tag:blogger.com,1999:blog-65846206960730830152024-02-21T09:07:29.374+01:00IL BALLO DEI FLAMENCHIScrivere fu il suo unico modo di allenare il metacarpo e tutte quelle falangi Unknownnoreply@blogger.comBlogger424125tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-5835045216977859652024-01-07T11:39:00.001+01:002024-01-07T11:39:15.794+01:00The Emperor of All Maladies: A Biography of Cancer - Siddhartha Mukherjee<p> di Cristina Taliento </p><p><br /></p><p><img alt="Imber On Biography Of 'Genius' Surgeon Halsted : NPR" class="sFlh5c pT0Scc iPVvYb" jsaction="VQAsE" jsname="kn3ccd" src="https://media.npr.org/assets/artslife/books/2010/02/genius_on_edge/halsted_wide-1893f6e33fbb8ceb47e9343bbe7cf10642169295-s1100-c50.jpg" style="height: 243px; margin: 0px; max-width: 1000px; width: 432px;" /></p><p><span style="background-color: white; caret-color: rgb(118, 118, 118); color: #767676; font-family: NPRSans, sans-serif; font-size: 12px; letter-spacing: 0.24px;">Dr. William Halsted (holding a mallet) operates on a patient at Johns Hopkins in 1904.</span></p><p><span style="background-color: white; caret-color: rgb(118, 118, 118); color: #767676; font-family: NPRSans, sans-serif; font-size: 12px; letter-spacing: 0.24px;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;">Leggendo il libro "L'imperatore del male" di Siddhartha Mukherjee, la sensazione è che la storia della ricerca di una cura contro il cancro sia una storia di pochi, quasi una storia di famiglia. Almeno fino alla metà del ventesimo secolo. Da quando Galeno definì il cancro con il termine "bile nera" -capace di diffondersi negli organi del corpo e, se ostruita nel decorso, accumularsi in tumori- ad oggi, quasi tutto è cambiato. </p><p style="text-align: justify;">Si è evoluto il nostro linguaggio, i microscopi, le tecniche di analisi, si sono evolute le nostre sale operatorie e i farmaci. Abbiamo addomesticato sostanze tossiche e mezzi fisici -come veleni e radiazioni - per aggredire un processo che ha inizio dall'unità di cui siamo composti - la cellula- che impazzisce e inizia a proliferare in maniera incontrollata. Abbiamo iniziato a contare e a misurare i giorni di sopravvivenza dopo il trattamento, i giorni di sopravvivenza prima di una recidiva. Un muto contare che durava anni, decenni, per poi abbattere e ricostruire, a volte perseguire, a volte perseverare, a volte lasciare andare sconfitti. </p><p style="text-align: justify;">Diversamente da altre storie in medicina che hanno cambiato per sempre l'umanità, come la storia del vaiolo, della polio, della tubercolosi, quella del cancro ha tanti punti di luce sparsi, punti su cui qualcuno ha fatto chiarezza, ma altrettanti punti neri, fuori fuoco che, nonostante tutte le cure scoperte, ci riportano al punto di partenza, ovvero all'immagine di un granchio (dal termine greco usato da Ippocrate, <i>karkìnos</i>) che oltre ogni nostro controllo, con le sue chele, si ramifica e si diffonde in un paziente che muore davanti al suo medico impotente. </p><p style="text-align: justify;">La storia che racconta Mukherjee, ematologo oncologo della Columbia University's Herbert Irving Comprehensive Cancer Center, è una storia di prove, lunghi tentativi, finanziati o, il più delle volte, condotti in vecchi scantinati adibiti a laboratori. Invero, non una, ma l'insieme di storie in cui qualcuno ha messo in dubbio la parola "inoperabile", un altro ha somministrato un veleno e poi il suo anti-veleno a dei pazienti affetti da leucemia; o ancora, la storia di un ristretto gruppo di coraggiosi altri che ha iniziato a mettere in discussione un intervento di mastectomia radicale, gravato da numerose complicazioni, proponendo un nuovo intervento, meno demolitivo ma non meno efficace. </p><p style="text-align: justify;">Non è sempre una storia triste, perché c'è molta speranza dietro ogni scoperta, ma è di sicuro una storia lontana dall'essere compiuta. Per qualcuno forse finirà a pagina 700, ma non per quelli che sono caduti, che hanno fallito e si sono alzati, che continuano ad andare. (<i>L'imperatore del Male: una biografia del cancro</i> di Siddhartha Mukherjee, edito Mondadori, 2010)</p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-74045087585041242102023-09-02T16:57:00.013+02:002023-09-03T11:27:15.826+02:00Stai un po' fuori dal mio sole<p> di Cristina Taliento, liberamente tratto da Plutarco, "Vite parallele"</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Il sole brillava su lande polverose e deserte di un'epoca a me, tutto sommato, sconosciuta. Alessandro Magno e gli altri soldati avevano passato il pomeriggio a programmare quella che l'indomani si sarebbe rivelata una fantastica battaglia. Io ero estranea a quelle macchinazioni e, in un certo senso, era buon costume che me ne tenessi fuori dal momento che ero lì principalmente come medico di campo. Per di più, l'odio mi era indifferente. Mi bastava fare in pace e in maniera tranquilla e organizzata il mio duro, faticoso, lavoro. </p><p style="text-align: justify;">Alessandro venne a chiedermi se fosse, secondo me , giusto, dal momento che ci trovavamo a Corinto, andare a far visita a Diogene di Sinope, detto il Cinico o il Cane, a seconda dei casi.