di Cristina Taliento
"Ciao. Posso sedermi?"
"Non è mica mia questa sedia, nè questo fottuto bar e compagnia bella"
"Ok... "
"Voglio solo bere il mio winsky, se non è chiedere troppo"
"No, non lo è..."
"Grande"
"Ti sei offesa?"
"Offesa? Ma se non ti conosco nemmeno! Chi cavolo credi che sia, una di quelle femminucce come quella Sally vattelapesca del College? Voi americani, siete gente strana... voi volete bere solo il vostro winsky, sempre che non sia chiedere troppo!"
"Caspita... e allora chi diavolo sei?"
"Io dico cavolo non diavolo...."
"e allora chi CAVOLO sei? Da dove CAVOLO vieni?"
"Mi chiamo Cristina e vengo da un posto così e così. E vivo nel 2009, che per giunta sta per finire."
"Wow... si direbbe una di quelle presentazioni per i Concorsi di Bellezza. Votatemi! Ma... hai detto 2009?"
"Chiamami tra una settimana e sarà 2010"
"Mi hai rotto le scatole, siamo nel 1954 e ripeto... mi hai rotto le scatole"
"Tutti non fate a altro che ripetere che vi ho rotto quelle fottute scatole, da mia madre a mia sorella, dai miei amici alle galline di mia nonna."
"Mi sembra logico... sei una rompi palle esagerata, ma se diresti meno bugie..."
"Se dicessi... si dice se dicessi. Lo sai che ti dico? Me le avete rotte anche a me! 1954? Ma quanti gradi conta quel winsky?"
"Abbastanza, principessa"
"Ti ho detto che non sono una delle tue femminucce, Caulfield!"
"Caulfield? Come conosci il mio cognome?"
"Lo so e basta, se te lo dicessi ti ferirei... sei così orgoglioso!"
"Tu sei di gran lunga peggio di quelle che chiami le mie femminucce! Sei una bambinetta da niente che crede di parlare da grande e, invece, quanti anni hai...?"
"Sedici"
"E allora sta' al tuo posto"
"Grazie, ci sto bene al mio posto. E poi tu hai solo qualche anno più di me."
"Un altro bicchere, prego. Ma che ore sono.? Al diavolo... torno quando voglio."
"Quando leggevo le tue avventure mi sembravi più di un ubriacone. Si direbbe che mi stai deludendo"
"Oh... che colpo al cuore! Mi hai ferito a morte."
"Risposta esatta, avresti risposto così. Rimani il mio idolo."
"No, se fossi stata più carina avrei risposto con qualcosa come: deludere te mi fa perdere la voglia di vivere"
"Sei bravo con le parole, complimenti"
"Ma che musica è questa? Mai uno che sappia suonare il pianoforte decentemente... SUONA SINATRA!"
"Nel mio mondo le cose, soprattutto in TV, fanno schifo"
"Sei ancora qui? Uffa... Senti, perchè non te ne vai, Clarissa?"
"Cristina"
"Non mi importa come ti chiami"
"A me piacerebbe che il mio idolo sapesse come mi chiamo."
"Sono un idolo sbagliato. Te ne devi andare, questo non è posto per te!"
"Cosa ne sai tu? Cosa ne sapete tutti? Io voglio parlare con te perchè a volte tutto mi fa schifo e in alcuni periodi c'eri solo tu, o il tuo libro, a dirmi che non ero l'unica ad odiare il proprio mondo..."
"Non ti asciugherò le lacrime, non farmele nemmeno vedere"
"... perchè tu mi hai insegnato che non bisogna vergognarsi di non seguire la folla, mi hai insegnato a correre sotto la pioggia e a mandare affanculo la gente. E non credere che mi freghi del tuo comportamento adesso, tu rimarrai l'idolo della mia adolescenza. Io sono come te."
"Tu non sei come me, non lo sarai mai!"
"Si, io sono come te! Nessuno è più simile a me! Io sento il tuo respiro!"
"Ma io sono il personaggio di un fottuto libro, maledizione!"
"Io ti sento, Holden, sei il mio idolo"
"Tu non sai cosa vuoi, io adesso sparirò e non sarò che carta"
"Rimani con me, te ne prego! Parlami di ciò che ti piace! Anche se lo so già!"
"Devo andare, TAXI !"
"Non svanire, io...mi sono innamorata di te!"
"Ti sei innamorata di un libro! "
"Se te ne andrai io..."
