23/04/16

Appunti per un racconto di fantascienza


di Cristina Taliento


G-protein


Certe sere sono fatte per lasciarsi, voltarsi e prendere la Via dei Pub, percorrerla tutta senza però entrare in nessun cacchio di posto dalle luci blu. Camminare perché è così che si va avanti. Senza giri di parole, uno prende e va. Magari con un passo un po' silenzioso e indifferente. Poi, accorgersi per sbaglio che la luna è orizzontale e allora per paura degli dei e della loro ira, iniziare a correre. Correre in modo alquanto normale come se ti stesse soltanto per scadere il ticket del parcheggio. Normale corsa, così. E invece, avere il cuore in gola e tutta la dannata adrenalina in circolo e l'arteria temporale che tra poco ti sfonda la cute e se ne va. No no, resta qui. Resta qui e gira l'angolo, depista questa cazzo di luna orizzontale, non è successo niente, gira l'angolo, appoggia la schiena contro il muro e respira. Respira. 
Guardarsi le spalle e accorgersi che non c'è finalmente nessuno. Nessun gatto tigrato un po' minaccioso, nessuna ombra e nemmeno la luna. Menomale, menomale. Allora, controlli che i lacci siano ben stretti. Non deve essere uno stupido laccio a farti inciampare, no? Va bene dai, stai bene, riprendi il tuo cammino fino al bar di Aldo. 
"Ehi Aldo come va" dici con aria confusa.
"Bene, te" dice Aldo guardandoti con il canovaccio messo sulla spalla come se fosse un asciugamano da palestra. 
"Dammi, dammi..." fai tu mentre cerchi di decidere cosa bere. La miopia non ti permettere di vedere, ma poi finisce che alla fine vedi tutto. 
"Vuoi un bicchiere di vino?"
"No non mi va"
"Non ti va?"
"Non mi va niente. Senti, anzi, fammi un panino"
"Ma io non ho panini"
"Che posto inutile" dici. 
"Se vuoi ho un cono gelato" dice Aldo.
"Un cono gelato" ripeti guardandolo dritto negli occhi. Dritto negli occhi.
"Si".
I coni gelato non ti sono mai piaciuti, ma là fuori è buio con una luna assassina e tu hai caldo, hai freddo, no hai caldo. Non vuoi, non puoi uscire. La cosa che vuoi di più in questo momento è raccontare una storia di fantascienza.
"E allora Aldo prendo questo gelato e poi voglio una bottiglietta d'acqua frizzante. E un tè bollente, se ce l'hai alla vaniglia, altrimenti tè verde". Quanta solerzia.
Aldo è vecchio, sovrappeso, avrà un fegato enorme. Se parla troppo, dopo un po' gli manca il fiato.
"Okay" dice ed è abbastanza.
Non per te. Non per te. Tu devi raccontare la tua storia, la tua idea. Parlare poco è una cosa che ti è andata bene durante l'adolescenza, fino a quando tutte le parole, tutte le parole, non ti sono esplose nel cervello chiedendo di uscire come lava, come liquido di luna che nel cielo notturno cola come crema sui profili dei palazzi. E già.
Quindi ti guardi intorno. Alcuni avventori ti rivolgono la parola sorridenti.
"Bei capelli" dicono. "Begli occhi" dicono.
A te queste chiacchiere non interessano stasera. Tutto ciò che vuoi è raccontare la storia. E quindi inizi così:
"Sarò breve. E anche ignorante. 
C'è una città piena di fumo, di gente, di impermeabili che svolazzano da una parte all'altra, di cani randagi, facce imbronciate, facce losche. Si, lo so che gli impermeabili sono passati di moda, ma sapete, aggiungono fascino a queste storie tanto per. C'è uno scienziato, un tizio in gamba, uno amico di tutti, di quei tipi che battono sempre il cinque e sembrano tutto muscolo e niente cervello e invece sono pure brillanti. E infatti, è talmente un fuoriclasse che scopre un siero dell' Eternità. "
Aldo ti conosce, in fondo. È abituato a queste minchiate. Ti lascia finire.  Eccoti servito il tè. Ora ti porta anche il gelato.
"Cheppalle penserete, ma vi giuro che c'è dell'altro, questo siero mi serve solo per dare il La. Allora, le persone che fino all'invenzione del siero sono invecchiate sono gli Adulti. Bene, mi seguite? I bambini che nascono dopo la scoperta del siero, nascono, punto. Ovviamente è un siero che blocca le mitosi, le divisioni cellulari, iberna i processi biologici, okay? Okay! Quindi se io do il siero al bambino, quello rimane bambino per Sempre! Quindi in questa città il siero lo danno a una certa età prestabilita. Mettiamo, ventidue anni, l'età dove le persone sono fisicamente il meglio di loro stesse. Diciamo."
Gli avventori annuiscono. Dicono "ahn ahn". Ma tu lo sai che non ti seguono, ma che importanza ha in questo mondo dove l'importante è dire la propria cazzata.

"Benissimo. Dunque in breve tempo si formano due schiere: gli Adulti e i Bambini. Ben presto la città si riempie di Umani, le case vengono vendute a prezzi altissimi, le file dei bagni pubblici diventano lunghe come autostrade. Un vero macello. Gli Adulti realizzano che i veri nemici sono i Bambini e iniziano a trovare dei modi per farli sparire. Questo non significa che li uccidano. Mi inventerò qualcosa tipo una prigione virtuale in cui vengono rinchiusi. Brividi di esaltazione. 
I bambini iniziano a reagire, a combattere contro gli Adulti che li vorrebbero fuori dai piedi. D'altronde i bambini sono "biologicamente attivi", mica come gli Adulti, che oramai hanno solo specie cellulari perenni. Eh eh!"
A quel punto inizi ad avere sonno.
Aldo ha ascoltato la tua storia e ora è giusto lasciarlo in pace. Rispetto. Rispetto per Aldo su. Non vorrai tediarlo ancora con tutti i problemi che ha. Quegli altri avventori invece che se ne andassero al loro destino. Non ti sembrano per niente sinceri.

"Saluti" dici alzando le spalle davanti al gelato sciolto che hai ignorato.
Paghi. Te ne vai.
Esci. Sguardo basso per ignorare la luna orizzontale. Tu non hai fatto niente. Se è una Luna Assassina che ammazzasse qualcun'altro, pensi. Tipo quello che imita Renato Zero. Ridi al pensiero. È chiaro che scherzi.


2 commenti:

Tomaso ha detto...

Lo sai cara Cristina, che sono un fanatico dei film di fantascienza,, non però dei robot, in specie mi piacciono tanto la serie di Enterprise, vecchie oppure nuove, mi affascinano sempre.
Ciao e buona domenica cara amica.
Tomaso

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Questa, Tom, non me l'aspettavo!
Buona domenica anche a lei.
Saluti!