di Cristina Taliento
(I nottambuli, Edward Hopper, 1942, Art Institute of Chicago)
L’ospedale di notte è un posto strano, complicato, silenzi ovunque, tempi infiniti. All’accettazione le luci sono più fioche, le pareti ogni tanto diventano blu per le ambulanze. Qualche volta ci si incontra sulle scale antincendio per fumare, scambiare due parole, poi ognuno sfugge via con il suo da fare, ad imboccare chissà quali corridoi, ascensori, porte tagliafuoco.
Quando arriva la notte, la senti avvicinarsi con tutta la sua andatura da vecchia signora con le caviglie grosse e il passo lento; la notte degli ostili, degli scrittori, degli infermieri, delle luci al neon, gialline, traballanti, delle sirene, questa notte arrugginita, calda, sporca di cenere, scorre e fluttua come un gatto nottambulo su cornicioni lunghi, infiniti, e va di paese in paese, di ora in ora, fino alla campagna, con gli occhi rossi, gli orecchi in agguato e addosso uno strano senso di solitudine e libertà.
La porta dell’ambulatorio resta socchiusa, lì fuori una quindicina di cuori pulsanti fermi ad aspettare il numero del monitor. Andiamo avanti senza sosta incontro alla notte, con la calma esperienza di un medico più anziano e il mio correre da una parte all’altra con cento fogli in mano. “Chi non ha buona la testa abbia gambe veloci” diceva mio nonno.
E i corridoi si allungano ogni ora che passa, sempre più sottili, sbiaditi, simili a labirinti.
Da qualche parte in mezzo alla notte- non ho idea di che ore siano- sto cercando di comunicare con un gigantesco ragazzo cinese che ogni volta che mi giro mi sembra sempre più grande, più alto, come nei sogni. Non ci capiamo per niente.
“Allergie?” scrivo in italiano mentre Google Traduttore elabora in cinese. Glielo porgo per leggere.
Digita qualcosa anche lui sul mio telefono per rispondermi, ma le sue dita sono troppo grandi e premono troppi tasti insieme. Così Google mi traduce una frase strana tipo: “In passato ho sofferto di colica renale. Nello scorso anno mi sono perso nel cielo”. Resto a fissare lo schermo.
Guardo l’ora, sono le tre e mezzo, la prima frase conferma il mio sospetto, la seconda probabilmente finirò per scriverla da qualche parte.
Lo scorso anno
mi sono perso
nel cielo.
Il mio scantinato
faceva acqua da tutte le parti.
Pioveva sulle strade di Hong Kong
e sui miei vecchi jeans.
Per di più
avevo male al fianco sinistro.
Un giorno
ho rottamato la macchina.
Siamo rimasti fermi mentre pioveva,
io- centosessanta chili- e quel catorcio di Jeep
fermi a pensare
ad uno straccio di soluzione.
Poi sono tornato a casa,
ho appeso adagio le chiavi all’ingresso
come non facevo da tanto tempo.
Qualcuno bussa alla porta nel momento in cui sto spezzando una fiala con le dita. Stupidamente mi taglio.
“Sono il numero sessanta, stavo accompagnando mio figlio in bagno, ora siete al sessantadue” dice un uomo anziano sulla porta.
“Prego, avanti” esclamo con voce imperiosa mentre cerco di tamponarmi velocemente la ferita con una garza.
Questi dannati ospedali! In soltanto cinque secondi ti insegnano a non giudicare con compassione e tenerezza un padre di ottant’anni che accompagna in bagno suo figlio cinquantenne e a non premere sulla fiala con il pollice verso l’interno. Ma spero comunque di imparare meglio, che in futuro faccia tutto meno male.
Non lo so, è strano parlare delle persone, anche se lo faccio continuamente, anche se molte cose, alla fine, me le invento, le ingigantisco tanto per raccontare qualcosa quando arrivo stanca a casa e mi appendo a una forchetta ancorata su una tazza di cereali.