"Te la caverai, ci sarà il mio libro a tenerti compagnia"
Il Taxi scomparve dietro l'incrocio e rimasi io sotto la pioggia, come in uno di quegli stupidi film strappalacrime.
Scrivere fu il suo unico modo di allenare il metacarpo e tutte quelle falangi
27/12/09
Holden Caulfield mi ha spezzato il cuore
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Dialoghi con i personaggi dei libri
19/12/09
La Fanciulla dei Pianeti
di Cristina Taliento
C'era una volta, in un paese molto lontano da tutto quello che per noi è vicino e scontato, una fanciulla di nobili origini. La sua casa era situata ai margini del bosco dove lei, fin dalla fanciullezza, amava passare le proprie giornate a contemplare le bellezze della natura. Un giorno, siccome le svolte, belle e sgradevoli, accadono in un preciso giorno della nostra vita, mentre la fanciulla si era attardata a leggere sulla riva di un ruscello, arrivò un giovane. Era vestito elegantemente, ma non aveva le scarpe. Quando la fanciulla lo vide pensò che egli fosse l'essere più strano che avesse mai visto, ma, nello stesso tempo, notò che la sua bellezza era superiore a quella di qualunque altra creatura terrestre. Pensò di essersi persa in un sogno, ma gli schizzi d'acqua gelida che le strisciavano il volto la riportavano alla realtà della sua situazione. Si chiese chi fosse, cosa ci facesse in giro per i boschi e, soprattutto, il perché non avesse le scarpe. Ma queste domande morirono nella sua gola non appena vide che egli si avvicinava. La fanciulla non fece in tempo di tirarsi indietro o ribellarsi che il giovane la baciò e da quel momento in poi nulla per lei fu come prima. Nell'istante del bacio le sue mani diventarono sabbia, i suoi capelli si sgretolarono al vento e della sua presenza non rimase che il suo vestito svuotato. Il giovane si guardò intorno e gridò nell'aria queste parole: "Ritroverai la tua forma cinque giorni dopo la luna nuova, poi ritornerai alla polvere. Solo con l'allineamento dei pianeti ritornerai definitivamente ciò che eri." La fanciulla voleva rispondere, lamentarsi, gridare, ma quello che produsse fu solo una folata di vento ghiacciato.
Arrivò il giorno di luna nuova e cinque giorni dopo, vicino al ruscello, la fanciulla riprese sembianze umane. Capì di avere poco tempo per chiedere aiuto, ma non sapendo a chi rivolgersi, decise di cercare il giovane dei boschi. Corse a perdifiato nella notte finché intravide da lontano il bianco cappello. Bussò alle sue spalle e implorò di liberarla dalla maledizione. Lui rispose che per accorciare i tempi dall'allineamento dei pianeti avrebbe dovuto sottoporsi ad una prova: ghiacciare il laghetto e pattinarci sopra. La fanciulla giudicò impossibile una prova simile eppure capì che non c'era tempo da perdere, così chiamò a sé i venti del Nord. Quelli risposero subito porgendo il loro aiuto. La fanciulla, dunque, chiese loro di ghiacciare il lago e loro si misero a vorticare sull'acqua fino a quando non fu ghiaccio. Ma anche così rischiava di fallire: non aveva i pattini e in un bosco è molto difficile trovare dei pattini da ghiaccio. Il tempo stava per scadere e la sua disperazione aumentava. Ma mentre era ferma, nel suo corpo umano, meditò un istante e cercò di considerare quella vicenda come un'opportunità offertale per caso.
"Sono l'aurora e il tramonto- si disse- sono la primavera e l'autunno, scirocco e tramontana. Sono nel muschio degli alberi e nel candore delle stelle; il profumo delle rose scorre nella mia essenza. Sono acqua, aria, terra e fuoco. Scorro tra le trame della seta, nelle acque calme di un ruscello, nella cavità di un violino. Mi nutro della luce, della freschezza della neve. Sono il nutrimento degli animali, la loro dimora. Sono radici, petali, semi e foglie. Il mio respiro è nella natura e tale voglio che rimanga."
La fanciulla rifiutò la prova perché nelle fiabe, anche se raramente, accade che le svolte sono fin troppo durature, che chi le ha causate, alla fine, non ha poi un ruolo così importante e che forse, anche se sembrano inaspettate, siamo pronte ad accoglierle sempre e comunque.
