“Lady Marianna, il mercato cinematografico ha richieste differenti da quello che lei ci può offrire. La Compagnia degli Aranci vuole investire in attrici, come dire, più… giovani.”
Il pendolo sembrò azzittirsi per qualche secondo. Arnolfini continuò:
“E poi lei, Marianna, ci costa troppo. E il problema… ehm ehm… il problema, dicevo, è che la Compagnia non può permettersi di regalare uno stipendio così elevato per un così basso profitto”.
Da lontano si sentì il telefono squillare. Qualcuno rispose. Riattaccò dopo poche risposte.
“Mohammad, voglio che togli immediatamente ogni quadro dalle pareti di questa stanza” disse con voce gelida.
“Bene. Vuole appenderli nel salone?”
“No.”
“Bene. Che ne faccio, allora?”
“Signora, devo togliere anche questo?” chiese l’uomo indicando il ritratto di Arnoux.
“Non sente?- disse a voce alta Lady Marianna, balzando in piedi e puntandolo con occhi infuocati- ho detto che devono sparire tutti. Bruciali. Falli a pezzi. Sotterrali in un cimitero dentro bare di mogano e poi esci in strada e grida ‘è morta, è morta! Marianna Serafini è morta!’ e se ti chiedono come, tu rispondi di si.”
Poi andò vicino al camino, appoggiò le mani sul freddo ripiano e guardò il fuoco. Iniziò a ridere con la bocca aperta, la testa inclinata. Poi, d’un tratto, si fermò con la rapidità di un maestoso rapace che ha sentito un rumore. Un pensiero, un lampo. Lentamente, andò al centro della stanza, fece quel gesto spontaneo di sistemarsi i capelli e il vestito, raddrizzò il collo e le spalle, si schiarì la voce e immaginò di ritrovarsi ancora sotto le luci abbaglianti del successo, sul tappeto rosso della vittoria, tra i mari di gigli bianchi e margherite che le venivano regalati dai suoi ammiratori.
“E’ curioso- disse con voce imperiosa- ritrovarsi ad essere, per una volta soltanto, la regina del mondo. Ancora sorrido quando vedo le nuove principessine del cinema che salgono sui troni per poi lasciarli dopo qualche mese. Ah! Credono di essere le più belle del reame! Le giovani stelle nascenti! Ma che cosa hanno davvero? Quale ricordo credono di aver lasciato nelle menti di ogni classe sociale, dopo il loro declino? Il nulla! Il remoto, desolato, sconfortato e patetico nulla! Solo io posso dire che cosa significa essere davvero una Stella! Ammirata dai re, applaudita dai cardinali, idolatrata dalle nuove generazioni ed eletta come donna di massima bellezza ed onore! La bellezza… questa parola, questa gioia vana che mi ha seguito, maltrattato, deturpato e ossessionato per una vita. Ma che cos’è la Bellezza, l’Estetica? Io ne ero padrona, ma ahimè non riesco a spiegarne l’essenza. Eppure ho la certezza che essa svanisce. A cosa credete che mi servirà il mio talento d’attrice privo di bellezza se non per recitare in qualche squallido bar della capitale? Dove pensate che sia andata la mia beltà se non nel passato, nei ricordi di chi è già morto? Ora, io vi chiedo di restare zitti e di assistere all’esplosione della stella più luminosa che i vostri occhi abbiano mai visto. Vi chiedo di tacere mentre la stella collasserà, lasciando al suo posto un profondo e desolato buco nero. Quello è ciò che resta. Ma state attenti, io vi dico, state attenti perché nemmeno gli scienziati più acuti sono riusciti a scoprire cosa possa contenere un buco nero, né la forza che esso sprigiona o la memoria di cui si è servito. Addio”
Il maggiordomo, abituato alle prove dell'attrice, non ascoltò il monologo, ma non fece a meno di voltarsi quando udì un fragoroso schianto di vetri e un tonfo proveniente da sotto la finestra.