Accadde un pomeriggio d'estate al campo da tennis. Non sapevo più tenere la penna in mano e passavo i pomeriggi a guardare i bambini mentre sventolavano pantaloncini bianchi e collanine con la croce. Un giorno faceva troppo caldo ed erano andati tutti a mare, così il campo era vuoto e neanche uno schiocco di racchetta nell'aria. Appoggiai i gomiti sul recinto di ferro alto poco più di un metro e guardai il campo sotto quel sole straziante tentando di trovare lo sviluppo di un racconto a cui stavo lavorando, un ammasso schifo di vocali e luoghi comuni intitolato Il fantasma di Tixy Toc. Iniziavo con l'intenzione di volere bene al personaggio, amarlo e stimarlo fino ad addormentarmi insieme a lui, ma finivo per farlo morire due volte, incespicato goffamente tra i rovi delle sue banalità, che poi erano anche i miei e di tutti i sicari mandati per uccidere nel buio la mia misera creatività. Quei ragionamenti troppo seri non mi fecero vedere il fantasma nel momento esatto della sua apparizione e forse non mi sarei mai accorta di lui se egli stesso non si fosse avvicinato agitando la capigliatura inconsistente nel punto in cui il mio sguardo si era inchiodato pur restituendomi una visione sfocata della scena.
Riconobbi Tixy Toc per come me l'ero immaginato, anche se questa volta aveva un cappellino da tennis e una pallina giallo evidenziatore in mano. Tixy Toc era un poeta di stracci, niente a che vedere con Byron e con gli altri. Girai la testa per vedere se qualcuno stava guardando. Nessuno. "Che vuoi?"
"La mia dannata storia" rispose lanciando in un sorriso la pallina e riacchiappandola con un largo gesto.
Mi dispiaceva guardarlo in faccia e dire: "Mi spiace Toc, qui non c'è più pane. Ti licenzio, via. Non mi guardare così. Sparisci, non so più scrivere, lo vuoi capire? Avanti, non sono mica al tuo servizio. Odio, odio, odio i personaggi come te che tornano per chiedere il conto. Perchè non te ne vai all'inferno? Mi innervosisci e basta. Ciao, va bene? Ciao!". Ad ogni modo il fantasma mi intimoriva più di ogni altra ombra sulle pareti alla sera. Per codardia o per compassione alzai le spalle e battei le mani in un solo colpo. "Mmm!" feci in tono convinto come per mostrarmi sicura e soprattutto in possesso delle mie idee.
"Voglio che parli di quando barattai la mia casa per il quadernetto di Borel, indimenticabile episodio mai del tutto compreso e poi c'è quell'altra storia..."
"Ascolta, fantasma di Tixy Toc- lo interuppi- tu sei stato un grande poeta e ti nascondo dietro questo ridicolo pseudonimo e mi dispiace sul serio, ma il nocciolo del dilemma è che io, sincerità per sincerità, non posso darti la tua storia".
Il fantasma si ritrasse in una teatrale mossa di sdegno. Mi sembrò L'Urlo di Munch con più capelli.
"Che cosa intendi, scribacchina minorenne?"
Sorrisi appena. "Ho smarrito l'ispirazione e il tuo personaggio mi blocca alla carta. Puoi andare ad aggrapparti alla penna di qualchedun'altro" dissi guardando le linee sul campo da gioco.
"Sai bene che non è possibile. Sai bene che sono nato dalla tua testa e lì devo morire: vendendomi mi cambierai l'anima, metterai a fuoco i miei vestiti, mi vedrai marcire tra le pagine di un Ospizio per Personaggi Diseredati, morirò..."
"Va bene, non continuare- sbuffai- non c'è bisogno che continui"
"Tu mi prendi in giro. Prima te ne andavi a spasso con la penna tra le dita mentre adesso non leggi nemmeno. Mi sembra di vedere un fuggitivo che lascia la guerra e la terraferma per la tempesta. Alcuni di noi sono condannati a questa vita."
Il fantasma di Tixy Toc, dopotutto, era un poeta sensibile.
"Non lo so, Tixy Toc. Non lo so" mormorai mordendomi le nocche della mano.
"Scrivere non è uno sport che hai scelto di praticare. Non è come guardare montagne di film, nè come andare a scuola di cucito. Tu non puoi fuggire l'ispirazione e poi ricordarla con nostalgia mentre fissi due idioti in mutande che rincorrono una palla"
"Il tennis è divertente" provai a dire risentita.
"Quasi quanto mentire a te stessa?" chiese avvolto nella sua scomoda e pungente intelligenza.
Promisi al fantasma che avrei presto scritto una storia sulla sua vita. E non feci in tempo a salutarlo che, come tutti i fantasmi del mondo, era già sparito per quella curiosa fretta che attanaglia gli spiriti nullafacenti.
2 commenti:
No, non c'é bisogno che tu vada ad abbeverarti alle fonti seicentesche da cui un po' tutti questi personaggi - fantasmi, streghe, vampiri - sono usciti: l'ispirazione é in te!
Gnam Gnam :) :)
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