08/05/09

Luci di periferia

di Cristina Taliento




Avevi capito che quella serie di "Che ne so?" non ti avrebbe fatto scagionare, così chiedesti una sigaretta e confessasti in fretta. Ti assunsero in carcere senza farti troppi complimenti, ma non smettevi di mostrare il tuo sorriso da cane: sapevi che era roba di un paio di mesi o poco più. Eri nato randagio, al limite della periferia, rubavi come le gazze e ti guardavi alle spalle con lo specchietto di quella tua bella; ci sapevi fare con i lucchetti e quando veniva la sera ti sedevi sui gradini, chiudevi gli occhi e soffiavi nell'armonica un motivetto che richiamava "Blowing in the wind".

Poi, quando il tuo piede si stancava di battere il tempo, ti avvicinavi alla strada e da lontano vedevi sfrecciare le prime auto sulle luci dei palazzi in costruzione e i tuoi occhi estasiati rimanevano fissi su quelle vita che non assomigliavano alla tua.

E adesso forse ti sarai fatto sposare da un pugno di banconote o da un cuore che già ha amato e che con te cerca solo un po' di calore; adesso il tuo sorriso è migliorato, ma quando sorridi i tuoi occhi sono spenti e sulla guancia si forma una ruga: segno che gli anni passano e che i tuoi sono solo falsi sorrisi di cortesia da porgere su piatti d'avorio ai signori che chiami amici.

Adesso ti vergogni a pensare al passato e chissà se avrai dimenticato le richieste d'aiuto che facevi ai più vicini quando c'erano troppe taglie sulla tua testa.

Ma sempre meglio di adesso che vai girando come un principe in carrozza, non sei nessuno e fai il di tutto pur di sembrare qualcosa. Adesso vai a cena con il figlio del commissario, lo stesso che guardavi dalle sbarre, firmi contratti con la tua penna d'oro e sei il maestro dell'ipocrisia. Pedalavi come un diavolo e adesso guardi con ribrezzo i sedili dei tram. Però, prima di andare a letto, quando dall'alto della tua finestra guardi il traffico salire sulla strada, ti saetta l'immagine di un ragazzino un po' lupo e un po' agnello e triste chiudi le tende, pensando che non era quello il sogno che timidamente ti narravi.

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