11/12/14

Quei ragazzi seduti là fuori

di Cristina Taliento


Là fuori ci sono dei ragazzi, avranno vent'anni. Parlano tra loro e ridono qualche volta, si sistemano il berretto tra un sorriso e l'altro. Denti Bianchi ama Occhiali più di qualsiasi altra cosa. Occhiali allora chiede:
"Qualsiasi altra cosa... tipo?". Più dell'infinita pienezza del cielo e del mare. Denti Bianchi non avrebbe mai pensato di perdere la testa per lei, le sue labbra screpolate, i suoi capelli spettinati e i "tipo" all'inizio della frase, le unghie corte di bambina, il suo sguardo da anziana. 
Giulia li guarda da lontano e tira su con il naso. E pensa allo scorso novembre, al basket nelle strade con il crepuscolo alle sedici e dieci, a quando Joe le tirò la palla e lei fece canestro. Vorrebbe entrare dentro, al caldo, chi non vorrebbe stare al caldo. Ma lei rimane lì fuori con le mani congelate nelle tasche del cappotto, la pressione bassa, il battito nei limiti, venti e passa anni a cui badare in testa e non entra, non suona. Si direbbe che stia aspettando, ma in realtà vuole non pensare a niente. Se fumasse, fumerebbe. Invece non fuma e resta lì come una deficiente, come un vagabondo raffreddato nella sera che attende la sua minestra di ego, urla e coscienza. Griderà mai? Alcuni bambini cantano una canzoncina di Natale, li ascolterebbe per ore. Sorride, si tocca la fronte. Griderà un giorno?
  Luca è seduto sui gradini del vecchio ambulatorio analisi. La paziente ha un glioblastoma. Valutare analisi, prescrivere esami. È uno studente al terzo anno, che diavolo ne sa. E comunque non lo cercano. Il medico, lì dentro, sa perfettamente cosa può fare, cosa non può fare. Luca ha preso per mano la figlia piccola della signora con il tumore nel cappello, l'ha accompagnata ai distributori automatici. "Mmm, guarda, ci sono i Lions al caramello!" ha esclamato facendo la mano ad artiglio. Ne ha presi due e li hanno mangiati con le spalle contro al muro senza dire molto. Poi, lui è uscito là fuori perché a stare dentro non ce la faceva più, si è buttato sul primo gradino, insieme ai muschi e ai licheni che crescevano a macchie verdi e gialle, e lì ha iniziato un pianto debole e sommesso.

6 commenti:

amanda ha detto...

Luca lo abbraccerei perchè lo capisco così tanto, ma oggi qui tra questi tui ragazzi mi sono un po' persa, non riesco ad inquadrare la situazione

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

È così, infatti,amy :-) l'osservatore è onnisciente, osserva da lontano, come un qualsiasi altro che guarda la gente, però sa. Lavorerò per migliorare :-) ciao, grazie

Anonimo ha detto...

Ci sono tre storie differenti, tre spunti diversi, a me sembra così. Non sono sicuro, ma credo che
Giulia prima o poi debba lanciarlo il suo grido, per liberarsi del suo dolore,
un dolore che appesantisce l'anima e il cuore. Solo così poi Giulia tornerebbe a volare.

Per gli altri due non ci arrivo, ma è una mia interpretazione.

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

:-) grazie

Zio Scriba ha detto...

Anche stavolta mi hai emozionato.
Un abbraccio.

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Thank you real writer:-)