Non mi ricordo come sia andata a finire con quel padre e figlio, con la ragazzina dai frequenti attacchi di panico, il pescatore con l’amo conficcato nella mano, la donna logorroica delle quattro e un quarto. Non ho chiuso occhio, ma forse è stato comunque un sogno.
Allora se questo è un sogno, piano piano sta finendo. L’alba fa capolino sorniona sulla porta come una colomba. Il gigantesco ragazzo cinese che dormiva sulla sedia a rotelle si sveglia di colpo. Si guarda intorno.
E ora chi glielo spiega come arrivare in Urologia.
Gli faccio segno di seguirmi.
Camminiamo in silenzio, trascinando piedi e brandelli di gambe sulle scale. Arriviamo.
Bella però l’alba dal sesto piano.
5 commenti:
Cara Cristina, questo post mi ricorda le visite che facevo quando pio padre era ricoverato.
Sono stato parecchie notti ad assisterlo, ed è proprio che tu ai descritto sul tuo post.
Ciao e buona giornata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Ogni volta che mi sporgo verso questo bellissimo posto scopro delle cose in comune con te: stavolta non solo la passione per le misteriose emozioni della scrittura (che meraviglia quel perdersi nel cielo, meraviglia aumentata dalla casualità di una traduzione sballata!) ma anche la stramaledetta fiala che mi fece zampillare sangue dall'indice destro, e imprecazioni un po' dappertutto... Quasi consola scoprire lo stesso errore in una professionista... :)
Ti abbraccio forte, piccola Cri.
Ciao Tomaso, grazie per il commento, buona giornata anche lei, un abbraccio e un sorriso :) Cristina
Ahahahha non sono una professionista Nick, credimi :D grazie per avermi letto anche questa volta, dopo tanti anni :D che bello avervi qui ! Alle fiale di vetro! Un abbraccio signor scrittore!!
Cristina
Ciao a tutti, mi chiamo Aisha Sadat, sono sposata da 20 anni con mio marito e abbiamo due figli, l'anziano uno di 16 anni e un giovane di 11 anni. Mio marito mi ha amato molto, ma arriva a un punto in cui è coinvolto in una relazione con una donna che è la sua collega. Non l'ho mai immaginato, ma in qualche modo il suo atteggiamento nei miei confronti e nei confronti dei bambini è cambiato, il suo ritardo nel lavoro mi ha fatto riflettere sull'argomento, anche nel mio 20 ° anniversario di matrimonio a marzo, mi tengo lontano dal sesso mentre promettiamo di farlo durante il matrimonio il giorno dell'anniversario, 15 giorni prima dell'anniversario di matrimonio, ha confessato che sì ha fatto sesso con il suo collega.
L'ha portata nel mio letto quando ero fuori per lavoro, significa che i miei sentimenti erano totalmente privi di valore per lui, Le mie condizioni mentali sono piene di agonia, penso di non poter dimenticare e recuperare il dolore, questa donna aveva il pieno controllo di lei e io non abbiamo mai voluto farlo con la violenza, lei vuole conquistarmi mentre è divorziata, ha detto che era gelosa della nostra relazione e mi rovinerà prendendo mio marito. Ho dovuto discuterne con un amico che mi ha chiesto di trovare un buon lanciatore di incantesimi, prima di tutto non ho mai creduto in questa ortografia del Cast, ma devo provarlo fino a quando ho incontrato l'email di PROPHET NOSA UGO su Internet su come ha aiutato così tante persone a riprendersi il loro ex e ad aiutare a sistemare la relazione e rendere felici le persone nella loro relazione e alcune altre storie riguardanti la malattia spirituale.
Gli ho spiegato la mia situazione e mi ha aiutato a compiere alcune preghiere, alcune erbe e radici e un piccolo sacrificio che ho fatto, e in 7 giorni è tornato per scusarmi ed è stato solo un miracolo per me, sono felice oggi che mi ha aiutato e posso dire con orgoglio che mio marito ora è di nuovo con me e ora è innamorato di me come mai prima d'ora.
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