di Cristina Taliento
Dr. William Halsted (holding a mallet) operates on a patient at Johns Hopkins in 1904.
Leggendo il libro "L'imperatore del male" di Siddhartha Mukherjee, la sensazione è che la storia della ricerca di una cura contro il cancro sia una storia di pochi, quasi una storia di famiglia. Almeno fino alla metà del ventesimo secolo. Da quando Galeno definì il cancro con il termine "bile nera" -capace di diffondersi negli organi del corpo e, se ostruita nel decorso, accumularsi in tumori- ad oggi, quasi tutto è cambiato.
Si è evoluto il nostro linguaggio, i microscopi, le tecniche di analisi, si sono evolute le nostre sale operatorie e i farmaci. Abbiamo addomesticato sostanze tossiche e mezzi fisici -come veleni e radiazioni - per aggredire un processo che ha inizio dall'unità di cui siamo composti - la cellula- che impazzisce e inizia a proliferare in maniera incontrollata. Abbiamo iniziato a contare e a misurare i giorni di sopravvivenza dopo il trattamento, i giorni di sopravvivenza prima di una recidiva. Un muto contare che durava anni, decenni, per poi abbattere e ricostruire, a volte perseguire, a volte perseverare, a volte lasciare andare sconfitti.
Diversamente da altre storie in medicina che hanno cambiato per sempre l'umanità, come la storia del vaiolo, della polio, della tubercolosi, quella del cancro ha tanti punti di luce sparsi, punti su cui qualcuno ha fatto chiarezza, ma altrettanti punti neri, fuori fuoco che, nonostante tutte le cure scoperte, ci riportano al punto di partenza, ovvero all'immagine di un granchio (dal termine greco usato da Ippocrate, karkìnos) che oltre ogni nostro controllo, con le sue chele, si ramifica e si diffonde in un paziente che muore davanti al suo medico impotente.
La storia che racconta Mukherjee, ematologo oncologo della Columbia University's Herbert Irving Comprehensive Cancer Center, è una storia di prove, lunghi tentativi, finanziati o, il più delle volte, condotti in vecchi scantinati adibiti a laboratori. Invero, non una, ma l'insieme di storie in cui qualcuno ha messo in dubbio la parola "inoperabile", un altro ha somministrato un veleno e poi il suo anti-veleno a dei pazienti affetti da leucemia; o ancora, la storia di un ristretto gruppo di coraggiosi altri che ha iniziato a mettere in discussione un intervento di mastectomia radicale, gravato da numerose complicazioni, proponendo un nuovo intervento, meno demolitivo ma non meno efficace.
Non è sempre una storia triste, perché c'è molta speranza dietro ogni scoperta, ma è di sicuro una storia lontana dall'essere compiuta. Per qualcuno forse finirà a pagina 700, ma non per quelli che sono caduti, che hanno fallito e si sono alzati, che continuano ad andare. (L'imperatore del Male: una biografia del cancro di Siddhartha Mukherjee, edito Mondadori, 2010)