11/08/12

Ritratto di Corta Malcavata

di Cristina Taliento


(Portrait of a young girl, Petrus Christus, 29 cm x 22.5 cm, Gemäldegalerie, Berlin)

Da tre anni che gironzolo in una di queste case di riposo della provincia. Sali sempre delle scale strette con il marmo bianco e la ringhiera lucida e in ogni angolo un centrino, un' immagine del papa, una radio accesa e qualcuno che chiama "Emma, Emma!" come se intorno non ci fosse che nebbia e fantasmi. Per certi corridoi una non smette mai di perdersi, ma poi eccola la porta, si è proprio quella. Senti le voci che salgono come suoni antichi e allora entri, che stupida cosa pensarci. No, non bussi, non lo fai mai, però davanti a quei trenta occhi ti viene spontaneo un cenno del capo, una specie di inchino dei quartieri bassi. Mani in tasca, buonasera sempre. Che sia per voi una splendida serata e chissà che effetto fa sentire buonasera per la centomilionesima volta, chissà se ci pensano mai all'assurdità di questa cosa. Ancora non l'ho guardata, so che lei mi sta guardando. La Corta Malcavata. Seduta sulla poltrona centrale come su una specie di trono, alta appena un metro e cinquanta, capelli bianchi e mascella dura, occhi di falco, mani di pietra, collo immobile, lei sta, domina. Si, io credo nell'esistenza di un filo cerebrale che la collega con le menti degli altri anziani. Questo filo lo può controllare solo lei e le altre sono ignare del suo potere. Molte almeno, fingono che non sia così. Ma è normale: se stai in una stanza con l'aria  consumata non te ne accorgi che non si respira finché non esci e poi rientri. Quella sera, entrando dopo una passeggiata d'autunno, capii che era ancora viva e per la felicità non riuscii a nascondere uno di quegli enormi sorrisi sformati che ogni tanto mi vengono e lei mi fece l'occhiolino perché, come al solito, la sapeva troppo lunga anche sul mio conto. Diceva di chiamarsi Corta Malcavata perché l'avevano chiamata così fin dai tempi delle suore e lei, in fondo, aveva un grande senso dell'umorismo. Raccontava che essendo nata brutta e malcavata si sentiva più libera di far scherzi e alzare il bicchiere. Così iniziava a parlare di quando si era messa un cappotto di una sua  amica e le anziane che sedevano intorno finivano la sua storia ridendo. Corta Malcavata ci prendeva a gusto quando erano in tanti a ridere di lei. Capitava che mi facesse intravedere dalla tasca la punta di un sigaro e che la signora Gina si alzasse con il bastone per andare a chiudere la porta. Allora parlavano dei mariti che avrebbero potuto avere e di certi schiaffi memorabili dati e ricevuti, di alcune risposte storiche e di quanto avessero vissuto per gli altri e alla faccia degli altri. Le guardi fumare queste anziane ragazze del duomo di Lecce e quasi capisci perchè si nasce e perchè vale la pena rimanere in vita.  Di solito le nostre serate insieme venivano interrotte dalle visite dei parenti. Io giovanissima, loro vecchissime e all'improvviso quei deficienti degli uomini di mezz'età a far tornare il silenzio. Era davvero ridicolo: file di sciocche nuore sicure dei propri cervelli che fingevano di assecondare bonariamente le richieste delle "care nonne" e polli, infinità di polli, con le mani dietro la schiena e un sorriso di convenienza al posto della faccia. Ehi, perchè non baffanculo, ah? Quello che mi faceva ridere di più era la loro convinzione di possesso del senno, la possiamo chiamare così. Si poteva leggere nelle loro pelli tirate e labbra rifatte tutto il disprezzo per la vecchiaia, per l'umanità e la vita. La Corta Malcavata lo sapeva che non li potevo vedere e mi stringeva la mano come per dire resisti, così resistevo e alla fine non era nemmeno per tanto tempo perchè quelle visite duravano meno di una sigaretta o poco di più. E quando se ne andavano, tutto ricominciava anche se io ad un certo punto dovevo andare, per via dei compiti o per un'idea che mi era venuta all'improvviso come una voglia inaspettata o uno starnuto.

2 commenti:

Zio Scriba ha detto...

Questo pezzo è di una bellezza sconcertante, sia per le cose che dici che per come le dici.
(A volte la padronanza della Scrittura si rivela dai più minuscoli particolari, come quel perfetto "lei sta" che torreggia fra due virgole... :D)

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Grazie, però vedi quanto poco rigore che ho? Parola santa: rigore. Non ce l'ho nemmeno a inseguirlo. Ecco perchè non scriverò mai un romanzo. Ci vuole RIGORE nella scrittura, RIGORE!