08/04/16

Karaoke nel matto mio Sud

di Cristina Taliento


Stasera è una di quelle sere primaverili che quasi quasi si potrebbe andare a fare una passeggiata sul lungomare. I locali della città offrono cocktails, luci colorate e uno stile che non riconosco. Saranno i turisti o questa nuova moda dei jeans corti e larghi. Mi sembrano tutti molto belli e in forma.
A una decina di minuti, tredici chilometri a est, sulla costa c'è un'altra aria che preferisco. Più che altro ci sono famiglie, mamme che spingono passeggini vuoti, bambini che corrono nella piazza e gruppetti di ragazzi seduti sui muretti. Il mare è buio, così buio che potrebbe non esserci nemmeno, ma il vento è diverso e le piccole onde suonano un motivetto lento sugli scogli. Tra qualche mese qui non ci sarà il posto per parcheggiare e le ragazze andranno in giro in bikini anche di sera; per ora è possibile mangiare il gelato seduti al tavolo o intrattenersi a parlare con il gelataio senza ostacolare il suo lavoro. Ci sono anche delle giostre con gli unicorni che girano intorno a ritmo delle canzoni appena uscite. Nessuno le ha ancora imparate a memoria e sono solo semplici canzoni, non delle hit. I ragazzi laggiù magari le stanno ascoltando ora per la prima volta e anch'io non le ho mai sentite prima. Noi entriamo in uno di questi bar con le tende fatte da tanti fili di plastica, come una volta. C'è il karaoke e qualcuno sta cantando "Prospettiva Nevskij" di Battiato. Mi ricordo subito di quand'ero bambina, degli asciugamani sui sedili al ritorno dal mare, delle canzoni che ascoltava mio padre, "i fuochi delle guardie rosse accesi per scacciare i lupi e vecchie coi rosari", il caldo, il campanile che si riusciva a vedere dal ponte, le docce in giardino, gli spaghetti. Ma è ancora aprile e io devo studiare in un posto lontano da qui almeno per altri tre mesi. E probabilmente finirò quando le giornate si staranno di nuovo accorciando. "E poi di lui si innamorò perdutamente il suo impresario e dei balletti russi". Comunque ora è aprile. Sono in pausa, ho appena detto arrivederci a lunghe liste di farmaci da memorizzare. Ho detto arrivederci a diverse cose, tipo le zuppe al farro, l'inverno. "E gli orinali messi sotto i letti per la notte e un film di Eiseistein sulla Rivoluzione". E così mi alzo, mi dicono se voglio cantare una canzone, allora chiedo se hanno qualcosa dei Beatles. Rispondono che hanno tutto. I miei amici ridono, bevono birra, ordinano un piatto di frittura di pesce mentre io sto torturando Lucy in The Sky With Diamonds. Sbaglio a prendere gli attacchi e alzo le spalle. Va beh. Qui, ora, si può fare, ho l'impressione che a nessuno importi delle mia voce poco armonica, delle note che non so prendere. Il proprietario del bar continua ad asciugare i bicchieri con un canovaccio. Altri quattro avventori parlano con aria nostalgica di calcio mentre guardano il televisore dietro il bancone. Quando la canzone finisce torno a sedermi e penso che qui è proprio bello, che è uno di quei posti in cui uno si sente accolto e difeso. Difeso da niente in particolare se non dalla solitudine. E poi penso che è un bel posto anche per stare da soli, che in fondo è bello pure stare soli se il posto è caldo e calde le persone intorno.

"E il mio maestro mi insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire. E il mio maestro mi insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire"

Larala laila laila-laila laila laaaaa. Lailaa lailaaa lailaa

4 commenti:

amanda ha detto...

Me la presti una serata così? Giusto per farci un giro, portami lontano a naufragare

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Mare mare mare voglio annegareee!
Ciao Doc! Grazie :))

A. ha detto...

Mi è sembrato di essere lì, in mezzo alle risate calde e alla musica leggera in sottofondo. E' finito Marzo, finalmente.:)
A.

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Grazie A.! Bentornata!:)