</p><p style="text-align: justify;">"Perché no" risposi, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla ferita che stavo medicando.</p><p style="text-align: justify;">"Sono dibattuto, sai, perché quel Diogene ha un caratteraccio. Non vorrei incorrere in situazioni che possano mettermi a disagio". </p><p style="text-align: justify;">"Non temere- dissi- lo fa solo perché si annoia". </p><p style="text-align: justify;">"E per darsi delle arie- aggiunse Alessandro - Davvero non capisco il senso di questo "ascetismo"- disse mimando le virgolette in aria con le dita. </p><p style="text-align: justify;">Toccai appena la ferita, il soldato urlò.</p><p style="text-align: justify;">"...<i> di questo non averne mai abbastanza di fare a meno e a meno e a meno di tutto</i>". </p><p style="text-align: justify;">Gli rivolsi un'occhiata veloce, mentre tamponavo il sangue che aveva ripreso a fuoriuscire dai lembi di cute aperti. Egli vaneggiava: "Qual è il senso di una vita trascorsa a svuotare con avarizia tutti i contenitori possibili, per trarre la più alta soddisfazione da una mano vuota. Quanta avidità devi avere in corpo per desiderare che nulla ti serva, che nulla ti sazi, che nulla, nulla ti scalfisca mai?"</p><p style="text-align: justify;">Contrariamente a quanto diceva Ippocrate che sosteneva la necessità di mantenere la ferita asciutta per favorire la guarigione, circa trecento anni dopo un certo Galeno di Pergamo consigliava, invece, di applicarvi sopra un panno per mantenerla umida. </p><p style="text-align: justify;">Dopo un lavaggio con vino e aceto, feci cenno al soldato di lasciare immobile il braccio, poi mi diressi verso la seconda tenda dell'accampamento per tagliare un metro di benda. </p><p style="text-align: justify;">Alessandro mi seguì. "Da quando siamo qui, nel bel mezzo di questo nulla animato da corpi e cavalli, da quando sto vincendo una ad una tutte queste battaglie, stuoli e dico stu-o-li di statisti e filosofi sono venuti qui a congratularsi con me. Beh, pensavo, dal momento che siamo a Corinto, verrà anche lui, prima o poi! Ebbene, quel maledetto cane, non si è scomodato". </p><p style="text-align: justify;">Avvolta la benda attorno al braccio del soldato, provai a tagliare con una forbice cinque centimetri di quella fasciatura affinché non fosse troppo stretta. Ma le forbici non tagliavano. Non tagliavano mai. </p><p style="text-align: justify;">"Queste forbici non tagliano" dissi. </p><p style="text-align: justify;">"Sai cosa penso? Penso che...- stava dicendo Alessandro- penso che, in definitiva... dovremmo andare noi a portare i nostri omaggi a lui". </p><p style="text-align: justify;">Chiesi: "Perché vuoi a tutti i costi i complimenti di un uomo che non ha mai servito nessuno e che mai lo farà?". </p><p style="text-align: justify;">Alessandro non rispose. Era fatto così. Stava pensando già al tragitto che dovevamo fare per arrivare a Craneion. Sbuffai. </p><p style="text-align: justify;">Dunque, il giorno dopo, giungemmo nel sobborgo di Craneion, dove il Filosofo si godeva il suo tempo libero. Alessandro avanzò con ampio passo verso Diogene, il quale era disteso al sole. </p><p style="text-align: justify;">Diogene sollevò un po' lo sguardo, quando vide tanta gente venire verso di lui. Io mi tenevo in disparte, curiosa di assistere a quel duello di due diversi Daimon, due personalità. Ethos Anthropoi Daimon. ("Il carattere di uomo è il suo destino"). Scartai una caramella alla fragola. </p><p style="text-align: justify;">Quando furono vicini abbastanza, Diogene fissò negli occhi Alessandro. </p><p style="text-align: justify;">"Carissimo!"- esclamò Alessandro allargando le braccia quasi a voler contenere il mondo. </p><p style="text-align: justify;">"Alessandro Magno..." mormorò Diogene rivolgendo nuovamente il volto verso il cielo. </p><p style="text-align: justify;">"Si direbbe che quasi non ti importi di me! Beh... a me invece -ti dirò- di te mi importa! Non so se ti hanno detto che sto vincendo innumerevoli battaglie! Non le riesco più a contare!". Rise con l'euforia di un cocker spaniel che non si capacita del perché il padrone sia un po' troppo sulle sue. </p><p style="text-align: justify;">"Mi fa piacere, Alessandro..". </p><p style="text-align: justify;">"Ebbene, sono giunto sin qui..." fece una pausa per aspettare un cenno da Diogene, un qualsiasi cenno che lo incoraggiasse nel continuare il discorso. Il pubblico presente si protese impercettibilmente in avanti. </p><p style="text-align: justify;">"Sono giunto sin qui - ripetè avvicinandosi e facendogli ombra- per chiederti se ti servisse qualcosa. C'è qualcosa che posso fare per te?". </p><p style="text-align: justify;">Allora Diogene senza aprire né gli occhi, né muovere le spalle rispose: "Si. Stai un po' fuori dal mio