05/11/16

Appunti su una campagna in Salento

divagazioni di Cristina Taliento


A noi ragazzi di pianura piace scattare foto con l'ultima luce del giorno, prendendo di taglio quel punto in cui la pianura dà l'idea della profondità addentrandosi in un paese di cui si vedono solo i campanili e i cipressi. La pianura racconta tanto e tutto insieme; si apre all'improvviso, non nasconde. E solo l'occhio e il tempo possono ascoltare quello che è nuovo laggiù, quello che da un punto più in alto si può sentire, senza neanche tanta attenzione, così, continuando a respirare.
 Quel giorno, tutto mi sembrava incredibilmente eccezionale, l'odore della campagna, il profumo del cielo misto alla nebbia. Non so, mi sembrò tutto strano e nuovo e aperto. In fondo ero cresciuta lì, erano le mie campagne, però non lo dicevo per scherzo, né per nostalgia se ogni cosa mi sembrava nuova e così piena di senso, mentre aprivo le braccia a quell'infinito celeste. Chiesi se anche lui notava questa meraviglia, se non era il solo frutto di un mio momento o di una mia illusione. Gli chiesi se anche lui sentiva il profumo di cielo che in altri modi non avrei saputo descrivere, perché probabilmente non contribuiva solo il mosto o l'erba secca o le ortiche, ma anche altre cose; cose oltre il grado di umidità, oltre i raggi di sole.
Sorrise davanti al mio entusiasmo. Non disse niente.
Avrei promesso di vivire lì per sempre.  In quel momento, avrei dato tutto per restare. Fece un fischio al pastore tedesco che già si allontanava verso l'orizzonte, laddove le luci di un paese vicino iniziavano ad accendersi con l'imbrunire. Egli aveva un maglione blu, lo stesso di anni. L'aria fredda imbiancava ancora di più i suoi denti, facendo assomigliare il colore delle sue labbra a quello degli anemoni di campo che spuntano sulle pietre. Pensai che l'idea di quell'attimo non poteva essere che soggettiva, vera solo per me, leggibile dal mio inconscio e, per questo, inspiegabile. Ma lui, lui che era restato, lui che in quel posto ci viveva, mi indicò la stella della sera che iniziava a vedersi sopra gli alberi lontani di una fattoria. E lì capii che egli aveva letto la stessa Bellezza, lo stesso spirito che aleggiava sulla campagna, sulla mia terra.


2 commenti:

Tomaso ha detto...

Cara Crestina, se questo racconto, è reale credo che le emozioni non ti sono mancate, se invece lo è di pura fantasia. devo dire che sei brava!!! La fantasia ci fa vivere meglio!!!
Ciao e buon fine settimana con un abbraccio e un sorriso:) sorridere fa bene!
Tomaso

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

la ringrazio!! Questo blog non sarebbe lo stesso senza i suoi commenti! Con vero affetto,
Cristina

Ps. "La fantasia è un posto dove ci piove dentro" (I.Calvino)