Scrivere fu il suo unico modo di allenare il metacarpo e tutte quelle falangi
29/06/11
Parole in un quarto d'ora di volo
26/06/11
Il fantasma di Tixy Toc
22/06/11
Condanna e Morte di uno Specchio
(Le Coquelicot, Kees Van Donger, 1919)
Quando questa storia spiegò le ali all'orizzonte
migliaia di cuori si addormentavano al fronte;
siamo nella primavera del quarantuno,
Seconda Guerra di Tutti e di nessuno.
Ma non è il campo di battaglia l'ambientazione,
nè il confino, non la Dalmazia, non la prigione;
per stanare il personaggio dal suo cespuglio,
per strattonarlo e vederlo gemere in un farfuglio,
dobbiamo addentrarci nei boschi del centro Italia
pungendo la cartina con una spilla da balia;
poi, guardare quel puntino con sguardo convinto
senza far inciampare la pupilla in qualche labirinto.
Ecco, trovato: dove lo spillo è affondato
sorgeva una casa colore rosso ramato;
piccole tende coprivano piccole finestrelle
minuscole rose, nei vasi, come gemelle.
Dietro quei petali c'erano un naso, una bocca
e due occhi tagliati da una sottile luce barocca.
Ella- il cui nome non cambierebbe la vicenda-
per le sue scelte, già da tempo, era leggenda.
Si diceva che tra i quadri e gli arazzi sulle pareti
non figuravano nè specchi nè segreti.
In sincerità, i primi mancavano sul serio
i segreti, ahimè, c'erano davvero...
primo fra tutti l'ignorare il proprio viso
facendo il contrario di quel tal Narciso.
Ella era cresciuta schivando il riflesso,
sfidando l'immagine con un vero processo
e per questa ragione si possono spiegare
i cucchiaini di legno ed i vetri da lavare
(questi erano così sporchi e macchiati,
che nemmeno gli insetti vi si sarebbero posati).
Si rifiutava di guardare nel secchio,
figurarsi poi, possedere uno specchio.
Un giorno bussò alla sua porta un pittore
e, dopo essersi inchinato, le chiese un favore:
"Sono qui poiché voglio ritrarre con olio su tela
il volto ignaro di colei che il cor raggela"
Ella rispose: "Raggelar i cuori, messere?
Oibò, oibò! Non è il mio mestiere!
Per di più, voi sapete, non conosco il mio aspetto
e mai lo conoscerò, con tutto il rispetto".
Il pittore parve per un istante sorpreso
e con un lampo d'arguzia sussurrò con fare indifeso:
"Potrei dipingerla a suo piacimento
in modo che io non rimanga troppo scontento.
Posso, ad esempio, modellare il tratto
ascoltando i suoi consigli sul ritratto".
Ella ci pensò per tre quarti d'ora
e poi: "bene, purché finisca prima dell'aurora".
Il pittore, sistemato il cavalletto
sentiva i pareri di quello strano soggetto.
"Mi dipinga con gli occhi rosa e le ciglia bianche..."
parlò fino a che il pittore non sentì le gambe stanche.
E mentre questi si rimetteva il cappello
mostrò il ritratto ed ella fece un saltello.
Aveva adesso la sua personale verità
sull'idea del suo volto e personalità.
Terminò così, in una mattina di pianto
la singolare storia dello Specchio Infranto.
18/06/11
Sull'incomodo di crescere
L'altro ieri ho incontrato un vecchio che mi è sembrato una specie di saggio. Mi ha chiesto: "Che vuoi fare da grande?".
"Il medico" ho detto. E il Saggio ha annuito mentre prendeva un fiammifero e si accendeva una sigaretta con il tabacco che pendeva dai bordi come l'edera che cade fuori dai tubi.
"E la giornalista, perchè no?- ha chiesto ancora il Saggio- oppure la letterata?"
Io sorrido sempre quando chi mi conosce pensa che voglia diventare letterata. Però il Saggio l'ha chiesto in un modo onesto ed io ho risposto come mi sentivo.
"No, a dire il vero. I letterati non li capisco". Vedevo il Saggio che mi guardava dietro l'indice e il medio che trattenevano la Sigaretta. A tratti tossiva e girava la testa di lato.
"E chi è un letterato?" ha detto facendosi avanti con la spalla.
"Un gradasso- ho risposto ridendo- un pallone gonfiato!" Non sapevo se il Saggio fosse un letterato o roba simile, ma ho creduto di no.
"E i poeti? Gli scrittori?" mi ha punzecchiato strizzando un occhio e serrando la bocca. Ho sbuffato col naso: pfff. Pffff. Che ne sapevo.
"Persone tristi". Ed è stato allora che si è messo a ridacchiare e a tossire. Ha fatto per dire qualcosa, poi si è bloccato con la sigaretta piena di cenere sull'estremità. Alla fine si è alzato, un raggio l'ha illuminato.
"Crescere è proprio decidere come devi morire. Tu devi scegliere che vita vuoi fare, quale taglio dare ai tuoi pensieri" ha detto più o meno così. "Prevedi, intuisci e decidi. Tu hai previsto ed io capisco, toh la quasi rima. Ma tico- tossì- ti dico un'altra cosa, ragazza, quanti anni hai, bene: sfida la paura, le previsioni e diventerai grande. Ma non grande pollo, grande barbabietola, grande zucchina e così via. Diventerai Grande! Grande! "
Era una visione mistica. Le campane avrebbero suonato. Uccelli si sarebbero appollaiati sulla sua spalla.
"I pensieri profondi sono infelici, il più delle volte. Ignorarli è avere una vita come i vicini, i passanti, la cassiera del supermercato, il calzolaio" mi sono permessa di dire.
"Ehi! Ehi! Ehi! Soldato, combatti! Soldatoooo" ma è arrivata la figlia, bionda ossigenata, scusandosi per il padre anziano e così il vecchio Saggio l'hanno trascinato via con la prospettiva di un piatto caldo ed io ho riflettuto su quello che aveva detto.
17/06/11
Visioni subacquee
"E che pesci vuoi pigliare?"
La moglie scuoteva la testa.
La moglie andò a prendere la scatola con i colori.
16/06/11
Giugno
A diciassette anni
guardare i padri,
il cielo,
invecchiare
e per le nuvole evanescenti
di pianto
rinnegare le teorie
sul volo;
poi legare
con corde astratte
le rondini
tra le antenne
del crepuscolo.
10/06/11
La metamorfosi idiota (II)
(Les amants, René Magritte, 1928, oil on canvas, New York, Richard S. Zeisler Collection)
"Gialli" disse ed io deglutii spaventata.
"Come l'acqua sporca del fiume?"
"Quella è marrone, fammi passare".