24/07/10

Quel bambino d'estate

di Cristina Taliento
Le sere di luglio posso contare le stelle, lasciando che tutte le polveri dei melodrammi televisivi evaporino nell'odore di birra e anti zanzare. Mi siedo sui gradini di casa e, ogni tanto, alzo lo sguardo e lo tengo puntato nel blu fino a quando non sento una fitta alla nuca. Allora guardo la fila di lampioni o gli alberi infestati dai fantasmi e, di solito, non penso a niente di profondo. In quelle sere, vorrei saper suonare l'armonica a bocca come Bob Dylan per far vibrare qualche nota strampalata nel buio bruciante.
Ieri c'erano poche auto e si sentiva il costante ronzare delle luci arancioni che illuminavano i palazzi addormentati. In quel silenzio notturno mi sentivo come una piccola pianta d'ortica che voleva capire l'importante discorso privato tra il vento e la luna. Così stavo per alzarmi quando ho sentito un rumore di passi veloci e leggeri. Ho girato la testa e non c'era nessuno e mi stavo quasi mettendo a ridere, però non l'ho fatto. Sono rimasta in piedi con una salda percezione d'immobilità sotto le scarpe. Sono a caccia nella giungla e un nemico mi insegue, mi sono detta e ho allungato lo sguardo come quello di un cacciatore. Però i passi li sentivo ancora e non stavo sognando. Ho girato gli indici negli occhi stanchi e dopo averli riaperti ho visto un bambino; un bambino solo che correva sul marciapiede di fronte. Non aveva il fiato corto. Stava bene. Se fossi stata un vero cacciatore, avrei gridato "Altolà, bambino! Dimmi chi sei o di te non resteranno che ossicini!", ma sono una specie di scribacchina ammutolita che si accontenta delle risposte costruite dalla sua immaginazione anche se, in quel momento, tutta la fantasia mi era rimasta in gola, trattenuta come un respiro, completamente ammaliata da quel bambino che veniva correndo dalla via ed andava incontro all'oceano della notte. Quando le nostre sagome annerite si sono allineate, mi sono chiesta se si fosse accorto di me. Ti puoi accorgere della presenza di una persona anche se non la guardi. Poi lui mi ha superata ed io ho capito che sarebbe andato lontano. Sono rimasta a guardare la strada come se una parte di me se ne fosse scappata per sempre seguendo la scia del movimento d'aria che aveva causato quel bambino d'estate.

6 commenti:

Il rospo dalla bocca larga ha detto...

Bella scena... Belle parole. Mi dicevo che mezzo mondo vorrebbe suonare l'armonica come Bob Dylan e mi chiedevo come mai tu abbia scelto "l'ortica" tra tutte le piante del mondo... Sei urticante? :)

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Urticante no, credo di no :) Però le ortiche hanno quella strana mania di ascoltare i discorsi stando in silenzio perchè credono di non essere mai all'altezza di comprenderli davvero... Loro sono fatte così, per la maggior parte del tempo :)

Errante ha detto...

Conosci bene il pensiero dell'ortica!

Bella storia, con questo bambino che magicamente appare e scompare nel buio della notte.

Itsas ha detto...

la capacità di ammaliare le parole, di convincerle ad andare dove vuoi tu e ad accompagnarti nel cammino suonando al ritmo dei tuoi passi...
che è tipico di bob dylan...
quello l'hai già imparato.

se ti ci metti sono sicuro che potresti imparare anche a suonare l'armonica come lui.

faccio fatica a credere che tu abbia solo sedici anni e mezzo, ma non importa, ti seguirò fedelmente, come seguo quelli che hanno qualcosa di bello da dire

d'altra parte neanch'io sono un "itsas"....

Deriolend ha detto...

ogni racconto è un'emozione diversa.e ogni volta rimango sempre estasiato.

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

@Errante: Grazie! E' una piccola storia...
@Itsas: Grazie prof.! In italiano me la cavo. Itsas, questo nome, io non riesco a collegarlo. Chi è o cos'è? Ciao!
@Deriolend: vedrai che prima o poi ti deluderò :)