma è un post "a rate"?

io sono vecchietto, flamenca, e non sempre riescoa a seguire i pensieri di voi giovani, dammi una mano...

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

si si :) di rate, è a rate... comode rate, aggiungerei XD

Itsas ha detto...

ah allora sì

"comode rate mesili" è una frase che mi piace!

:-)

ti seguirò con attenzione (sempre che non mi perda ancora!)

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

credo che il momento di pagare la rata sia arrivato comunque!! Il post è in arrivo in serata! .)