C'era una volta, in un paese molto lontano da tutto quello che per noi è vicino e scontato, una fanciulla di nobili origini. La sua casa era situata ai margini del bosco dove lei, fin dalla fanciullezza, amava passare le proprie giornate a contemplare le bellezze della natura. Un giorno, siccome le svolte, belle e sgradevoli, accadono in un preciso giorno della nostra vita, mentre la fanciulla si era attardata a leggere sulla riva di un ruscello, arrivò un giovane. Era vestito elegantemente, ma non aveva le scarpe. Quando la fanciulla lo vide pensò che egli fosse l'essere più strano che avesse mai visto, ma, nello stesso tempo, notò che la sua bellezza era superiore a quella di qualunque altra creatura terrestre. Pensò di essersi persa in un sogno, ma gli schizzi d'acqua gelida che le strisciavano il volto la riportavano alla realtà della sua situazione. Si chiese chi fosse, cosa ci facesse in giro per i boschi e, soprattutto, il perché non avesse le scarpe. Ma queste domande morirono nella sua gola non appena vide che egli si avvicinava. La fanciulla non fece in tempo di tirarsi indietro o ribellarsi che il giovane la baciò e da quel momento in poi nulla per lei fu come prima. Nell'istante del bacio le sue mani diventarono sabbia, i suoi capelli si sgretolarono al vento e della sua presenza non rimase che il suo vestito svuotato. Il giovane si guardò intorno e gridò nell'aria queste parole: "Ritroverai la tua forma cinque giorni dopo la luna nuova, poi ritornerai alla polvere. Solo con l'allineamento dei pianeti ritornerai definitivamente ciò che eri." La fanciulla voleva rispondere, lamentarsi, gridare, ma quello che produsse fu solo una folata di vento ghiacciato.
Arrivò il giorno di luna nuova e cinque giorni dopo, vicino al ruscello, la fanciulla riprese sembianze umane. Capì di avere poco tempo per chiedere aiuto, ma non sapendo a chi rivolgersi, decise di cercare il giovane dei boschi. Corse a perdifiato nella notte finché intravide da lontano il bianco cappello. Bussò alle sue spalle e implorò di liberarla dalla maledizione. Lui rispose che per accorciare i tempi dall'allineamento dei pianeti avrebbe dovuto sottoporsi ad una prova: ghiacciare il laghetto e pattinarci sopra. La fanciulla giudicò impossibile una prova simile eppure capì che non c'era tempo da perdere, così chiamò a sé i venti del Nord. Quelli risposero subito porgendo il loro aiuto. La fanciulla, dunque, chiese loro di ghiacciare il lago e loro si misero a vorticare sull'acqua fino a quando non fu ghiaccio. Ma anche così rischiava di fallire: non aveva i pattini e in un bosco è molto difficile trovare dei pattini da ghiaccio. Il tempo stava per scadere e la sua disperazione aumentava. Ma mentre era ferma, nel suo corpo umano, meditò un istante e cercò di considerare quella vicenda come un'opportunità offertale per caso.
"Sono l'aurora e il tramonto- si disse- sono la primavera e l'autunno, scirocco e tramontana. Sono nel muschio degli alberi e nel candore delle stelle; il profumo delle rose scorre nella mia essenza. Sono acqua, aria, terra e fuoco. Scorro tra le trame della seta, nelle acque calme di un ruscello, nella cavità di un violino. Mi nutro della luce, della freschezza della neve. Sono il nutrimento degli animali, la loro dimora. Sono radici, petali, semi e foglie. Il mio respiro è nella natura e tale voglio che rimanga."
La fanciulla rifiutò la prova perché nelle fiabe, anche se raramente, accade che le svolte sono fin troppo durature, che chi le ha causate, alla fine, non ha poi un ruolo così importante e che forse, anche se sembrano inaspettate, siamo pronte ad accoglierle sempre e comunque.
06/12/09
Racconto di Natale - Capitolo Primo
di Cristina Taliento
"Oh Oh! Guarda papà! Guarda papà!Cane! Ha morso il foglio del suo padrone e l'ha dato alla vecchina dei piccioni! "
"Il foglio? Ma... che stai dicendo?"
"Il foglio, papà! L'ha dato alla vecchina dei piccioni, guarda!"
"Ah, vuoi dire che il cane ha addentato il portafoglio del padrone e l'ha dato alla signora che dà da mangiare dei piccioni. Il cane ha addentato il portafoglio del padrone e l'ha dato alla signora che da da mangiare ai piccioni? Eccolo! Hai ragione, fantastico! Dobbiamo raccontarlo a nonna. Andiamo!"
