17/12/11

Non era il cuore, non era il cuore

di Cristina Taliento




Dove il vento inizia, lì c'è una casa. E' la casa della tua Convalescenza dove c'è un medico senza volto che ti lascia i farmaci sul comodino e dice: "Con queste ritornerai giovane. E riprenderai il mare". Dove il vento di due anni fa iniziava, lì c'era la casa della Convalescenza di un adolescente che adesso è cresciuto talmente da essere ringiovanito. Ha preso le medicine; ha detto di essersi trovato bene. Io, invece, andai a trovarlo, due anni fa, e dovetti avanzare controvento per duemila anni e, siccome sono miope, non distinsi la casa nella nebbia fino a quando non fui veramente arrivata. Può darsi che delle aquile imperiali stessero volando sul tetto e che in lontananza un cane si stesse lamentando... oppure fu un pastore tedesco che mi riconobbe e io gli abbaiai per tutta risposta. Ad ogni modo entrai nella casa e il vecchio adolescente era seduto su una poltrona con le pantofole, una giacca di lana e una sciarpa piegata doppia sul collo. Chiunque l'avrebbe scambiato per un anziano perso nel cielo di una stanza. Ma sapevo che aveva sedici anni, due anni fa.

Tossì. Tossii anch'io in piedi vicino alla porta. Le mani buttate nelle tasche del cappotto.

"Sei venuta a trovarmi" fece mentre si grattava la fronte.

"No, vi sbagliate, principe."

"E che sei venuta a fare? Perchè cavolo mi ami così tanto?"

"Un uomo onesto, un uomo probo tralalalallatralalallero s'innamorò perdutamente d'una che non lo amava niente. Gli disse portami domani tralalallatralalallero gli disse portami domani il cuore di tua madre per i miei cani" canticchiai con la voce profonda. Io faccio e dico sempre cose senza senso logico quando non so che dire e quando voglio divertirmi. L'adolescente fece un ghigno da vecchio scorbutico e tirò su con il naso.

"Vattene via, non mi serve la tua compassione, nè la tua superficialità" esclamò di botto.

"Non era il cuore, non era il cuore tralalalallatralalallero non le bastava quell'orrore voleva un'altra prova del suo cieco amore" continuai. L'adolescente fissava il pavimento.

"Fuori soffiava dolce il vento... vuoi una caramella?"

Presi una caramella e allungai il braccio senza muovere un passo.

"Se però non la vuoi, ti prego, non prenderla. Mi sono rimaste solo queste due: una alle erbe aromatiche dei boschi norvegesi e l'altra al miele rosso delle api del Timbuctu".

Aspettò un minuto e poi disse: "Norvegian Wood". Gliela lanciai sbuffando.

Entrò il medico per sorvegliare la situazione. Feci un cenno di saluto con il capo. Se ne andò guardandomi per l'ultima volta insospettito.

"Avrà pensato che sei venuta per rapirmi"

"E allora andiamo!" dissi subito.

"Non posso, sono malato" mormorò mentre si massaggiava gli occhi con i polpastrelli da vecchio.

Tirai fuori dalla tasca del giubbotto un foglio ripiegato in quattro. "Leggi. E' un racconto che ho scritto". L'adolescente guardò di nuovo in basso.

" Non posso leggere, lo sai. Me lo vietano. Altrimenti non ringiovanirò mai."

Mi arrabbiai: "Che maledetta stronzata! Giuro, è la cosa più patetica che abbia mai sentito. Dio, Gesù... voglio dire, ti rendi conto di quanto sei ridicolo?"

"Senti, tu! Questa è la mia Convalescenza! La mia Cura! E dovrebbe essere anche la tua! Leggere ti invecchia dentro e scrivere, scrivere è da megalomani ragni del buio..."

"Leggilo!-urlai- Leggilo immediatamente."

L'adolescente prese il foglio che gli stavo dando e lo dispiegò sulle sue ginocchia. Io rimasi a fissare le tende arrabbiata ed ogni tanto sentivo che tirava su con il naso mentre leggeva e mi dispiaceva.

"Bello" disse alla fine e me lo ridò.

"Bello un corno, è un lavoro da dilettanti"

"Non lo so. Ho smesso di intendermene" mi rispose con tono freddo. A quel punto nei film c'era sempre quel personaggio che si sedeva appoggiando i gomiti sulle ginocchia e intrecciando le mani. Poi con lo sguardo di chi crede che di te abbia capito tutto, iniziava la frase con "John, dobbiamo parlare. In questi giorni ti ho osservato...". Oppure "John, io lo so perfettamente che tu sei sensibile, ma c'è qualcosa che mi preoccupa...". John, io lo so perfettamente che tu sei un gradasso, pallone gonfiato, vanitoso e, pure, un pezzo di merda che rifiuta la sua natura e scappa da se stesso, che dice di essere un principe malato eccetera eccetera. Ma John, credimi, mi vergogno di te e della tua testa e della tua Convalescenza, della tua nuova noia che hai per i libri e del fatto che ti vergogni di essere nato vecchio e di essere nato e basta. Perchè a me piacevi così come eri e adesso vorrei che tu fossi qui per dirti di andartene via dalla mia vista, la quale vista non tollera gli idioti smidollati come te, vestiti da vecchi in punto di morte che aspettano il prete. Ti odio infinitamente come tu odieresti te stesso se fossi in te. E mi addormenterò ripetendomi che ti odio, che ti odio. Che ti odio. E che vorrei fossi qui per mandarti dal diavolo una volta per tutte. E vorrei tu fossi morto, John. Vorrei elevare il mio cuore ad una tale malvagità da riuscire ad esprimerti l'odio e la pena che provo per te.

"Sta nevicando" dissi invece.

"Non mi è permesso guardare la neve, lo sai"

"Lo so. Troppo poetica, immagino" dissi alzando le spalle.

Poi lo sentii cercare le parole. " Il tuo racconto non era male, ma io avrei messo un lieto fine. Qualche volta ce lo puoi mettere un lieto fine". Sorrise appena.

"Perchè dovrei? Non sono mica uno di quelli psicologi che dicono che va tutto bene. Non curo nessuno, io. E tantomeno me stessa. Quindi..." risposi risentita.

"Dico solo che il lieto fine nella vita non esiste, ma esistono i momenti di gioia e uno scrittore può decidere di far terminare le sue storie proprio in quei momenti. E così rimarrà l'illusione che quella gioia sia infinita e... per sempre" ripetè per sempre due volte. Proprio così.

Quello che più odiavo di quel vecchio adolescente era che le nostre conversazioni finivano ogni volta con io che avrei potuto abbracciarlo e che poi non lo facevo perchè avevo il cuore impacciato di una quercia e nessuno ha mai sentito di una quercia che abbraccia una betulla che si muove lì dove inizia il vento.

1 commento:

Adriano Maini ha detto...

Potrei dire "I am the walrus". Ma non é così. Vivi intensamente "Norvegian wood", allora, se é lecito suggerire qualcosa.