
Ma poi accade una cosa strana. Il cervello silenzia quel rumore. Così ripetitivo, lo esclude. Non credo che ci sia un momento netto in cui smetti di sentirlo, quel ticchettio. Penso che sbiadisca dolcemente, il quarto giorno più del terzo, fino a quando è come se avessi ancora la tua valvola di carne e non fosse successo niente, non fosse successo il rumore, la paura, lo schizzo di sangue sul lenzuolo al risveglio, lo stordimento, la cicatrice, il dolore. Gli altri continueranno a sentirlo ma la persona che ce l'ha non è che non senta proprio niente, ma sente silenzio che, in alcuni momenti, è quasi la stessa cosa. E' curioso che qualcosa di così evidente, fastidioso, punzecchiante sparisca per sempre, curioso pensare a qualcosa che c'è, ma i nostri sensi non arrivano a sentirlo. No?
Per incantare per giorni gli stupidi come me bastano pensieri come questo, catene di derivazioni logiche dove il risultato non è detto, potrebbe, ma si, però.
Allora ho chiesto a Giada: "A quante cose ci abituiamo quando nasciamo? E quando cresciamo?". Magari i bambini piangono sempre non solo per via delle coliche o perchè non sanno esprimersi. Magari piangono perchè sentono tutto, sono bombardati da miliardi di segnali, amplificano al massimo e poi piano piano sottilizzano queste capacità, per sopravvivere, per non soccombere alla totalità affinano, limano, tolgono, fino a quando modulano così tanto da stabilizzarsi intorno ad una realtà dove le cose sono così come le conosciamo. E quando arrivano all'età della parola e della memoria, dopo che hanno già escluso un sacco di informazioni, descrivono solo quello che vedono al momento. Il giallo, il verde, il blu, il rumore del vento, le note musicali, il silenzio. Ma se ci fosse dell'altro? Non so, magari qualcosa che alla nascita sentono e che quando iniziano a parlare non c'è più. Anzi c'è, ma il cervello, i nostri recettori semplicemente non lo captano. Magari dei rumori in sottofondo dell'universo. Rumori continui a cui ci si abitua. Tipo la storia della valvola cardiaca. So che a volte sono matta, ma come si fa a dimostrare l'esistenza di qualcosa che c'è ma non si sente?".
Giada masticava Big Babol e faceva palloncini rosa che distrattamente scoppiava prima che temevi potessero esplonderle sulla faccia. "hai provato a leggere sui forum? C'è un sacco di roba lì sulla sofferenza. Tutta gratis poi. Giò ne è uscito così, quando la Silviona l'ha lasciato". Lei era convinta che stessi ancora sanguinando.
Allora provai a spostare il mio discorso pseudoscientifico su qualcosa che catturasse la sua attenzione: "Chissà, forse è la spiegazione alla crescita. Quando sei piccolo le cose sembrano tutte giganti, poi dopo un po' ti stanchi. Quando sei piccolo ti batte sempre il cuore per tutto e con le mani è un disastro, la voce ti trema anche per chiedere alla maestra di andare in bagno. Poi inizi a fregartene, mi segui? Anzi, ti insegnano a fregartene. Già. E finisce che dopo qualche anno dici ti amo e non senti niente oppure senti silenzio che, in certi casi, sono la stessa cosa".
"Anche Youtube. Anche su Youtube ci sono dei video che aiutano a superarlo". Poi prese la borsa, borbottò qualcosa a proposito di una gelateria, e mi lasciò con i miei inutili, frivoli dilemmi.
"Anche Youtube. Anche su Youtube ci sono dei video che aiutano a superarlo". Poi prese la borsa, borbottò qualcosa a proposito di una gelateria, e mi lasciò con i miei inutili, frivoli dilemmi.