sole". </p><p style="text-align: justify;">In molti corrugarono le labbra, dispiaciuti per quell'affermazione che presupponevano potesse aver ferito l'ego di Alessandro. Tuttavia, questi ne fu divertito. E la sua reazione causò l'ilarità collettiva verso quel filosofo, famoso per essere un randagio senza catene. </p><p style="text-align: justify;">Mentre ci allontanavamo, tra le battute e gli schiamazzi dei soldati, Alessandro mi disse: "Davvero, se non fossi Alessandro vorrei essere Diogene!". </p><p style="text-align: justify;">Mi sembrò abbastanza coerente, alla fine erano due Prime Donne. Ma non glielo dissi. </p><p style="text-align: justify;">Dissi soltanto: "Le forbici che mi hai dato non tagliano. Non tagliano mai". </p>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-79150086447698865462023-08-05T17:53:00.000+02:002023-08-05T17:53:27.236+02:00Amnion <p>by Cristina Taliento </p><p><br /></p><p><img alt="Art for Kitchensalt Ansd Pepper Shaker Still Life by John - Etsy" aria-hidden="false" class="r48jcc pT0Scc iPVvYb" jsaction="VQAsE" jsname="kn3ccd" src="https://i.etsystatic.com/7087854/c/522/415/225/160/il/8a3028/3039083168/il_340x270.3039083168_9qzq.jpg" style="height: 270px; margin: 0px; max-width: 340px; width: 340px;" /></p><p><br /></p><p>It started raining heavily</p><p>while I was sitting in a soulless café</p><p>lost in conversations in which I did not recognize myself</p><p>turning the salt shaker in my hands over and over</p><p>but really distracted by the thought</p><p>I was wasting my time.</p><p><br /></p><p>And I said I had to go to the toilet,</p><p>but I went out in the street</p><p>in shorts and T-shirt,</p><p>without even putting on my sweater </p><p>or any other forms of prudence</p><p>and I stuck my head in that torrential rain of June, </p><p>called by the need to</p><p>return to being The Nothing</p><p>or, if not that,</p><p>the child,</p><p>the fetus in the amniotic fluid.</p><p><br /></p><p>And I stayed there</p><p>like someone who is lost,</p><p>or as someone who has found himself,</p><p>with my long hair soaking wet,</p><p>in the middle of the stopped cars with the hazard lights</p><p>and the windshield wipers at the speed of</p><p>my beating heart.</p><p><br /></p><p>Then I came back,</p><p>magically I was dry.</p><p>However as an apology I said:</p><p>"It's just</p><p>At night I dream of the sea,</p><p>I don't want the rain to stop."</p><p>I was pretty amazed by your answer</p><p>which I expected cold </p><p>even artificial,</p><p>instead you said:</p><p>“Don't worry, I know your oceans”.</p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-59653025778783976872023-03-12T15:33:00.002+01:002023-03-12T15:33:43.504+01:00Di alci, di case, di eroi <p> di Cristina Taliento </p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">In un periodo molto lungo della mia Formazione, dei miei giorni, delle mie ore indaffarate in cui corro tra il mare e le stelle, ci sarà sempre </p><p style="text-align: justify;"><i>quella domenica in cui non lavoro </i></p><p style="text-align: justify;">dove porto fuori il cane e mi fermo a prendere un cappuccino da asporto nell'unico bar aperto di questa città medievale in cui sembra che tutto sia fermo al 1943, come in quadro di Giorgio De Chirico, tipo le "Muse Inquietanti". Quella domenica in cui non lavoro e nemmeno studio e nemmeno ascolto e nemmeno parlo, dove persino l'ultima edicola dell'ultima strada è miracolosamente chiusa. Chiuse sono anche le scuole, le chiese, le stazioni e le mura della città.</p><p style="text-align: justify;">dove il cameriere aspetta sull'uscio che qualcuno entri per mangiare, ma non c'è nessuno sebbene sia mezzogiorno e, così, inizia a fumare. </p><p style="text-align: justify;">dove le idee sono solo potenziali e io non ho nessuna voglia di rincorrerle, al più le guardo sorridendo senza la pretesa che su di esse ci metterò mai il mio nome. </p><p style="text-align: justify;">quella domenica stile Lockdown 2020 per i single in case situate in strade poco trafficate con molto verde, discreto silenzio e staticità,</p><p style="text-align: justify;">dove un alce americano, vista l'assenza dei presenti, decide di scendere a valle, continuare verso la pianura e poi addentrarsi nella città, quella città medievale, sempre quella e lì, poi, decidere di andare per quell'ultima strada alla fine della quale si trova quell'ultima edicola e lì, poi, trovare me che sono seduta sull'ultima panchina dell'ultima strada e bevo l'ultimo cappuccino dell'unico bar aperto della città. </p><p style="text-align: justify;">allora, l'alce mi guarda e il mio cane non abbaia nemmeno, si mette seduto e aspetta e io, con fare composto smetto di bere e gli faccio un cenno del capo. L'alce ricambia. </p><p style="text-align: justify;">il cameriere ci guarda e continua a fumare. </p><p style="text-align: justify;">e io non so nemmeno più dove sia casa mia e l'unica casa che mi resta è quella che ho in testa. </p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-16461690774949857702022-10-26T21:18:00.002+02:002023-03-12T15:34:45.945+01:00Aver cura <p><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">di Cristina Taliento</span></p><p><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;"><br /></span></p><p><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">La leggerezza di Genda, come io l'ho vista un mattino d'estate, nel vento che adduceva le gemme al tronco e muoveva la sua camicia di lino, era calma come una pianura di grano, era la chiave del trattore in mano e il pensiero di far bene e in pace il suo tranquillo, organizzato lavoro.