di Cristina Taliento
(René Magritte, La Trahison des images, 1929-29, Los Angeles County Museum of Art)
La narratrice, presa da una
vigliaccheria fulminea, disse: "Le darò una divisa, ma non posso fornirle alcun tipo di arma da fuoco". Il personaggio, con voce tetra, rispose: "No, tu lo farai". E la narratrice, mentre si asciugava la fronte:
"Le mie storie non spacciano violenza"
"Dammi quella maledetta arma da fuoco, patetica
scribacchina"
"Un fucile da caccia con...-fece per scherzare- con tre cartucce in regalo. Ti basta?"
Il personaggio biascicò qualcosa e, affondato l'occhio nel mirino, centrò il cervello.
Le carte si macchiarono di sangue mentre in radio Patty Pravo cantava ''Se peeeerdo te, cosa farò, io non so più restare sola, ti cercherò e piangerò come un bambino che ha paura. M'hai insegnato a volerti bene, hai voluto la mia vita: ecco ti appartiene; ma ora insegnami, se lo vuoi tu, a lasciarti, a non amarti più".
Il Personaggio sparò sulla radio e la voce di Patty Pravo si trasformò in quella di un capodoglio ferito, poi si spense fra le scintille . Dunque Personaggio prese il controllo della storia. Si assegnò tre revolver, una Winchester Magnum, due mitragliatrici pesanti, quattro Colt Metropolitan, due Colt Trooper, sette fucili a ripetizione, cinque carabine semiautomatiche, una Marlin. Personaggio premette il grilletto della Marlin, ma il colpo fece cilecca; la vena della sua tempia pulsò forte. Allora, Personaggio impugnò un Kalashnikov e fece fuoco sulla Marlin, la quale si sbriciolò come un pollo bruciacchiato. Siccome le armi non potevano essere sostenute tutte insieme sul suo corpo, egli, potendo crear tutto, far tutto e decidere su tutto, aumentò la sua statura di quattro metri e mezzo e, avendo constatato un improvviso dimagrimento che lo faceva assomigliare ad una canna di bambù, pensò che i suoi muscoli dovevano superare la tonnellata. E, d'altronde, così fu. Non passarono le due ore senza che Personaggio si fosse creato tre eserciti di uomini più bassi di lui, ma dotati tuttavia del suo stesso spirito di bontà e altruismo. Gli eserciti chiesero un salario più alto, lui piegò il sopracciglio, si afferrò il mento e disse: "Perchè?". Gli eserciti ammutolirono. Personnaggio: "Avanti, ditemelo, poltrone di mia nonna"
Gli eserciti: "Ma lei non ha una nonna!"
Personaggio: "Io creo tutto ciò che mi passa per la mente, avete capito?"
Gli eserciti: "Creaci un salario più alto"
Personaggio: "Non vi serve"
Gli eserciti: "Compreremo fiori alle nostre mogli"
Personaggio: " Non avete mogli"
Gli eserciti: "Creaci, dunque, delle mogli"
Personaggio: "Vi creerò delle mogli frigide"
Gli eserciti: "Balle. Dacci i soldi."
Personaggio: " A che vi servono se Io vi governo?"
Gli eserciti: " Distruggici ora"
Personaggio: "Potrei farlo"
Gli eserciti: "Fallo adesso"
Personaggio prese la mitragliatrice e fece fuoco. Per tre ore questa storia fu cosparsa di budella e crani spaccati. Puah.
"Io ho il controllo di questa storia. Cogito ergo sum!. Cogli l'attimo, cogli la rosa! Un, due, tre... stella!-gridò nella landa desolata- Superuomo! Mezzo di tutte le cose, mezzo di tutte le cose! Oh che bel castello, marcondirondirondello!".
Personaggio si grattò il collo e ammirato lo scempio, si sentì, curiosamente, solo. Lo agguantò il dubbio di ricreare un nuovo esercito oppure di resuscitare quello precedente. Prese a camminare avanti in dietro sulla cima della vetta. Un desiderio terribile di giocare a nascondino gli fece considerare l'ipotesi di creare un compagno. "E se poi anche questi mi chiederà un aumento di salario?" pensava. E così facendo, scartava le ipotesi che la sua mente offriva.
Allora, decise di imitare quello strano modo di ragionare che adottava la vecchia narratrice di fronte ai dubbi. Quasi si dispiacque di averla uccisa. Ad ogni modo, si sedette sulla sabbia e tracciò delle parole. In alto scrisse: "Io posso tutto. Ho ucciso la narratrice ed i personaggi ribelli". Poi collegò una freccia in basso: "Posso tutto su chi?". Un'altra freccia: "Sugli eserciti". Accanto, scrisse ancora: "Gli eserciti si sono ribellati". Crociò la parola eserciti come a dire "rest in peace". Rimaneva solo lui, generale di se stesso, padrone della storia. La narratrice era morta. Gli eserciti, distrutti.
"Che faccio?" disse. E l'eco nemmeno rispose.
Personaggio prese le armi e desiderò intensamente che la sua narratrice ritornasse in suo aiuto. La narratrice si svegliò di colpo, con il cervello dimezzato, i capelli insanguinati, ma di nuovo viva.
"Perdonami, scribacchina" disse Personaggio.
" Ritorna al tuo posto, farabutto" fece la narratrice.
"Sissignora"
"Impara che qui siamo tutti pedine e personaggi"
"Sissignora"
"Impara che tu non sarai mai il padrone di nessuno e che la tua volontà non è davvero la tua volontà, bensì un fritto misto senza acciughe. Sigh."
"Sissignora"
"E che devi a me la tua esistenza, come io la devo a Qualcun'altro. Noi siamo uguali, ma se tu segui le mie mosse, quello che io ti dico di fare, tu non avrai problemi. Tu saprai esattamente che sono io la mente, con i miei limiti e difetti. Io ti programmerò, ti plasmerò e saprai tutto di me: il mio nome, il colore dei miei occhi, la mia data di nascita."
"Vorresti dire che noi due siamo uguali? Vorresti dire che anche tu sei un personaggio?" chiese lui.
"Voglio dire che tu sai chi è il tuo narratore, mentre io non so chi è il mio."
Personaggio si mise a ridere fragorosamente:
"Ben ti sta, saputella!"
La narratrice lo guardò male.