28/05/16

Venti e passa anni stasera sui tetti e tequila



divagazioni di Cristina Taliento 


(Take me away, Ron Hicks, 1966, NY City)


Venti e passa anni stasera sui tetti e tequila da bere ballando perché c'è la luna e la luna si festeggia;  si festeggia ora, insieme, in questo presente dove si ama e si perde, questo presente che ferisce, invadente che ti prende per un braccio e ti bacia come se fosse possibile  (non è possibile) valicare i muri delle nostre austerità, delle nostre tenere ingenuità, quelle parti di noi che aspettano qualcosa senza chiedere, educate, speranzose, disperate. Quelle parti di noi che hanno fame. Che vogliono tutto, compreso perdersi in lande desolate e disperse oppure in spiagge non così solitarie, non così deserte. Festeggiare ora sui tetti, caffè e tequila, un vestito lungo, la luna, i capelli, che belli, i nostri occhi si assomigliano, le storie che ci hanno portato qui, tutto quello che siamo... è poco, sai, quello che siamo è poco. Uno crede di essere complicato, invece siamo tutti così semplici. Siamo semplici. Siamo qui e non vogliamo altro che essere liberi; liberi non vuol dire niente se inteso in senso così astratto e generale, ma liberi vuol dire essere noi, atomi e molecole in movimento nella notte, composti da cellule simili a microscopiche api luminose. Liberi di essere cento miliardi di neuroni e piogge di sinapsi, liberi che se mi gira vengo a chiederti se vuoi ballare e se poi me ne vado, ti sorrido. Liberi come l'acqua di cui siamo fatti e ancora di più se si considera che ci nutriamo di gas, per l'ottanta per cento azoto, gas che sono leggerissimi; ci nutriamo di cose evanescenti, rarefatte, intangibili, invisibili, espandibili. E siamo semplici anche se siamo strani perché ci piace pensarci conservatori e invece siamo progressisti, ribelli, cambiamo idea velocemente. Ci piace immaginarci dentro i confini che con amore e dedizione abbiamo imparato a delinearci intorno: le nostre sicurezze, passioni, le nostre idee, le preferenze, le nostre virtù. E poi ci scontriamo con le ombre di quei confini come se le nostre anime espandibili chiedessero più spazio, come se un giorno ci accorgessimo che non ci piace più lavorare la creta, come se un giorno ci svegliassimo con la voglia di andare lontano. Vai più lontano che puoi. 
Venti e passa anni sui nostri volti cambiati, diversi da quelli che erano quando avevamo sedici anni. I tuoi occhi, mi dici, sono stati sempre un po' riflessivi e malinconici e lo dici perché ti rassicura pensarti un punto, una cosa statica, una cosa che nasce con gli occhi malinconici e muore con gli occhi malinconici. E invece non è vero. Sarebbe bello sapersi sempre noi, sempre quelli, ma noi mutiamo e invecchiamo e il nostro Dna accumula errori, molti dei quali non vengono corretti. Se siamo sinceri, ci contraddiciamo. Cambiamo idea. Amiamo, odiamo. I tuoi occhi quando avevi sedici anni erano diversi, forse l'hai dimenticato, ma guardavano più lontano. La malinconia ha più sfumature, quella di allora non è quella di ora. Come puoi dirti lo stesso di prima?
Sono gli attimi che ci determinano e lo fanno in riferimento a quell'attimo soltanto e nulla più. Tequila stasera sui tetti e una canzone online, musica classica, mentre i satelliti brillano nel cielo e ci proteggono. Lo senti il vento che bello? Come sarebbe no? Cosa hai detto? Abbassa la musica, non ti sento.
E ballare, ballare per festeggiare questo momento, questo momento in cui noi, persone semplici, esprimiamo i nostri potenziali d'azione in compagnia, mentre i nostri sistemi limbici e tutte quelle cose che la Scienza non ha ancora scoperto si scambiano segnali di fiducia e affetto sincero, segretamente. 
Per cui il momento, questo segmento temporale del presente, è l'unico confine possibile che possiamo tracciare in tutta sicurezza, l'unico che ci vede davvero coscienti e collaboranti, convinti dei nostri sogni e desideri, perché il tuo sogno cambierà e i tuoi occhi anche e magari un giorno ti ritroverai a festeggiare da solo con dello champagne chissà dove e chissà perché e avrai il doppio di quello che hai ora, ma vorrai altro o la metà oppure un'altra cosa. E tu, allora, amico mio, ragazzo mio, dovrai ammettere di essere cambiato, dovrai ammettere che non ti piace più la tequila, che non ti piaccio più io, e non dovrai temere la strada che ti aspetta. 
Ma per ora muovi spalle e ginocchia su questo blues barocco e non ci pensare. Amo questo cd.


4 commenti:

Zio Scriba ha detto...

Trovo sempre molto toccante, questo tipo di scrittura emozionale.

Se ti avanza un po' di tequila, puoi portarla alla presentazione di lunedì... :)

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

grazie!
ahaha io in realtà non bevo :D però lunedì confermo la presenza!
A presto!!

Zio Scriba ha detto...

Fantastico.
Bevo poco pure io (sono già matto abbastanza) ma un pochino prima degli eventi pubblici mi ci vuole... :-)
A prestissimo!

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Ahahahah occhio che la popolarità dà alla testa! :D