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><i style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;">È un lavoro pesante, un lavoro pesante, </i><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">ripeteva di continuo sua moglie alle vicine. Pesante. Ma invece a lui andava bene, non avrebbe voluto essere da nessuna altra parte. Arava i campi e faceva il falegname. Entrambe le cose e tutte e due con un basso, notevolmente basso, tasso d'errore. La concorrenza infatti avrebbe voluto, da cinquant'anni a quella parte, che qualche sua mano finisse sotto un rullo oppure che la motozappa gli falciasse un piede. Ma parlava poco, aveva ottant'anni, odiava gli ospedali e faceva prevenzione stando attento, non rispondendo alle domande, pensando poco agli affari che non lo coinvolgevano. Spegneva la tv e guardava le nuvole. </span><i style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;">Guarda sempre le nuvole, le nuvole,</i><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;"> ripete di continuo sua moglie alle vicine. </span><i style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;">Oh, oh, è così profondo,</i><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;"> ripetono le vicine. Ma il vecchio spera soltanto che piova sulle sue melanzane, cosa diavolo ci vedono di profondo e profondo nei suoi piatti occhi grigi. Così distoglie lo sguardo da lassù, ma lentamente, perché stava ricordando una poesia, un'antica poesia, ora svanita, va be'.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">Io non ero altro che la nipote di un suo vecchio amico. Non volevo andare a scuola, volevo imparare il mestiere.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Insegnami come si ara il campo"</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Ragazzina, è un lavoro da uomini, sei un uomo tu?"</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"No" dissi.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"E allora che ci fai qui?"</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Niente, in effetti" dissi e me ne andai.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">Passò un mese, mi andò di tornare.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"La vigna, il campo" ricordai.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Beh, ma almeno sai innaffiare?"</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"No- dissi- sono una ragazza che non ha mai messo piede in campagna".</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"E allora perché non vai a studiare giurisprudenza"</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Perché non so leggere"inventai.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"E che cosa sai fare?"</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Parlare tanto, spesso a vanvera, millantare, immaginare"</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Capisco" disse serio. "D'altronde è un tipo d'atteggiamento molto diffuso questo, soprattutto tra i giovani"</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Soprattutto" ammisi.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">Me ne stetti a sbuffare con la schiena appoggiata alla palizzata, ferma lì, in camicia scozzese, ad aspettare la Vita, il Talento, il Momento.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">Intanto maturava la stagione, la vigna cresceva in altezza ogni giorno di più, Genda non mi dava retta, e io non sapevo fare niente a parte osservare.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Alle volte uno si sente incompleto ed è soltanto giovane" mi disse un giorno, mentre lanciava il pane alle anatre. Dovevo avere, in quel momento, la fronte corrugata.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"È una frase di Italo Calvino" dissi dopo qualche secondo, al diradarsi dei pensieri.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Io questo lo so. Però, stando a quello che mi hai raccontato, che sei un'ignorante, sei tu che non dovresti saperlo"</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Alcune cose le so" dissi e mi pentii di avergli detto di non saper leggere.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Non mi dire bugie" disse.