"Il cane dentato...pottafoio e l'ha dato alla vecchia che... dà i piccioni!"
"Ma perchè continui a ripeterlo e perchè corri?"
"Papà tu non capisci mai niente! Io non devo mi dimenticare! Il cane ad...dentato il pottafoi e dato vecchia picciona. Cane dentato pottafoio ...dato vecchia..."
"Ehi, Gianni, ma dove corri come un diavolo? Vieni dalla tua nonnina"
"Io vitto un cane dentato...pottafoio e dato vecchina picciona! Bravo cane!"
"Traduci"
"Ha visto un cane togliere il portafoglio del padrone e darlo alla povera signora che dà da mangiare ai piccioni!"
"L'ho sempre detto io che questobel furbetto ha l'occhio da osservatore! Dammi un bacio! Ehi, Anna! Stanno suonando alla porta, vedi chi è!"
"Buonasera, signora"
"Buonasera Paolo!"
"Come va? Son venuto per chiederle un po' di sale, miseriaccia! Mia moglie è capace di esaurire una salina per quanto cucina salato, pazza di una donna! Ehm... novità?"
"Stavo per dire niente di nuovo, ma non oggi! Lo sa cos'ha visto mio nipote?"
"No! Non leggo mica nel pensiero, perbacco!"
"Un intelligente cane ha sfilato il portafoglio dalla tasca del padrone, ha corso per una ventina di metri con quel coso in bocca e indovina tu a chi l'ha dato? Lo so che non lo sa, buon Dio! Adesso le lo dico, aspetti! L'ha dato alla povera vecchina dei piccioni!"
"Per tutte le saline della zona! Mi sarei dovuto spasare con un cane. Bestia!."
"E non è tutto, proprio no! Quando il padrone, arrivato a fiato corto davanti alla vecchina, non si è sentito di riprendersi i soldi e compagnia bella. Anzi, dopo aver tolto i documenti, le ha dato ogni singola banconota."
"Ha fatto bene! Quella povera donna è sul marciapiede da vent'anni!".
"Ecco il sale... se ne va già?"
"Eh bè, direi! Grazie. Buonanotte!"
"Di niente!"
" Diavolo di una vicina, se ne va già? No, guardi... resto perchè è bella! Tutti matti sono questi! Ma la storia che mi ha raccontato... devo dirla a mia figlia 'la grande..."
"Sei tornato! Ce l'aveva il sale?"
"Tieni, che domande scontate... Dov'è Beatrice? BEA! Scendi, devo dirti una cosa!"
"Tieni, che domande scontate... Dov'è Beatrice? BEA! Scendi, devo dirti una cosa!"
"Aspetta!"
"Io quand'ero giovane altro che aspetta e aspetta! Rispetto per i genitori!"
"Che c'è papà? Avanti, spara"
"Spara a me? Cammina, figlia ingrata! La fretta dimostrala ai tuoi pari!"
"Lo sai che lavorare per il giornalino scolastico nel periodo natalizio è una corsa contro il tempo, papà... poi sono a corto di idee e se domani non ho l'articolo posso anche dire addio alla mia rubrica ."
"Ringrazia Dio che hai un padre come me! Ti ho trovato una storia niente male!"
"Hai dato un' occhiata al cassonetto? "
"Ecco cosa impari a scuola, a rispondere a tono!... comunque, il nipote della vicina ha visto un cane sfilare il portafoglio dal taschino del padrone e consegnarlo ad una povera barbona che sfama i piccioni notte e giorno... Insomma, poi il padrone ha rincorso il cane, ma alla fine ha deciso di lasciare i soldi, tutti quanti, alla vecchia... Forse è il Natale, ma per t-u-a madre non basta nemmeno quello per cambiare!"
"Interessante, davvero... Grazie papà!"
"Ehi, che fai, mi baci? Oh, è il Natale! Lo dico sempre io, è il Natale!"
"CANE CARITATEVOLE ONORA IL NATALE"
"Quel che avevo in mente, appunto"
"Bhe...come direttore... del giornale... posso dire...Ottimo lavoro, Colasanti! Davvero ot-ti-mo"
"Gr..az...e, professore"
"Vedrai che alla gente piacerà! Saranno guai d'oro per la vecchina, il cane e il padrone! Guai d'oro!".
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