di Cristina Taliento
a Silvia, quando eravamo piccole.
"A sister is a little bit of childhood that can never be lost" (M.G. Garretty)
scrivono qui gli indiani pellerossa di Seattle. Sappiamo che siete cresciuti. Contando le lune piene e i solstizi d'inverno, molti di voi avranno diciannove, persino ventisette anni. L'ultima lettera che abbiamo ricevuto proviene da Greenwich, Londra, pertanto abbiamo creduto che vi foste separati. Come forse già avete saputo il Capo Iro è morto e le aquile sono scese dal cielo per prenderlo con corde di rami d'abete intrecciati. Abbiamo pianto sui nostri lupi sotto la pioggia per sei giorni e sette notti. (...) Abbiamo vissuto fino ad ora con l'insegnamento di non vergognarci del nostro dolore e vorremmo che anche voi, una volta appresa la notizia, possiate non sentirvi spaventati o confusi per la morte di colui che fu le estati della vostra infanzia e vostro fedele amico. Il figlio di Iro, il giovane Uz, diretto compagno dei vostri giochi, ha preso il suo posto prima della stagione delle aurore e per sua iniziativa ora, qui riuniti contro il tramonto a mangiare noccioline, vi scriviamo nel ricordo dei nostri giorni insieme affinchè possiate raccontarci di quanto sia cambiato il colore dei vostri capelli oppure se siete ancora tutti biondi come in quell'ultima fotografia. Non è escluso, carissimi bambini, che molte cose, anche quelle più restie al nuovo, siano cambiate e che molti alberi del giardino siano stati abbattuti per sempre, insieme alle piccole casette costruite sui rami. Così come conosciamo la forza della corrente del tempo e le costellazioni, possiamo credere con ragione che alcuni di voi avranno smesso di fare prigionieri gli adulti in nome del titolo di Grande Capo, mentre quasi tutti avrete senza dubbio perso l'abitudine di premere le vecchie manine sui vetri appena lavati e di essere rimproverati per questo. E la maggior parte di quei rimproveri che prima vi ricoprivano il piccolo volto di lacrime e vi portavano a cercare il di sotto di un letto o il braccio del nonno, ora possono non sembrarvi più nulla e lì dove c'erano disperati cuori feriti ora possono esserci silenzi orgogliosi e piccoli muri che lasciano il passo a più grandi muraglie. A volte è la natura, spirito dei pellerossa, a suggerirci come stanno i nostri amici, voi, cari bambini, e i nostri antenati ci dicono che state tutti bene e che mangiate e ogni giorno crescete. Sappiamo, inoltre, che molti di voi arrivano agli scaffali più alti e tra breve si allontaneranno dal mar Adriatico per nuove nazioni e nuove terre. Come potrete constatare da soli, ciascuno nel posto in cui si trova, mentre il tempo e l'adolescenza tempravano la vostra anima, anche noi pellerossa fronteggiavamo le nostre battaglie, ora la nuvola nera dei fumi, ora la violenza dell'uomo. Sebbene nuovi nati abbiano allargato il numero della tribù, ci appare sempre più chiaro e nitido il destino che grava sull'avvenire prossimo di noi indiani. Cattivi presagi arrivano dalle montagne e noi sentiamo che il tempo migliore della nostre vite sia già stato vissuto. Per questa ragione, in fondo, vogliamo mandarvi nostre notizie, non per chiedervi aiuto, ma per sentirvi uniti e ancora, vivamente, bambini. Vi abbiamo insegnato a non temere il buio o il fantasma, ad essere coraggiosi e sempre calmi e vi abbiamo medicato le ginocchia sbucciate. Se adesso le vostre ginocchia non sanguinano più, però, siamo certi che le vostre paure saranno altre e che, pur non temendo il buio, alle volte non dormirete e non avrete nessun fratello o sorella a fianco da svegliare nel cuore della notte. Ricordatevi allora, in quei momenti, carissimi bambini, di quando Leonardo fu inseguito da quel faggiano e tutti noi ridemmo e c'era anche il nostro Capo Iro e vostro nonno; di quando giocavamo quelle strane partite di pallone e mai nessuno che volesse andare in porta; di quando abbiamo catturato l'upupa e quanto è stato bello quando l'abbiamo liberata nel cielo.
Ricordatevi sempre che dietro la finestra che dava sul giardino c'erano gli indiani. Ricordate l'inizio della battaglia, i loro tamburi battere...
Coraggiosi addii,
ultimi indiani pellerossa, Seattle,
Stato di Washington,
Stati Uniti d'America.
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