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Mi dispiace, l'ho fatto perché volevo essere gambo sottile, appena nato, tabula rasa facile da scriverci sopra, invece pur essendo giovane ho letto e pensato molto e in effetti non so se vado bene per questo lavoro"</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Ci sarà sempre una parte di te che vorrà correre dietro alle chiacchiere da romanzo e un'altra che vorrà guidare il trattore. Non perdere tempo a tagliarti le parti, ma, semmai, ad aggiungerne altre. Per quel che va al di là di questo punto, è presto pensare a insegnarti a fare il campo. Dato che sei una donna, però, puoi coltivare la malva in quel piccolo fazzoletto di terra che hai alle tue spalle"</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Va bene" dissi, non sapendo bene di che colore fosse la malva.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Mia moglie la usa per le tisane".</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">Mi diede una zappa e andai a vedere che tipo di terreno ci fosse.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">Scoprii che la malva era una pianta selvatica, in quel caso, già spuntata tra i sassi, richiedente poca acqua, se non quella piovana. Mi chiesi cosa avessi dovuto fare, avendo la natura già fatto tutto.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Pensa alla malva" mi gridò da lontano.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">"Ci penso, ci penso" mormorai.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">Poi un giorno gli venne uno pneumotorace. Avrei voluto correre alla fattoria per rivoltare tutti i cassetti in cerca di una cannuccia e qualcosa d'appuntito. Invece, menomale, chiamai soltanto un' ambulanza.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">Disse: "Innaffia la vigna quando sarò partito"</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">Dissi ridendo pensando scherzasse: "Cos'avrò in cambio, vecchio"</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">Disse: "Vino". Non scherzava.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">Dissi: "Acqua per vino, è l'affare meno affare della storia".</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">Disse solo: "Abbine cura, è l'unico modo, l'unico modo, per fare sul serio".</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" /><span face=""Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif" style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666;">Fare sul serio, ero giovane, cercavo l'effimero, ma mi sembrò il senso di tutto, delle azioni, del perché del giorno, della pioggia, del campo.</span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-18541697507363197492022-03-05T20:44:00.002+01:002022-03-05T20:44:22.028+01:00Maledetta provincia <p>di Cristina Taliento </p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span lang="IT">In un punto
imprecisato della sua vita, l’Adolescente Arrogante, come le piaceva definirsi,
si trasferì in uno strano posto di provincia, un luogo di villeggiatura, nella
fattispecie un centro termale per vecchi. C’è un insolito sobbalzo dell’Io quando
dalla Città ci si trasferisce in Provincia, è come se si ritornasse a guardarsi
dentro, in solitudine, più da vicino, in silenzio. Questo le fu chiaro fin da
subito, quasi. Negli ultimi anni l’Adolescente Arrogante si era appiattita
nascondendosi nel furibondo casino della Città. Non era Città solo quel denso
aggrovigliarsi di vite e finestre, strade, uffici, semafori, clacson; erano
Città le Voci, quel fitto, fittissimo vociare di opinioni, ordinanze, divieti, ammende,
programmi radio, dichiarazioni di guerra, titoli squillanti, le mode, le
consuetudini, la pandemia. A piano a piano l’Adolescente Arrogante non aveva
più voluto, potuto parlare né con gli altri né con sé stessa, dal momento che
tutto quello che si poteva dire era stato detto e non rimanevano altro che le
stelle sui tetti delle case. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span lang="IT">L’Arroganza. Facciamo
un passo indietro. Che cosa era sempre stata per lei l’Arroganza: per lei, l’Arroganza
era ciò che per Eraclito era il Daimon, il demone che è in ognuno, l’argento,
la forza, quello che lasci agli altri di te. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span lang="IT">“Siate prudenti
come serpenti e semplici come colombe”. Ma siate anche Arroganti come piccoli arrampicatori,
come quei vermi minuscoli che scavano interi imperi sottoterra pensando di
potercela fare, non soccombete, non accontentatevi della sola Logica, contestate,
andate dappertutto e chiedete, immaginate soprattutto e scrivete, raccontate, perché
non puoi donare il tuo Daimon se non lo sai raccontare. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span lang="IT">Col tempo la sua
bella Arroganza aveva perso lucentezza per tramutarsi in una strana forma di
pacata Accondiscendenza. A voler trovare una causa, ciò poteva essere semplicemente
spiegato con il passaggio all’età adulta. Da Adolescente Arrogante era
diventata un’Adulta Accondiscendente. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span lang="IT">L’Accondiscendenza.
