06/09/09

Senti quello che ti sto per chiedere

di Cristina Taliento



SE c'era una cosa che aiutava a capire la piccola-vecchia-mocciosa me di una decina d'anni fa quando stava per finire l'estate quella era indubbiamente il "gioco dei se" e tutta l'atmosfera che si veniva a creare quando, passate le ferie dei genitori, passati i caldi e roba varia, non rimaneva altro che sedersi attorno un tavolo con un soddisfacente numero di cugini e fratelli minori, incrociare le braccia sulla tovaglia e domandare al piccolo pubblico con una certa aria di affermazione: "Chi gioca al gioco dei se...?". C'era sempre qualcuno che proponeva un'idea apparentemente migliore per scappare da quel gioco che secondo alcuni importanti pareri infantili era tutto tranne che divertente, ma finiva sempre che nessuno si alzava dal tavolo e io, con un misterioso sopracciglio alzato, mi sporgevo in avanti come per confidare un segreto e iniziavo a bassa voce:



"Cosa fareste se all'improvviso, così, senza dir niente ad anima viva, arrivasse a bussare alle vostre case nientepocodimeno di... "



"di...?"; "dai, diccelo"; "uffa, chi?!"



"Alice nel Paese delle Meraviglie!" esclamavo sfoderando il mio mezzo sorriso, a quel tempo, buffamente incompleto.



"Io di sicuro le sbatterei la porta in faccia a quella"; "Perchè? Meglio darla in pasto a Nerone"; "Ma Nerone è un gatto, non mangia cartoni animati, cretino"; "Come te, gallina, comunque si potrebbe rinchiuderla nel ripostiglio della nonna, così fra tutte quelle schifezze si sentirebbe a casa!".



Non ho mai capito perchè Alice Meraviglie la mandavamo sempre a quel Paese (giuro che questa mi è venuta ora), forse perchè aveva quell'aria da perenne svampita dei miei stivali. E così questa specie di gioco andava per le lunghe, cioè fino alle 4 quando iniziava Bim Bum Bam e se non ti alzavi correndo poteva essere per due motivi: a) stavi male; b) stavi male.


Adesso la scenetta che ho descritto si interrompe, lo schermo si fa nero e compare la scritta TEN YEARS LATER, poi si riaccendono le luci e ci sono sempre io (ma va?) con i denti permanenti, ma coperti da un'incommentabile ferraglia grigio cemento e con i capelli di diverse gradazioni più scuri. Ah, gli occhiali... si, ho anche gli occhiali. Bene, può bastare per farvi capire che qualche annetto è passato, il cervello è migliorato, non faccio più giochi di bambini, non guardo più i cartoni animati come i bambini e a differenza loro, io: non credo nelle fate, non faccio i dispetti, non mangio caramelle, non dormo con il peluche, non frigno, non mastico Big Bubble con la bocca aperta, non faccio i codini, non parlo senza pensare, non saluto le macchine della corsia opposta e tutto quel che segue. Mai il mondo partorì una più grossa bugiarda... si, lo ammetto, la metà delle cose elencate, anzi più della metà sono false, ma non aspettate che vi dica quali; quella falsa per eccellenza è la 3°: i giochi per bambini sono uno sport che continuo a praticare anche se è dura vedersi battere a campana da un bambino nato quando tu sapevi già leggere. Ma non è questo il punto, il punto l'ho perso circa 13 righe indietro ed è lì che l'avrei dovuto riprendere e non l'ho fatto e se non la smetto di scrivere come penso non lo farò nemmeno ora. Il punto, dicevo, è che "ten years later" il mitico, spaventoso e temuto "gioco dei se..." continua ad entrare e uscire dalla mia testa, soprattutto adesso che l'estate sta finendo. Vuot, Cris, vuot?? Vuot if? Si, insomma... What sarebbe accaduto if mi fossi comportata non così ma colì?

Sembro Pinocchio che dopo esser diventato asino e compagnia bella, si ferma e prova ad immaginare dove sarebbe stato in quel momento se avesse dato retta al Grillo e alla Fata Turchina. Beh... sicuro che sarebbe diventato un bambino vero molto prima del tempo, ma è anche vero che non avrebbe mai incontrato quei due soggetti del Gatto e della Volpe e cos'è l'adolescenza se non conosci uno come Lucignolo capace di portarti nel Paese dei Balocchi? Può anche darsi che Pinocchio in versione ubbidiente avrebbe lo stesso vissuto nuove avventure, magari Geppetto non dovendo più girare il mondo per cercarlo avrebbe avuto il tempo per costruire una burattina di nome Ciliegia o vattelappesca e con lei Pinocchio potrebbe aver pensato di metter su famiglia. Dunque, qui parte una lunga storia, lunga per tutto il tempo di decomposizione di un pezzo di legno di Pino. Ed è un po' come se tutti fossimo il centro di una circonferenza da cui partono infiniti ed infiniti raggi, infinite ed infinite storie, ma il raggio che dobbiamo tracciare con la matita è uno e uno solo e dobbiamo scegliere dove tracciare la linea; ma la storia che dobbiamo percorrere con il tempo è una e una sola e dobbiamo scegliere dove tracciare la linea, quella linea che stringiamo nella mano... che chiamano vita.

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