Era un tavolo ottagonale. Io ero una bambina di sette anni che mangiava lentamente patatine Più Gusto. Al tavolo accanto al mio erano seduti due sconosciuti a cui diedi fin da subito dei nomi di fantasia.
Quando Luca disse a Sally "sei una maschera" cerchiando il "sei" con un compasso, tagliando ogni riferimento all' avere una maschera, sottolineando l'essere, Sally contrasse un muscolo, un muscolo che anni dopo imparai a chiamare "orbicolare della bocca".
Sally era geometrica nella sua figura e in quello che faceva. Luca mi sembrava invece un quadro di Pollock: secchiate di vernice su una tela.
Sally posò il bicchiere al centro del tavolo, il centro esatto del tavolo. Il riflesso del neon attraversò veloce l'ultimo sorso rimasto di Sciroppo alla fragola o di quello che, in realtà, era.
Essere una maschera doveva essere terribile, pensai masticando. Terribile.
Anche Sally forse lo pensava perché i suoi occhi si erano abbassati come due semilune gemelle che tramontano nel fiume.
Luca attendeva, come quei papà che vedevo seduti composti nella sala d'attesa del pediatra.
Io volevo che Sally dicesse qualcosa perché secondo me aveva qualcosa da dire.
"Sei una maschera" affondò la lama Luca, fredda fredda lama cattiva.
I miei non si erano accorti di niente. Il rumore nel sottobosco del locale li aveva fatti sintonizzare su frequenze diverse dalle mie.
E poi vidi una goccia cadere dagli occhi di Sally, una sola goccia di pioggia che scendeva sulla sua guancia perpendicolarmente all' osso zigomatico.
Dagli uno schiaffo Sally, pensai affondando nel sacchetto di patatine la manina di paprika.
Luca fissava il bicchiere al centro del centro del tavolo. Forse si chiedeva come aveva fatto Sally ad essere così precisa nell'individuare ad occhio il punto di intersezione delle bisettrici del tavolo.
"Tu non mi conosci" sorrise Sally asciugandosi la goccia di pioggia che era caduta dal soffitto. Forse c'erano delle infiltrazioni d'acqua.
Luca si mosse un po' sulla sedia. Non doveva sentirsi tanto al sicuro in un posto dove pioveva acqua sulla sua Ragazza Maschera, mentre io lo guardavo con occhi giganti dalla prospettiva che evidenziava di più la gobba del suo naso.
"Pago io" disse Sally alzandosi. Non finì nemmeno il suo Sciroppo alla Fragola. Se ne andò e svanì per sempre insieme alla sua geometria, insieme ai suoi "fa niente, lascia stare".
Luca rimase seduto un altro po', ma poi un Genitore mi prese per mano e mi disse che fissare le persone era un segno di maleducazione. Così salii in macchina e avevo le Più Gusto alla paprika ancora con me. Se avessi avuto anche un succo di frutta alla pera, sarebbe stato il massimo. Sally e Luca li avrei ricordati per anni, però in quel momento volevo solo tornare a casa.
2 commenti:
Ma Sally e Luca erano adulti? No perché mi stavo domandando se la capacità di ferire fosse innata nell'uomo o quando comparisse e poi ho pensato invece che forse erano più grandi della settenne che eri
Cara Cristina, passo per augurarti un buon fine settimana...
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