24/02/10

Memorie di un cane sentimentale - V cap.

di Cristina Taliento



(River View of Baltimore)

Maryland-1950. Dicono che un attimo prima di morire, negli ultimi quattro battiti di cuore, si vedano chiare e veloci le immagini di una vita intera. A volte mi chiedo se sia vero e cosa mai riuscirò a vedere io, mente insana di cane bastardo. "Un bel niente" mi rispondo sempre, ma rimane la curiosità di scoprire le scene della mia stessa esistenza che hanno lasciato una specie di marchio con il fuoco. Sapete, sento spesso mormorare di quella strana roba che gli uomini chiamano "inconscio". Dicono che lì si accumulano i desideri e pensieri dell'animo umano che all'improvviso spuntano fuori nei sogni. Anche se sono un cane, di cui nessuno ha mai studiato la patetica mente, posso dire la mia opinione: fandonie. Gli uomini non sono mai attenti a niente, affrontano la realtà con lo stesso sguardo vuoto che assumono davanti alla televisione e non c'è da meravigliarsi se non hanno il possesso dei loro miseri ricordi. Per questo motivo, cari amici, ho sempre diffidato della razza umana. Mi faccio troppo prendere dalle convinzioni, mi direte. Bene, accetto ciò che pensate, ma sappiate che il mio torcicollo è dovuto al fatto che sto sempre a girare la testa, ad allungarla, a stirarla indietro, avanti, giù, su, per non perdermi niente di quello che succede. La maggioranza degli uomini no, non notano mai niente se qualcuno più in gamba non si prende la santa briga di indicare col dito e allora, solo allora, fanno un cenno buffo con la testa per dire che hanno capito.


Per questa ragione non credo nel concetto umano dell' "inconscio", come lo chiamano loro. Io sono padrone di quello che mi accade e tutto quello che provo, che ho provato in passato, è inciso nella mia mente e posso andare a leggerlo tutte le volte che mi gira. Adesso posso decidere di parlarvi del 1950, ma se lo volete posso passare al 1978 e arrivare fino ad oggi. Sono fortemente incuriosito dall'immagine della mia vita, voglio dire... se dovessi scegliere una scena, un pezzo di pellicola spezzata della mia storia, mi piacerebbe sapere quale dovrei ritagliare. Ho nella testa un sacco di momenti: Geremia che sta per catturare una mosca con la lingua, il vicolo dove sono stato abbandonato, la stazione dei treni in Baltimore Street, la luna piena di Novembre, le bottiglie di whisky sulla strada, il fulmine che colpì la quercia... no, aspettate, ho trovato. Questa è la più bella diapositiva della mia vita, un fermo immagine che continua a far scendere una lacrima da questi stupidi occhi di cane moribondo: la prima volta che guardai Lisa.


Io non lo so se in quei 4 secondi prima di morire vedrò qualcosa, ma se mai ci sarà qualcosa io posso scommetterci la santissima coda che sarà su quest'immagine che chiuderò per sempre gli occhi.


Era stata lei a travolgermi mentre ero nelle aiuole del parco. Come vi ho già detto, a quel tempo, avevo una grande autostima di me stesso. Quando lei mi colpì, involontariamente, fu come se mi avessero tirato uno schiaffo nel sonno. Anzi, fu molto peggio. Avevo il mondo sotto le mie zampe, sorriso da randagio irresponsabile e felici orecchie sempre drizzate.


All'inizio la odiai, lei era stata la prima a sfiorarmi, a mancarmi di rispetto. Era la randagia più maleducata tra tutti i cani del quartiere, una maledetta stracciona. La stracciona più bella che, con coraggio, addentò il mio impavido cuore di cane bastardo.

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