04/01/17

Il mio maestro di chimica

di Cristina Taliento


Il maestro di chimica m'insegnò la chimica in un'estate, era nato nel 1948, mi dava appuntamento alle sette del mattino, era un po' basso, assomigliava a Noam Chomsky. Io gli chiesi: "In quanto tempo si può imparare la chimica organica?". Avevo fretta, non sapevo niente, volevo fare a tutti costi lo studente di Studi sull'Uomo, dovevo sostenere dei test per essere ammessa. Mi guardò e sospirando disse: "Dipende da come la si affronta, da quanto si scende in profondità". Va bene, va bene, dissi calma, dissi disperata, va bene dissi sedendomi.
Iniziamo, disse.
Aveva uno strano metodo d'insegnare. Si prese il mio quaderno, me lo sfilò da sotto il naso e iniziò a scriverci sopra- lentamente- le definizioni, le spiegazioni che diceva ad alta voce.
Troppo lento, troppo lento, pensavo, col cuore in gola, senza fiatare, non ce la faremo mai.
La sua grafia pendeva a destra, non abbreviava quasi mai.
Abbrevia dai, è lunghissima sta parola, pensavo.
Iniziai a portare due quaderni: uno era il suo, quello dove scriveva lui e l'altro me lo presi io, per scrivere anch'io, per stare attenta. Mentre parlava, scrivevamo. Iniziai a trovare delle difficoltà, mi perdevo, sbagliavo quegli esercizi, lui c'entrava il punto. Capiva cosa non capivo. In breve, mi correggeva. Andavamo avanti.

Ogni tanto bussava sua moglie,  ci chiedeva se volessimo il caffè. Io dicevo sempre "no grazie", a quel tempo ancora non ne bevevo, avevo in circolo una strana bizzarra adrenalina che non mi faceva stare calma neanche quando ero seduta e silenziosa. Anche il maestro di chimica non prendeva il caffè, come se non volesse interrompere il filo del nostro discorso, ma tutte le volte ringraziava sua moglie e questo mi faceva credere che egli non fosse così abitudinario, che magari qualche volta accettava di berlo e sua moglie considerava quella possibilità.
Riprendevamo velocemente. Non c'era tempo.
Mi dava appuntamento alle sette di mattina. Io mettevo la sveglia alle sei di un agosto afoso. Una volta mi disse che alle sette di mattina lui tornava dalla campagna. Ci andava alle cinque. Per tutte le pigne di Re Quercia, pensai. Quest'uomo è la mia guida, il mio esempio, pensai. Un chimico contadino. Perbacco, perbacco, è questa la Vita.

Fu un'estate di lunghi silenzi e, tuttavia, di pace assoluta. C'ero io, i miei altissimi muri, le mie paure che avevano le sembianze di pagliacci e piante infestanti. E poi c'era quel metodo di scrittura lenta che il maestro usava per farmi capire, quella tana calda del pensiero da cui non volevo muovermi, quel modo così lontano dalla velocità con cui di solito facevo saltare in aria i concetti, uno a uno, quando imparavo da sola.
Mi buttavo spesso giù. Non mi dava retta. Era anziano. Agli anziani certe previsioni incerte sul futuro non interessano. E se non avessi passato i test, avrebbe detto: "prendiamoci quel caffè, ah no, tu non ne bevi", e io avrei detto: "forse è il caso di iniziare a farlo". Invece venni ammessa. Lui sorrise, quel giorno sorrise.
Disse ridendo: "e chi l'avrebbe mai detto che ce l'avresti fatta proprio tu". Non ero l'unica tra i suoi studenti.
Sorrisi, risi, una lacrima. È strano come ci troviamo a fare delle scelte di vita quando siamo solo dei ragazzi, impauriti, emotivi, incapaci, pieni di incertezze.

Morì due anni dopo per un tumore dello stomaco. Me lo disse mia madre al telefono, dopo una lunga conversazione riguardo a come fare e non fare il ragù, me lo disse alla fine, così, come per le cose non proprio importanti.

Invece, era importate, lui era il mio Maestro.

In memoria  (1948-2014)


6 commenti:

Tomaso ha detto...

Cara Cristina! Ora è proprio vero ora arriva l'Epifania che ogni festa porta via!!!
Ciao e buona notte cara amica con un forte abbraccio.
Tomaso

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Ciao Tom, buonanotte e grazie,un forte abbraccio ,
Cristina

amanda ha detto...

già i maestri, quelli veri, sono la barra, il segnavia, fanno differenza tra una porta che può aprirsi e il non vederla neppure, la porta

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

È vero Amanda, è difficile di questi tempi trovarne qualcuno...

Deriolend ha detto...

il fatto che sia una storia vera la rende molto toccante e in qualche modo, come dire.. splendidamente umana.
grazie! leggendoti si cresce sempre.

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

grazie amico