06/02/10

La sinistra che vorrei

di Cristina Taliento

Non inizierò questo pezzo ricopiando la definizione di "utopia" dal vocabolario, non mi azzarderò a scrivere il significato di una parola che per lungo tempo mi ha tormentata. Sono al mondo da un sesto di secolo circa; un periodo breve che non mi consente di parlare come quei "gran signori" a cui, con il dovuto rispetto, non aspiro, ma le mie orecchie hanno ascoltato per il tempo necessario a scatenare in me una serie di riflessioni. Riflessioni che non si pongono un obiettivo preciso, rifiutano di "aggiustarsi" e piegarsi a precedenti idee, viaggiano, invece, indipendenti, libere, e si svincolano agili tra le bugie.

Tutto quello che è "utopia" non è. Non è mai stato.
Quello dell'utopia è un concetto strano, troppo meschino, facile e, alle volte, noioso. Assomiglia al fulmineo riflesso di una farfalla che vola sul fiume: non potrai mai giurare che non si sia trattato soltanto di una leggera increspatura delle onde.
Penso che ciò che sfugge non possa essere rincorso, che si tratti dell' amore o di un'utopia politica. Io ho sempre creduto nella perseveranza, nell'immane volontà necessaria e indispensabile al raggiungimento di un ideale, ma mentre si insegue qualcosa il tempo scorre lo stesso. Non si stoppa con il palmo della mano la grande sveglia della storia. Il suo ticchettio continua e la gente balla su di esso. Nessun time-out o tempo di recupero, qui si continua a giocare, per chi non l'avesse capito. Una sinistra che non c'è e finge di esserci, un Paese nelle mani di una maggioranza che, sebbene faccia acqua da parecchi buchi, non viene contrastata dall'opposizione. Io credo che la colpa sia proprio di quella maledetta parola, "utopia", dal giorno che è entrata nelle nostre inesperte bocche da sognatori. Non sono i sogni a scarseggiare. Noi abbiamo fame di iniziative. INIZIATIVE. Piani e strategie concrete, compattezza, interesse, ascolto, rispetto per il Paese e, soprattutto, rispetto per l'intelligenza di coloro che questo Paese lo abitano e, malgrado tutto, continuano ad amarlo.
La politica, per risultare credibile, deve entrare in perfetta sinergia con la società e con l'ambiente in cui nasce e cresce. Il lavoro di rintagliare pezzi di quotidiani stranieri e attaccarli sui nostri è inutile e va a coprire, invece, le vere parole della nostra storia nazionale attuale, se mai qualcuno le abbia scritte con la dovuta coerenza.

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