Che cosa era per lei: osservare la realtà, ogni dettaglio e trovarlo,
effettivamente, al di là di tutto abbastanza giusto, diciamo ben collocato. Dietro
un bel paio di occhiali spessi, ascoltava le risposte del Mondo, tutte quelle
voci, senza avere nulla da obiettare veramente, quasi come se ogni frase, ogni
affermazione, in fin dei conti, avesse la sua Verità.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Le Cose, le Opinioni, avevano tutta l’Arroganza
di stare ben fisse al loro posto. Era lei, a spostarsi, a piegarsi per cambiare
Prospettiva ed era come danzare, un fluido, continuo adattamento che finì, in quegli
anni, per venirle naturale, siccome, dopotutto, si compiaceva di essersi elevata
alla moltitudine delle cose, senza trovare mai barriere, ma solo correnti da
assecondare, osservare, ascoltare, capire, senza contraddire. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span lang="IT">Tuttavia, le capitò
di rendersi conto che quell’Accondiscendenza non era il traguardo della sua formazione,
né la naturale evoluzione di quella acerba, impacciata Arroganza. Che cos’era, dunque.
<i>Ragnatele, maledette ragnatele! Ecco cos’era. <o:p></o:p></i></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span lang="IT">Allora, dicevamo…
la Provincia. Per l’Adulta Accondiscendente tutte le province si assomigliano tra
di loro per le sensazioni più disparate che possono suscitare. Di seguito
alcune immagini comuni che si hanno in quasi tutte le province del Mondo con le
dovute differenze culturali: l’odore di polpette la domenica per le strade, i
ragazzini con lo zaino in spalla che vanno in stazione o alla fermata del bus,
i vecchi con la camicia azzurrina, le auto datate, i gatti che attraversano le
strade deserte. Tutte queste scene, questi odori, si possono avere anche in
Città, ma in Provincia è diverso. Lo sapete, è diverso. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span lang="IT">Si trovò, dunque,
in questa Provincia, che non era quella in cui era nata e cresciuta, ma aveva,
per le sopra citate ragioni, un che di familiare. Era, come abbiamo già detto,
uno strano posto, simile a un set cinematografico alla Wes Anderson: tra
piccole case e viali alberati giganteggiavano vecchi hotel di lusso, alcuni
ancora in funzione, altri abbandonati. La sera, al crepuscolo, le enormi
scritte piazzate sul tetto degli hotel si stagliavano nel tramonto stellato, tra
lo scarabocchio di una luna crescente e le antenne paraboliche, issando nel Cielo
quell’audace gusto anni 90’ con nomi come “Metropole”, “Continental”, “Grand
Hotel Des Bains”. </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I gatti attraversavano schivi le strade deserte. Era tornata.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span lang="IT"><o:p> </o:p></span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-11189988400927366862021-12-18T11:05:00.003+01:002021-12-18T11:12:17.110+01:00Il vizio del miope <p><br /></p><p>Forse in fondo è il vizio del miope</p><p> quello di fermare il passo nella <i> n e b bia</i>, </p><p>sopraffatti dal <span style="font-size: large;">Visibile Tutto</span> che <u>non</u> si palesa, </p><p>esitare, prudenti come serpenti, </p><p>senza avanzare, con un senso di dubbio sulle spalle. </p><p>Forse è il difetto del miope bambino giocare con gambe più attente,</p><p> curvarsi, chinarsi per vedere meglio, </p><p>abituarsi a trovare in una realtà sfocata quel <span style="font-size: xx-small;"><b>piccolo punto nitido </b></span></p><p>per poi scoprire,</p><p>senza meritarlo, </p><p><span style="font-size: xx-small;">qualcosa-che-solo-da-molto-vicino-sipuòvedere. </span></p><p><br /></p><p>(C.Taliento)</p>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-16089715238493195062020-05-23T19:18:00.000+02:002020-05-23T19:18:22.601+02:00 Amniosdi Cristina Taliento<br />
<br />
<br />
Ha iniziato a piovere a dirotto<br />
mentre ero seduta in un bar senz’anima<br />
persa a far discorsi in cui non mi riconoscevo<br />
rigirandomi la saliera tra le mani<br />
invero distratta dal pensiero<br />
di stare sprecando il mio Tempo.<br />
<br />
E ho detto che dovevo andare in bagno,<br />
ma sono uscita in strada<br />
in shorts e maglietta,<br />
senza nemmeno mettermi addosso la felpa<br />
o altre forme di prudenza<br />
e ho messo la testa sotto quella pioggia torrenziale<br />
