12/03/11

Il cuore spezzato del signor Carpe Diem

di Cristina Taliento



Il signor Effe ha contratto il morbo del Carpe Diem! Così hanno detto i medici altissimi in fondo al corridoio mentre prendevano le penne dai loro camici bianchi bianchi. Il signore Effe - io non posso dire il nome perchè potrebbe suonar strano e poco sonoro- il signore Effe dicevo dorme immobile sul fianco destro, ma c'è una specie di sveglia nel suo cervello; una sveglia che lo fa scuotere tutto d'un tratto e gli fa dire con voce possente, alle volte un po' stridula, "Carpe diem!". Non passa molto tempo ed ecco il signor Effe-giacca e cravatta, tre di notte ancora- pronto con la sua valigia ad andare in giro per la città, saltando in mutande da un autobus all'altro senza minimamente guardarsi indietro. Pazzo! Sciagurato! Ma no... ma no... "Io son colui che frega tutti quanti, io mica come voi, io con voi non c'entro niente!". E così pensando il signor Effe fa un inchino davanti alle vetrine ed intanto si ripete in testa la poesia di quel tale francese-ora non ricordo il nome-insomma, quel tale che diceva "Cogli l'attimo, cogli la rosa". Lui ripete la filastruccula con uno silente movimento dei baffi, come se in bocca si stesse lavorando alla masticazione di un fagiuolo crudo. Oh, signor Effe! E sputalo 'sto fagiolo! Ma che, m-a che co-sa stai di-cen-do! Lui non mastica alcunché, lui sta assaporando i versi di quel tale francese e nessuno può impicciarsi. Il signor Effe vuole vivere la vita fino a succhiare ogni singolo minuto. Così con l'occhio di un rapace egli non guarda, bensì scruta. Oh... dovreste vedere i suoi occhi. Che demonio! Che ammiraglio nella nebbia! Attento a non perdere nessun particolare del suo mondo, nemico segretissimo di ogni perdita di tempo. Ehm, ehm. Lui: prode, illustre, cantastorie, filosofo, fuorilegge, codardo fino all'ultimo attimo colto e stravissuto con tanto di attestato firmato e strafirmato che ribadisce la sua bella, accurata, ricerca dell'Interessante. Ma via, ma via. Signor Effe? Che cosa ci guadagna a girare, girare come un asino da fiera, un oratore da strapazzo che ogni giorno, sul suo bel piedistallo di aformismi greci, alza il braccio e magnificamente esclama: "Carpe diem". E così sia. Alza quella schiena, e stai dritto, confessa l'amore al primo vento, mangia sano, vai lontano, guarda su, schiena dritta, non aprire quella porta, cosa hai detto? Non si sente un tubo. Il signor Effe è affetto dal morbo del Carpe Diem, prego. I medici l'hanno scritto sulla cartella clinica e senza nemmeno salutare si sono infilati il cappotto e se ne sono andati temendo il contagio. Povero signor Effe... Un caso disperato, come dice la gente: un caso disperato, non c'è che dire. Ha una paura così infinita del tempo che si allaccia l'orologio al contrario, dalla parte della pila. Ma davvero? Si si, te lo posso giurare, parola mia. Quest'uomo-il signor Effe, e chi altri?- ha un album di fotografie gigantesco che è talmente grande da occupare una stanza intera. Tutte le volte che qualcuno bussa alla sua porta, lui intreccia le dita sulla pancia e, con qualche passettino sul posto, propone: "Che si voglia per caso guardare le immagini dei momenti per sempre miei?". E non c'è verso di opporsi perchè lui, il signor Effe- foto in mano e sorriso affermativo- mostra orgoglioso il tempo, spiaccicato, spalmato, rullato sotto una pellicola plastificata. "Ma che carina questa ragazza, chi è?" chiede il suo ospite guardando la foto. Il signor Effe si gonfia come un pavone e afferrandosi la caviglia esclama: "Laura, 1989. Amore dichiarato, attimo colto". "Ahaaaa- fa l'ospite meravigliato, pieno di ammirazione- ahaaa!". Guardano ancora le foto e quello chiede ancora: "e qui? e qui? dove stai, cos'è, un ufficio?". Il signor Effe finge di guardare meglio, si gratta l'orecchio, poi velocemente dice: "Perdere il lavoro o prendersi quello del capo, 1978. Carpe diem!". E così via. Il tempo schiavo del signor Effe; la vita del signor Effe schiava e serva, serva e sguattera. Cercare! Cogliere! La giovinezza fugge! E poi vivere fino alla nausea, fino allo sfinimento con l'ansia e la noia, la paura di non riuscire a vivere fino in fondo. La paura schifa di annaspare nei ricordi e nel tempo perduto e tra i cappelli spariti, gli ombrelli mai più ritrovati della tua vita, della mia vita, di quella di tutti gli interessati ed i non interessati. Signor Effe, suvvia... non pianga! Si sa che, dopotutto, la vita è fatta anche di rimpianti e se non la smette di mangiare il tempo, il suo rimpianto sarà quello di non aver avuto il pensiero di star fermo. Ma, per l'amor di Iddio, non pianga... chi le dice che sia io ad aver ragione... magari fa bene lei a vivere di stracci, momenti infiniti e fiati persi, di tutta questa avidità di vita che da sempre va cercando. Non sarò io, signor Effe, non io... Ho già diciassette anni e puzzo ancora di latte.

6 commenti:

amanda ha detto...

perchè non dovrebbe avere un orologio da guardare il signor F?
uno sempre attento e pronto a non perdere l'occasione dovrebbe essere come il cappellaio matto sempre a guardare l'ora....
mò me la rileggo e ci rifletto

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Io non lo so :)
Magari ti risponde lui :)

Signor Effe ha detto...

Perbacco! Io sono un combattente, son chi sono! Il tempo è il mio nemico: so che esiste, ma non voglio guardarlo troppo. Son un combattente io, son chi sono!

Adriano Maini ha detto...

Se colgo sino in fondo le allusioni, porto il discorso sul piano sociologico, mentre ancora una volta hai intriso di vero pathos un tuo racconto.

Baol ha detto...

Ma questo signor Effe col nome strano e poco sonoro come si chiama? Frinfrerlo?

Buona domenica! :)

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

@Maini: o grazie; è un racconto pat(h)etico ahahahah

@Baol: Fvi chiama Fvignor Fenicofvfero Rofa