21/02/10

Memorie di un cane sentimentale - III cap

di Cristina Taliento




Maryland, 1950- Quella volta eravamo: io, l'uccello più matto di Baltimore ed un vecchio gatto cattolico. Penso che non riuscirò a ricordare il nome dell'uccello nemmeno con tutta la volontà di questo buono mondo, ma, vedete, la forza di un individuo non sta nel nome, cari ragazzi. Apro una piccola parentesi per raccontarvi di un certo Virgulento Jhonson. Tutti i cani del quartiere lo dipingevano come uno dei quadrupedi più feroci degli Stati Uniti d'America, capace di stendere un puma delle Montagne Rocciose. Andavano camminando con questo nome in bocca: "Virgulento Jhonson". E non la finivano più di dire "Virgulento" tanto che, ben presto, divenne un specie di sostantivo convenzionale, "Ehi, la smetti di fare il virgulento?", "ed ecco il virgulento di turno". Ma un giorno, mentre correvo verso la stazione con la testa girata all'indietro, mi scontrai con un chihuahua un po' suonanto che abbaiava ai passanti. Gli domandai il perchè del suo continuo abbaiare e quello mi rispose che lo faceva perchè aveva fame. Rubai per lui un hot-dog e, mentre se lo mangiava, gli chiesi distratto il nome e lui mi rispose con una bella vocina che ancora ricordo: "Virgulento Johson, amico". Mi feci una bella risata silenziosa, ma, oltre il divertimento che ne trassi dalla faccenda, capii che non è il nome a fare l'individuo. Questo insegnamento me lo portai per tutta la mia vita a quattro zampe ed è giusto che lo sappiate anche voi. Quindi valuterete che non è importante sapere il nome dell'uccello più matto di Baltimore. Lui era l'uccello più matto di Baltimore, tanto basta. Il vecchio gatto cattolico, invece, si chiamava Geremia. Questo nome me lo ricordo bene perchè quando lo pronunciò per la prima volta lo fece in modo strano, con una erre che sembrava una elle. "Piacele, Gelemia" mi disse. E questo non potrò mai scordarlo.
Geremia e l'uccello erano due amici che avevano strade diverse da proseguire, ma si erano ritrovati per caso e, siccome, si erano stancati di stare soli, avevano deciso di passare un pezzo di vita insieme. Geremia era miope (non ci vedeva davvero niente, quel poveretto) e la sua missione, come la chiamava lui, era quella di "diffondere il cattolicesimo nelle fastidiose strade di Baltimore-City, dove regnava la perdizione". Si intratteneva con i gatti e con i cani per parlare delle Sacre Scritture, ma per via della forte miopia, non si accorgeva che quelli se ne erano andati già da un pezzo e continuava a gesticolare e ad alzare il sopracciglio convinto che ci fosse un silenzioso interlocutore ad ascoltarlo. Ma Geremia non ci faceva caso e non si arrendeva mai, non si aspettava di convertire nessuno e, quando una volta accadde, con un bassotto un po' malaticcio, lo vidi gioire in un modo che mi lasciò sbalordito. Si mise a cantare "We wish you a Merry Christmas" e, ve lo giuro, eravamo in Giugno. Geremia era un Grande che passava inosservato, ma questo lo sapevamo solo io e l'uccello più matto di Baltimore, anche se lui faceva tutto per non dimostrarlo. Per il resto lo consideravano tutti come un vecchio cieco un po' suonato.
L'uccello, invece, non era del Maryland. Anzi, non faceva che ripetere di odiare tutto quello che aveva a che vedere con l'America in generale e ringraziava sua madre per averlo fatto nascere nelle isole Galapagos. "Eh allora cosa diavolo ci sei venuto a fare qui?" gli chiesi, una volta. "Ma come, amico, io mi sono perso!"
Il vecchio uccello non era poi così vecchio... aveva vissuto soltanto 7 stagioni, ma durante le migrazioni aveva sviluppato un principio di saggezza davvero commovente. Eppure era un piccolo dormiglione che se non lo svegliavi poteva rimanere a dormire per più di due giorni consecutivi. Era questa la ragione del suo smarrimento. Non si era accorto che lo stormo aveva ripreso il volo e, al risveglio, si era ritovato da solo in una terra sconosciuta. Ma non si era disperato, no... non era nel suo stile. Si era messo a rincorrere l'American Dream di cui tutti parlavano per vedere di cavarci qualcosa di bello, ma tutto quello che aveva trovato era un gatto miope di nome Geremia. L'uccello, allora, non era ancora pazzo, ma iniziava a diventarlo e questo lo rendeva unico. Pazzamente unico.

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