di giugno, incessante, incisiva,<br />
richiamata dalla necessità di<br />
ritornare ad essere Il Niente<br />
o, se non quello,<br />
la bambina,<br />
il feto nel suo liquido amniotico.<br />
<br />
E sono rimasta lì,<br />
come qualcuno che si è perso,<br />
o come qualcuno che si è ritrovato,<br />
con i miei capelli lunghi bagnati fradici,<br />
in mezzo alle auto ferme con le quattro frecce<br />
e i tergicristalli alla velocità del<br />
mio cuore che batte.<br />
<br />
Poi sono rientrata,<br />
magicamente ero asciutta.<br />
Tuttavia per scusarmi ho detto:<br />
“La notte sogno il mare,<br />
non voglio che spiova”.<br />
Mi ha stupito la risposta<br />
che prevedevo vuota,<br />
invece hai detto:<br />
“Tranquilla, conosco i tuoi oceani”.<br />
<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-41263749092394208962020-04-18T19:55:00.001+02:002020-04-18T20:12:07.114+02:00I corpi dei danzatori di Cristina Taliento<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTtrrCgLZa3F-SVMEvfepjZIJteo2jH7DzKH9gglHJolsmcuVyQivh1QbIVvWSvZ2rFJvPXc6Eze-Du0tJrniU_3wa-X38NIs1j0QDXayOTE44NNjQKH_71NY9aw6WDZX0B-4Bdz7VmFhF/s1600/935BD95D-265F-4632-B96D-5461286CA9F2.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="404" data-original-width="600" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTtrrCgLZa3F-SVMEvfepjZIJteo2jH7DzKH9gglHJolsmcuVyQivh1QbIVvWSvZ2rFJvPXc6Eze-Du0tJrniU_3wa-X38NIs1j0QDXayOTE44NNjQKH_71NY9aw6WDZX0B-4Bdz7VmFhF/s400/935BD95D-265F-4632-B96D-5461286CA9F2.jpeg" width="400" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "adobe garamond w08" , , , "times new roman" , "times" , serif;"><span style="font-size: x-small;">(Peter Moore, Performance view of Trisha Brown and Steve Paxton in Brown’s </span></span><span style="font-size: x-small;"><span style="border: 0px; color: #666666; font-family: "adobe garamond w08" , , , "times new roman" , "times" , serif; font-style: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Trillium, Concert of Dance #4</span><span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "adobe garamond w08" , , , "times new roman" , "times" , serif;">, January 30, 1963. © Barbara Moore/Licensed by VAGA, New York)</span></span><br />
<br />
<br />
E i corpi smisero di incontrarsi,<br />
arti inferiori sconnessi, lontani gli uni dagli altri.<br />
Continuarono da soli i discorsi<br />
iniziati insieme, poi lasciati a metà,<br />
e tu danzando ti allontanavi<br />
e io restavo in un teatro vuoto che si faceva sempre più buio,<br />
mentre lì fuori grida di rondini libere<br />
rendevano paradossale<br />
il tuo, il nostro, distacco.<br />
<br />
I corpi smisero di sentirsi,<br />
annusarsi, sollevarsi,<br />
provare quei loro <i>pas-de-deux</i>,<br />
estendere i tricipiti attorno al collo,<br />
dimenticarono il ricordo del movimento,<br />
divennero arbusti isolati, rigide statue di marmo.<br />
<br />
Smisero persino di sentirsi artisti,<br />
tramutati nell’oggetto statico della paura,<br />
l’immobilità,<br />
un raggio di sole sull’addome,<br />
sulla clavicola che da pietra angolare<br />
divenne un osso, un osso soltanto.<br />
<br />
E tu ti domandavi che senso avesse<br />
riguardare i video dei vecchi spettacoli,<br />
urlare le antiche glorie sul web,<br />
dal momento che il vento era morto<br />
e la tua danza non sarebbe esistita più.<br />
<br />
<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-3190586540228149832020-04-12T15:17:00.000+02:002020-04-12T22:04:17.712+02:00Conosco un malato di Alzheimer - Poesie in quei quaranta e passa giorni in solitariadi Cristina Taliento<br />
<br />
<br />
<img alt="Su NON IO di Filippo Robboni – Giuseppe Genna" src="https://giugenna.files.wordpress.com/2011/03/robboni1.jpg?w=525" /><br />
<span style="font-size: x-small;">(<i>Filippo Robboni</i>, dalla mostra "Non io", 2011, Osart Gallery, Milano)</span><br />
<span style="font-size: x-small;"><br /></span>
<br />
Anni che perdo sempre qualcosa<br />
qualcosa dentro la tasca,<br />
dentro questo mio berretto,<br />
-...ah, eccolo, era qui! (dietro l'orecchio).<br />
<br />
Anni che ti guardo, mi guardi<br />
e non so da che parte iniziare.<br />
Siedi zitta davanti a me,<br />
poi ti scazzi, mi chiedi dove mi fa male.<br />
<br />
"<i>Non lo so!</i>- penso arrabbiato- <i>non lo so!</i><br />
<i>dannata estranea, mi vuoi lasciar stare?</i>"<br />
