di C. Taliento
(The Barbarians, 1937 - by Max Ernst)
All’uscita dal pub si resta a parlare del Natale ai tempi di Marx,
di come eravamo più giovani cinque anni fa.
Un venditore ambulante ci chiede se vogliamo una rosa.
Una rosa, un accendino.
Fuoriesco dai miei pensieri ancora in tempo per un sorriso.
In realtà stavo pensando a una cosa che non c’entra,
del tipo che la razionalità che mi ha educato
-che ho educato-
tesse attorno alle mie caviglie
ragnatele di geometrico pragmatismo, saldissimo;
severità scientifica data dal trovare le cause e i fattori di rischio.
Tuttavia colliri e lacrime artificiali non riescono ad alleviare
dentro il mio occhio d’autunno
quei lampi irriverenti d’idee
simulanti- perbacco- un distacco di retina.
I sogni scorrono nella mia fantasia
riversandosi sull’asfalto
come secchiate
d’acqua
insaponata.
d’acqua
insaponata.
Una rosa, un accendino.
Credo che in fondo torni sempre utile un accendino.
Una volta c’è stato un blackout. Molto esteso.
Cinquanta chilometri di linea elettrica fulminata.
Nevicava.
Nevicava.
3 commenti:
Mai essere sprovvisti di accendino, hanno detto che torna il Burian a giorni, ma forse, per quello è più utile un cappello di petali di rosa
Il freddo è una minaccia, e ancor più il gelo delle menti e dei cuori.
Noi intanto riscaldiamoci con le Parole. E con un grande abbraccio.
Ti auguro tanta felicità, e un anno bello. Ma bello.
Cara Cristina, credo che tu abbia portato un argomento che tutti dovrebbero seguire!!!
Ciao e rinnovo il buon anno con tutto il mio cuore, e con un sorriso:-)
Tomaso
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