15/06/16

Se ti costruisci una barca

di C. Taliento in memoria di S.R. Prof.


Robina YASMIN - Summer Fun - Diptych
(Summer fun, Robina Yasmin, oil)


"Se ti costruisci una barca puoi scegliere tu il colore, anche se è da principianti pensare subito al colore, come se fosse tutto lì, solo quello. Devi sapere che c'è da lavorare il legno e martellare i chiodi con delicatezza e attenzione" disse il vecchio Ferri mettendosi le mani sui fianchi e guardandomi come se non fossi capace. Era un chirurgo ortopedico in pensione. Io in quegli anni scrivevo canzoni. Più che altro, poi, m'intendevo di decoupage. 

"Beh- dissi io mentre mi sedevo su uno scoglio- forse è meglio iniziare".
"Iniziamo" disse Ferri.
E iniziammo a costruire una barca. Una barca piccola, in fondo. Grande come un letto. Però, bella. Una barca per l'estate, per meditare sulle nostre mediocrità, ridere delle nostre mediocrità, bere il caffè nel thermos, dormire.
Io avevo detto un sacco di parole a tanta gente e non sapevo più che dire. Ferri era anziano, poteva essere mio nonno e come la maggior parte degli anziani non aveva paura del silenzio. 
La barca, all'inizio, era un mucchio di assi recuperati qua e là da Ferri nel corso della sua lunga vita durante le passeggiate sulla spiaggia. Era riuscito a costruire una specie di telaio.
Io, figlia del progresso tecnologico, avevo comprato da E-bay un libro in inglese con le istruzioni su come fare. Così leggevo concentrata, mal interpretavo, mi pulivo gli occhiali con la maglietta, mentre Ferri martellava seguendo la sua testa e la naturale inclinazione di quei quattro legni storti.
"Secondo me, stai sbagliando" dicevo.
Ma il vecchio parlava poco e non si difendeva mai. Questa era per me la sua più grande dote. Non gliene fregava niente. Niente.
"Incredibile, è tutto storto. Annegheremo!".
Lavorava con la sigaretta tra i denti. Ogni tanto si fermava, prendeva la sigaretta con pollice e indice e guardava la barca, s'immaginava dei velieri. O magari no, chissà. Due colpi di tosse e si rimetteva a lavoro. E guai a chiedere consigli.

Una volta mi disse: "Blu è un bel colore". Che era il suo modo di coinvolgermi.
"Si, non è male" dissi alzando la testa dal libro.
"Blu è anche un bel nome"
"Mah non lo so se mi piace. È tipo Bleah, tipo che schifo". Si, in realtà mi faceva schifo, come, segretamente, tutto quanto. Il mondo mi aveva offeso. Va be', avevo sedici anni.

"Pensavo di prendere un cane. Lo chiamerei Blu" disse tagliando un pezzo di carta vetrata dal rotolo. 

"Che cane?"
"Un cane blu".

Io volevo un pastore tedesco. 
Arrivò il caldo, quello vero, giallo come i miei capelli che il sole iniziava a bruciare e a schiarire, giallo caldo giallo come il nostro ombrellone. Iniziai a lavorare anch'io, non avendo più voglia né di leggere, né di pensare. Era una barca piccola, ma noi eravamo dei perfezionisti. E dedicavamo tempo. E il tempo passava, ma non era abbastanza. Malgrado il suo enfisema e la mia adolescenza, non c'era posto migliore in cui entrambi non chiedevamo di stare. Insieme, ciascuno per i fatti propri. 

Fu una bella estate. Verso la fine di luglio, mentre pulivamo i pennelli sporchi di vernice blu, attaccarono sull'enorme cartello pubblicitario che ci sovrastava un manifesto dove c'era scritto: "La Vita è come un arcobaleno".  
Io pensai subito che volesse dire una cosa simile a "prima vai in salita e poi ti tocca rotolare verso lo sfascio".

Invece, il vecchio lesse la frase ad alta voce, con quella sua sigaretta sempre al lato della bocca. C'erano almeno quaranta gradi. Prima di parlare aspettava sempre qualche secondo. Disse: "In effetti, è colorata".

Io alzai un sopracciglio. Scettica com'ero diventata. 
E lui aggiunse: "Colorata e bella".
Già.
 Tutti i giovani irrequieti dovrebbero essere affiancati di tanto in tanto da anziani ottimisti e calmi dal sangue fermo. Però, a me manca proprio lui, non l'effetto della sua assenza su di me. 

2 commenti:

amanda ha detto...

colorata e bella ;)

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

rotolando verso lo sfascio :P ahahahah