(Four sporting boys: basketball, Norman Rockwell)
Lo sapevano tutti che le migliori teste dell'Unione degli Studenti, della Consulta provinciale e del Consiglio d'Istituto si erano temprate nel Bagno. Si notava subito, infatti, se un candidato veniva dalla saggistica filosofica e letteraria dei maestri, dalla politica dei telegiornali, dagli insegnamenti politici di un genitore colto, per fare un esempio, o se, invece, veniva mandato, per sentenza comune e spontanea, più semplicemente, dal Bagno. Da generazioni, ad ogni modo, vincevano sempre i candidati del Bagno perchè erano, da generazioni, quelli che avevano avuto il coraggio di bussare alla porta del Bagno anche senza essere studenti del quinto anno, quelli che avevano schiarito la voce per esporre le proprie idee tra i sifoni e le tubature di un vecchio bagno, appunto, collegato agli ex spogliatoi femminili della palestra del liceo classico Virgilio, sede centrale, sotterraneo.
Si riunivano lì, ma passavano come incontri casuali: "C'è la fila. Ehi, allora, questi partiti? Eh?". Ma poi la fila si annullava e rimanevano a parlare dei partiti per tutta l'ora di educazione fisica.
I primini non ci andavano mai. Preferivano andare a tirare gli scarichi dei bagni del secondo piano e non perchè funzionassero meglio, ma lo facevano soltanto per evitare, più che la rissa, il dibattito. Altri fingevano disinteresse per il Bagno, dicevano "che cazzata farne parte"; erano quelli che non avevano idee e andavano a farla dietro gli alberi o se la trattenevano fino alle due o, peggio ancora, se la facevano addosso. Altri ancora criticavano il Bagno, accusandolo di essere al pari di un' associazione mafiosa, un covo di incannati e sproloquianti cretini, ma, poi, questi che lo dicevano erano i primi a chiedere ai bidelli di farsi dare le chiavi del bagno docenti inventando fantomatiche necessità d'igiene e altre scuse prive d'inventiva. Però, a prescindere da che bagno usassero, tutti, di fronte alla scelta di votare qualcuno, sceglievano, alla fine, il candidato presentato dal Bagno, perchè, di certo, aveva tagliato nebbie di fumo affrontando voci di destra e di sinistra, questioni morali, decenni di politica nazionale e internazionale, ingombranti contraddizioni interiori e scritte sulle porte; aveva sacrificato intere ricreazioni, interrotto lezioni di greco per argomentare le sue idee e tirare colpi di fioretto agli avversari più anziani, prossimi al diploma; aveva affrontato tutte queste cose e dopo, solo dopo, l'aveva fatta. E il suono dello sciacquone, a battaglia vinta, sembrava quasi un applauso, a pensarci.
Si, il Bagno era come un'agorà fatta di jeans scuciti e sigarette arrotolate sul momento, aspettando l'elaborazione totale di un pensiero mai pensato, un concetto originale di una mente non lavoratrice, non ancora sposata, senza figli e, soprattutto, giovane, nuova, immersa, in tutto o in parte, nell'apprendimento della letteratura grandiosa del mondo. Il Bagno era la dimostrazione concreta che la creatività giovanile superava le condizionate trovate di una testa adulta, la prova evidente che i migliori pensatori e scrittori erano ragazzi, i migliori osservatori, ragazzi. E tra ragazzi si sapeva che vinceva chi faceva restare tutti in silenzio e gli altri, al suo livello, con le stesse All Stars ai piedi, sapevano riconoscerlo. Per questo, in giro, la chiamavano la Repubblica del Bagno.
7 commenti:
Belli i tuoi racconti cara Cristina,
non ho mai potuto essere fra questi.
Mi piace ora sentire questi racconti sempre molto belli.
Tomaso
grazie davvero, ma non sono poi questo granchè
quindi si fa ancora politica a scuola: è consolante
beh per la mia esperienza non molta, diciamo più retaggi di una politica che non esiste più
Va demolito al più presto quel Bagno! :)
Che bello! Mentre adesso, di solito, si vota quello che viene prodotto, nel Bagno
Nevica :)
Posta un commento