10/03/15

Quei matti ballano ancora

di Cristina Taliento

Ma io mi chiedevo proprio che cacchio avessero da ballare ancora, quei matti lì, quelli scemi. Perché non se ne stavo quieti a piangere dato che il Pil era basso, l'amore faceva schifo, l'aria sapeva di zolfo e i malati di tumore aumentavano anno per anno? "Andatevene a casa, tutti a casa, giullari!" volevo gridare certe volte. E magari proprio così no, ma un "eccheddiavolo" mi scappava. Era solo che non capivo. Voglio dire, cantavano ancora. Conoscevo le loro storie, le respiravo dai loro gesti e, grazie a  tutta quella faccenda dell'empatia, sapevo che avevano delle ottime, vincenti ragioni per essere tristi. O meglio, stravolti. Straziati. Tutti quanti: studenti, pensionati, pazienti, imprenditori, casalinghe, donne delle pulizie, autisti, professori, ministri, frati, modelle, dentisti, scrittori. "Invidiosa! Invidiosa!" canticchiava la mia coscienza. "Che se ne andassero al loro destino" mormoravo io. Le strade erano piene di cuori spezzati, cuori solitari, cuori due, tre volte infartuati e io, a dire il vero, un po' mi aspettavo una certa compagnia, una fratellanza silenziosa di gente che soffre, un cenno del capo da un passante che capiva, sapeva, poteva immaginare. Invece quando scendevo in strada, c'erano tutti quei matti che reagivano, neanche fossero stati tutti psicologi,  maniaci dell'andare avanti o fanatici del presente. Insomma, sentivo i loro cuori battere, sentivo le loro sofferenze, delusioni, malattie. Sentivo i loro lutti, gli addii, i loro cani sepolti, i loro pianti. I loro che erano i miei, che in fondo siamo tutti uguali. E però, tutta sta gente, la vedevo ballare ancora. Sara beveva ancora il suo caffè solubile nelle tazze da thè. Quelle mandrie di adolescenti all'uscita da scuola ridevano, alla faccia delle guerre quotidiane. Sally abbracciava ancora il suo pelouche, quello che le aveva regalato Marco due settimane prima di lasciarla piangendo. Lo spazzino fischiettava ancora. Il signore con il piede diabetico leggeva ancora i libri di Asimov sorridendo. Il ragazzino cinese distribuiva ancora i volantini del circo augurando agli automobilisti una buona giornata. "Checcacchio ridi se ti sfruttano, idiota!" pensavo io, ma poi mi vergognavo. Mi giravo e rigiravo tra le mani quel sacchetto di cellophane in cui era avvolto il mio cuore o i pezzetti rimasti o ciò che ero riuscita a ricucire. Guardavo loro, i loro sacchetti, le vite che vivevano ancora, i sogni che avevano ancora. "Bah" e non mi veniva altro da dire. 
Certe volte c'è solo da tirare su col naso e commuoversi per il coraggio del mondo, realizzare che tanto vale ballare. Male che vada, si vive. 

8 commenti:

amanda ha detto...

a me sta bene tutto quello che hai scritto, tranne l'inserimento dei ministri nella lista di coloro che non avrebbero motivi per ridere, dovrebbe trattarsi di un'altra Nazione, allora forse, ma a Vajontlandia quelli ne hanno milioni di motivi per ballare

Tomaso ha detto...

Come sempre cara Cristina trovi le motivazioni per fare un bel post, penso che è meglio lasciarli ballare tanto non sanno perché la fanno!!!
Ciao e buona giornata oggi abbiamo la primavera.
Tomaso

Zio Scriba ha detto...

Male che vada, si vive. Bene che vada, si scrive deliziosamente, come spesso ti capita. :)

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Grazie a tutti ragazzi, scrivo per una grande minoranza vedo :-)

Ma. ha detto...

la maggioranza, quella silenziosa, approva facendo su e giù con la testa. :)

Santi ha detto...

Be, credo di sapere dove hai trovato ispirazione.

Certo che si vive, anche male che vada. Siamo spesso attaccati all'idea che la vita debba mantenere le promesse, mentre invece si tratta di una scommessa. Ci si mette di impegno perchè tutto vada come deve, invece c'è sempre un tronco, un ramo, uno spillo oppure un pelo a mettersi di traverso, e allora sembra che sia arrivata la disgrazia.

Quando hai capito che si tratta della vita, che la vita è così, allora prendi e ci fai una risata, come per prendere in giro te stesso pensando a che razza di sciocco eri, credevi che quella promessa dovesse essere mantenuta.

ps: Ma chi ha fatto questa promessa?

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Grazie massimo :-)

Santi grazie, credo poco alle promesse!

Buona serata a tutti, io sono andata a correre col buio!

Santi ha detto...

Bene Cristina io su questo non avevo dubbi :).

Intanto però molta gente è illusa da queste promesse: La promessa della libertà nella democrazia, la promessa che sposi e sarai felice, la promessa che studi e avrai successo, avrai dei figli e sarà bellissimo ecc. ecc.

Si tratta di maturità, perchè i nostri genitori fin da piccoli, per non farci spaventare ci raccontano un mondo bellissimo, mentre poi ci scontriamo con una realtà diversa.

In verità dipende da noi, e il mondo è bello se solo noi sappiamo dove guardare.

ps: Se ti fa piacere, vediamo se accendo la maggioranza :).