di Cristina Taliento
In via 95° Reggimento Fanteria della città Qualsiasi c'è un negozio con le vetrine buie. Più avanti si trova il Tribunale e, poco più indietro, invece, si staglia l'imponente palazzo del Conservatorio "Louis Gruenberg". La via, dunque, è trafficata da superbi pedoni che sfilano a mento alto con le loro ventiquattrore scorbutiche o da giovani musicisti in bicicletta che trasportano i loro violini sulle spalle e negli occhi non hanno che cascate di note ballerine. Ognuno di loro sostiene a gran voce di non aver tempo a sufficienza. Ognuno di loro chiede, cortesemente, di essere lasciato in pace. Bene, miei cari lettori di Paesi Lontani, vi assicuro che non intenderò infastidire nessuno e men che mai costringere questo lodato Nessuno a diventare un personaggio del mio racconto. Tuttavia, mi servirò delle loro velocità cieche per farmi spazio in quel negozietto dalle vetrine buie di cui parlavo all'inizio. E voi, prego, seguitemi pure.
Se qualcuno si fosse avvicinato alla porta trasparente, premendo il naso sul vetro ghiacciato, vi avrebbe scorto sulla scrivania dell'ingresso, una targhetta dorata con la scritta "La Sartoria delle Identità". Ma, come dicevo, la maggior parte dei passanti andava troppo di fretta per simili atteggiamenti da curioso vagabondo. Quel qualcuno si sarebbe accorto, anche, di un bottoncino di velluto rosso sulla maniglia della porta. Quel qualcuno l'avrebbe premuto senza esitare. Un momento, miei cari... Ci serve che questo qualcuno abbia un nome, dei capelli, occhi, naso, bocca, dei vestiti (perché no?) ed anche, se mi permettete, un bel cappello da cowboy. Vi piace? Io, lo trovo fantastico! Ebbene, lui si chiama Lauro e non è alto. Lui ha un sorriso che alcuni non notano proprio e le sue idee sull'abbigliamento sono, direi, inesistenti. Non posso trattenere un sorriso nel rivelarvi che Lauro non ha una personalità e, per questo, il suo corpo viaggia solitario come una barchetta abbandonata. Cari lettori, non temete. E' esattamente quello che ci serviva! Andiamo a scoprire dove ci porta il suo passo incerto.
Lauro preme il bottoncino rosso ed aspetta, con il piede che batte a terra ogni due secondi. Viene ad aprire un signore con i baffi, il cappello ed il bastone e si direbbe che il tale stesse per uscire se non avesse esordito con la frase: "Oh Buongiorno! Cerca qualcosa? Si accomodi!". Lauro si guarda le scarpe, sorride con quel sorriso che quasi nessuno nota mai, poi alza lo sguardo e dice: "Che cosa si vende in questo negozio?". Il vecchio Baffo ha capito già tutto del suo nuovo cliente. Dal di sopra dei suoi occhialetti tondi ha visto le sue debolezze, aspettative, paure. Tutto quanto.
"Vendere non è la parola giusta- dice il Baffo lentamente- tutt'al più si parla di uno scambio".
Come uno scambio?- pensa Lauro- io non ho niente da scambiare. Neanche qualcosa di me. Sono vuoto.
Però rimane zitto e non dice niente. Baffo gli fa segno di entrare e lui si fa strada con gli occhi puntati sulla moquette a scacchi rossi e blu.