di Cristina Taliento
(Two women, Ron Mueck, 2005; polyester resin, fibreglass, silicone, polyurethane, aluminium wire, steel, wool, cotton, nylon, synthetic hair, plastic; Glenn Fuhrman Collection, New York)
"Io Flacco Squidegno, sul mio nome e sulla mia discendenza, GIURO che ogni mia azione, pensiero, sogno, parola avrà come guida ultima e primaria la virtù e che questa mia vita sarà pulita e onesta, il giudizio lucido sempre, ogni intenzione semplice. Giuro che mai offenderò, che lavorerò nel silenzio della mia coscienza e che questo mondo non mi corromperà, non mi ingannerà perché quello che giuro è di consacrarmi per tutta la vita al Bene come io lo intendo e che mai mi perdonerò se dovessi tradire quanto adesso ho detto, promesso per sempre, giurato su questa Terra e in questa stanza. ORA E SEMPRE."
Scese dalla sedia dopo aver annuito lentamente quasi a dare il suo definitivo assenso. L'applauso del matto Antonio Genda suonò come un rumore secco, due suole di scarpe battute sul balcone nel pomeriggio deserto del paese.
"Ora a chi tocca?" chiese Genda girando lo sguardo sulle poltroncine marroni della sala nascosta del Winsky Chocolate. I volti si nascosero dietro i liquidi verdi delle altissime bottiglie di vetro. Poi il dottor Tulp indicò in avanti e Genda si accorse della vecchia Dora che era salita sulla sedia e aspettava che le venisse data la parola.
"Zia! Per amor del Cielo, zia! Scendete da lassù, non vorrete rompervi un femore!" disse con tono agitato avanzando con le mani per aria.
"Allontanati, matto di un Antonio!- lo minacciò severa la zia con il bastone di legno- non ti permettere. Io devo esprimere il mio giuramento e mi sembra di non aver ancora incominciato".
"Molto bene, allora- la interruppe la moglie dell'autista battendo la mano sul tavolino e facendo urtare i bicchieri tra di loro- iniziate. Forza, silenzio tutti! Via!"
"Ehm ehm. Io giuro!". E tutti risero. La vecchia Dora non ci badò. "Io giurò che questa mano- disse alzando il bastone- non ucciderà e che se lo farà sarà in buona fede!". L'ingegnere Antonio Genda, matto per fama e per sventura, temette che quel gesto avesse potuto sbilanciare il baricentro della zia, ma non potendo avvicinarsi accese il ventilatore di modo da causare uno spostamento d'aria capace di raddrizzare la zia sul proprio asse. "Giuro, inoltre, che non parlerò mai più male della Gina, anche se molto spesso è proprio vero quello che si dice a proposito dei suoi amanti, e che camminerò dritta senza mettere il naso negli affari altrui. Per i giorni che mi restano e nel rispetto di quelli che ho già vissuto, premetto che la vita è breve e che talvolta si sbaglia e che i mariti non sempre sono quelli giusti e i figli non ne parliamo e i gatti figuriamoci se sono come li volevi tu, un po' come le badanti o le mele del mercato..."
"Va bene, zia, abbiamo capito, continuate..." disse annoiato il dottor Tulp mentre fumava il sigaro.
"Insomma io giuro che non mi lascerò frastornare per queste cose! E che mi risposerò, che cavolo!".
Tutti applaudirono divertiti e qualcuno addirittura si alzò in piedi, qualcun'altro fischiò. Intanto Antonio Genda si metteva d'accordo con la zia Dora su come farla scendere dalla sedia. Poi, con i capelli arruffati per quell'impresa e il nodo della cravatta allentato, annunciò: "Bene, amici, adesso, non vorrei sbagliarmi, ma è arrivato il turno di Madama La Maria, ovvero la vostra cara, amatissima, adolescente. E ricordate: lei è superiore". Sorrise ancora confuso e andò a riempirsi il bicchiere.
Il suo vero nome era Marie perchè sua madre era francese, ma siccome non rivolgeva la parola a nessuno e ripeteva di odiare tutti e il mondo intero, gli amici dei suoi genitori, ovvero quelle figure di cravatte e gioielli lì riunite, l'avevano definita con quel nome da snob e a lei, in fondo, faceva piacere.
Salì sulla sedia con un gesto veloce e il taglio dei jeans sul ginocchio si aprì di nuovi millimetri.
"In primis vorrei dire che secondo me voi non siete normali" iniziò masticando chewing-gum rosa fluorescente. "Degli scoppiati, per l'esattezza. Ma vi fomentate e basta se vi dico che siete degli scoppiati perciò se farò il vostro gioco, scommetto che vi divertirete di meno. E questo mi fa un sacco comodo. Quindi... -indugiò guardandosi le scarpe nuove e poi parlò con la velocità di uno scioglilingua sottotono- giuro che non crederò a chi vorrà minare alla mia personalità, ai falsi, ai bugiardi bla bla bla, giuro che questo mondo schifo, alla faccia sua, non mi avrà nel suo esercito di smidollati erotomani e che preferirei meglio passare la mia vita con voi pazzi di manicomio piuttosto di buttare il mio tempo su Facebook, Twitter e quelle prigioni moderne di sfollati o simili. Fatemi pensare... - simulò una riflessione coinvolta- ah si! Giuro che mai fumerò e mai mi drogherò, ma giuro che se dovessi farlo non me ne farò poi questo gran complesso".
Suo padre, che stava bevendo un succo giallo canarino, quasi si soffocò. Madama La Maria gli fece un sorriso lampo, un po' ironico, un po' annoiato.
"E poi volevo dirvi... che per quanto mi riguarda potete essere inghiottiti tutti da un grosso pesce o da una nuova razza aliena tanto non mi importa un bip delle vostre vite. Perché giuro che non me ne frega niente!!". Poi masticò sul microfono e alzò il dito medio senza espressione.
"Oh... sono così permissivi i suoi genitori" commentò la direttrice del Winsky Chocolate alla signora Vanna. "Se fosse mia figlia... un bel ceffone, altroché!".
"Eh... ma è così da quando è nata. Alcune volte è il carattere, non ci si può far nulla- sospirò la signora Vanna mentre giocherellava con la collona di pietre rosse- e poi meglio lei di molti altri, eh...".
Seguirono altri giuramenti.