31/12/18

Il venditore di rose


di C. Taliento


(The Barbarians, 1937 - by Max Ernst)


All’uscita dal pub si resta a parlare del Natale ai tempi di Marx, 
di come eravamo più giovani cinque anni fa. 
Un venditore ambulante ci chiede se vogliamo una rosa. 
Una rosa, un accendino. 
Fuoriesco dai miei pensieri ancora in tempo per un sorriso.

In realtà stavo pensando a una cosa che non c’entra, 
del tipo che la razionalità che mi ha educato
-che ho educato-
 tesse attorno alle mie caviglie
ragnatele di geometrico pragmatismo, saldissimo;
severità scientifica data dal trovare le cause e i fattori di rischio.
Tuttavia colliri e lacrime artificiali non riescono ad alleviare 
dentro il mio occhio d’autunno
quei lampi irriverenti d’idee
simulanti- perbacco- un distacco di retina.
I sogni scorrono nella mia fantasia 
riversandosi sull’asfalto 
come secchiate
d’acqua 
insaponata.

Una rosa, un accendino.
Credo che in fondo torni sempre utile un accendino.
Una volta c’è stato un blackout. Molto esteso.
Cinquanta chilometri di linea elettrica fulminata. 
Nevicava. 








3 commenti:

amanda ha detto...

Mai essere sprovvisti di accendino, hanno detto che torna il Burian a giorni, ma forse, per quello è più utile un cappello di petali di rosa

Zio Scriba ha detto...

Il freddo è una minaccia, e ancor più il gelo delle menti e dei cuori.
Noi intanto riscaldiamoci con le Parole. E con un grande abbraccio.
Ti auguro tanta felicità, e un anno bello. Ma bello.

Tomaso ha detto...

Cara Cristina, credo che tu abbia portato un argomento che tutti dovrebbero seguire!!!
Ciao e rinnovo il buon anno con tutto il mio cuore, e con un sorriso:-)
Tomaso