(The Catcher in the Rye, loooooool)
Era la notte di New York. Seduti sul cornicione di un grattacielo altissimo ridevamo delle nostre scarpe abbandonate nel cielo assurdo e nero. Il traffico veloce delle auto in corsa mi pareva un magma fiammante di lava. Avevo dimenticato gli occhiali da vista sul tavolino del telefono.
"Chissà dove vanno le anitre quando il lago è gelato. Tu lo sai?" mi chiese come aveva fatto nel suo libro.
"Non lo so, no- e pensai ad un fazzoletto per soffiarmi il naso- ci sono tante cose che non so. Milioni e milioni. Però quando le vengo a sapere, mi dispiaccio".
"Mi dispiaccio" ripetè e scoppiò a ridere.
"Eh si, è normale. Una cosa è così bella nella mia mente quando non esiste... Poi viene ad esistere e rovina tutto".
"Che commediante sei" esclamò e respirò gran parte dell'aria fredda che girava intorno a lui.
"Hai un fazzoletto?" chiesi. "Yep" rispose controvoglia. Girò la mano in tasca e prese un gran fazzoletto di stoffa rossa.
"Grazie, sembra una tovaglia!"
"Era la tovaglia del mio topo Bob" sorrise guardando i grattacieli di fronte.
"E ce l'aveva un cognome questo Bob?" gli domandai prima di soffiarmi rumorosamente il naso. "Sono diventata spiritosa- spiegai subito- è successo due o tre mesi fa. Insomma, una mattina mi alzo e mi viene voglia di canticchiare in falsetto e di rispondere alle frasi di tutti con brillanti risposte di genio. Ah... come sono intelligente".
"Quella non è intelligenza- mi corresse- quella è nevrosi"
"Non confondiamo!" dissi mostrando i palmi delle mani e riconobbi spaventata quel gesto nel gesto di mia madre.
"Che te ne freghi... siamo tutti nevrotici" disse alzando le spalle.
"Uffa Holden, che palle che sei!"
"Che vuoi adesso?" si girò a guardarmi senza capire.
"Niente. Mi dai fastidio. Dovresti prendere in considerazione l'idea di essere spinto da questo cornicione".
Allora lui, serio, rigirò le gambe verso l'interno e fece per andarsene.
"Uffa Holden, che palle, stavo scherzando! Sei peggio di me, uffa. Anzi, lo sai chi sembri? Sembri un ingegner punkabbestia!".
Si fermò di spalle. Volse la testa e chiese: "Che significa?"
Dissi ridendo: "Giovane qui, giovane lì, ma la vuoi sapere la verità? Sei un anticonformista più conformista di tutti i conformisti di questa città conformista"
"E tu sei una deficiente che si sta ripetendo" esclamò scettico con le sopracciglia alzate.
"Vedi? Questo botta e risposta non va bene! Ti rende ridicolo! Devi dire invece: siiiii, va bene, hai ragione. Stai capendo?"
"Ingegner punkabbestia?" chiese di nuovo interrompendomi.
"Esattamente. Uno crede di essere diverso perché ha i capelli cotonati e un cane, ma, bello, ti sei accorto che hai la postura curva di tuo padre professore? E che parli con uno strano formale in bocca mentre vai alla facoltà di ingegneria? In questo momento sto pensando ad un mio amico. Beh prima eravamo amici, almeno".
"C'è qualcosa di sbagliato in quello che dici, oppure di troppo viziato" fece notare.
Sospirai. "Lui se n'è andato, non tornerà. He's gone. Don't you understand, darling? I love only you. There's nothing to do now. Absolutely nothing!"
"Yes, but...are you okay?"
"No!" I cried. "Don't speak to me like that! I'm not one of your silly girls. I'm desperate and I can't help falling in love with you."
"Please, don't play this melodramatic role. I can't stand these stupid tragedies" he said with a cigarette in his dancing hand.
"Please, don't play this melodramatic role. I can't stand these stupid tragedies" he said with a cigarette in his dancing hand.
"Go away! Leave me alone! You, bloodless man".
Poi ridemmo a crepapelle per quella sceneggiata. Mi lanciò il suo fazzoletto di stoffa. "Che schifo!" dissi.
"Ma se sono i tuoi mucci!"
"Insieme ai tuoi, bleah!"
"Che principessa sei" disse prendendomi in giro.
"Un capo d'eleganza" commentai di profilo.
"Un capo di bestiame!" esclamò senza aspettare nemmeno un secondo.