<br />
Ma prima di andartene,<br />
dopo aver raccolto armi e bagagli<br />
e hai già baciato di fretta tua madre<br />
e tutto quello che dovevi dire l'hai detto,<br />
mentre stai per aprire la porta di casa,<br />
voltati verso di me,<br />
benedetta ragazza con le mie stesse mani,<br />
voltati anche questa volta,<br />
e fammi un sorriso<br />
perchè,<br />
quando sorridi,<br />
<br />
ho come<br />
il solletico<br />
di sapere<br />
chi sei.<br />
<br />
<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-56183430714504770322020-04-06T09:41:00.001+02:002020-04-07T18:22:57.039+02:00Disse laggiù c’è un temporale - Cose scritte dall’esiliodi Cristina Taliento<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_dmKEEHd75XMjciiqm09mfLRHHhD4DVKpBAF1CHrlOtEdGyTgjQGPLjVHvcn-gOTcarN76F8DbX3bIAp6ZZeqWmyL1qHOAeYfx_9BQrv8xxgiuxe27yfHMILNW-HCWW30zKlr5z5zk0qY/s1600/DD7092D1-BC0A-467B-ADD9-5C171C916FB0.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="553" data-original-width="800" height="276" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_dmKEEHd75XMjciiqm09mfLRHHhD4DVKpBAF1CHrlOtEdGyTgjQGPLjVHvcn-gOTcarN76F8DbX3bIAp6ZZeqWmyL1qHOAeYfx_9BQrv8xxgiuxe27yfHMILNW-HCWW30zKlr5z5zk0qY/s400/DD7092D1-BC0A-467B-ADD9-5C171C916FB0.jpeg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
(<span style="font-size: x-small;">Evening landscape, Emile Nolde, 1948)</span></div>
<br />
<br />
<br />
Disse laggiù c’è un temporale.<br />
Dissi sono miope non vedo.<br />
Disse cura la vigna quando sarò partito.<br />
Dissi ho cento milioni di cose da fare.<br />
Disse non trovo la scatola delle mie medicine.<br />
Dissi cosa avrò in cambio, vecchio?<br />
Disse se ritrovo la vigna come l’ho lasciata avrai dieci fiaschi di vino da cinque litri.<br />
Dissi cinque per dieci cinquanta.<br />
Disse abbine cura, è l’unico modo per fare sul serio.<br />
Dissi tanto prima o poi tornerai.<br />
Disse laggiù c’è un temporale.<br />
<br />
Avere cura, ero giovane, cercavo l’effimero, ma mi sembrò il senso di tutto, delle azioni, del perché del giorno, della pioggia, del campo.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-47258907549344677132020-03-28T20:35:00.000+01:002020-03-28T21:03:21.991+01:00Anastomosi - Poesie dall’esilio di Cristina Taliento<br />
<br />
<br />
<img alt="Athier Mousawi | Fade and Float 9 (2019) | Available for Sale | Artsy" height="400" src="https://d32dm0rphc51dk.cloudfront.net/p2QLhOBwv5psZ_sQcQJDgg/large.jpg" width="348" /><br />
<span style="font-size: x-small;">(<i>Fade and Float</i>, Athier Mousawi, 2019, Contemporary Art Platform, Kuwait)</span><br />
<br />
<br />
L'anastomosi in chirurgia è l'abboccamento, dopo resezione, di due parti delle stesso viscere o di due visceri diversi.<br />
<i>Stoma</i> in greco è la bocca.<br />
L'anastomosi è l'aurora dell'intervento.<br />
Prima o poi arrivi a quell'attimo.<br />
C'è il taglio, il distacco, lo spento<br />
c'è la connessione, il ritorno, lo splendore.<br />
Due universi rivali che si sfiorano<br />
come due bocche al loro primo bacio.<br />
<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-23409656888860918412020-03-25T18:49:00.001+01:002020-03-25T18:54:13.718+01:00I poeti nella stanzadi Cristina Taliento<br />
<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRwhnNMNEmorWMkXbe9xH0mavG8Ug26S7AYU-6oyPXO3eo_vzfwpOn6GSMfmpNRerh6jyDI9XJwBs17raRkxCOT4xeJv7u0uxF2eajlPI2whBjO48Uyd3DGrtoUvKYoXiKjy_uOyTKALtA/s1600/F00C4329-552D-4F6A-A5DD-8B9C2474FF88.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="490" data-original-width="750" height="261" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRwhnNMNEmorWMkXbe9xH0mavG8Ug26S7AYU-6oyPXO3eo_vzfwpOn6GSMfmpNRerh6jyDI9XJwBs17raRkxCOT4xeJv7u0uxF2eajlPI2whBjO48Uyd3DGrtoUvKYoXiKjy_uOyTKALtA/s400/F00C4329-552D-4F6A-A5DD-8B9C2474FF88.jpeg" width="400" /></a><br />
<span style="font-size: xx-small;">(Jeffrey Larson)</span><br />
<br />
<br />
<br />
Sono morti i giornali. Sono morti Cohen, Reed e le nostre Parigi idealizzate. Le frasi scritte sui diari, l’amore cieco, le gonne di stoffa leggera.<br />
Sono morti i nostri discorsi su Israele e Palestina.<br />
Sono morti i racconti che scrivevo in piedi nel capanno degli attrezzi. Sei morto tu che li leggevi con voce solenne per poi scoppiare a ridere.<br />
Sono morti Catullo, Orazio, Allen Ginsberg.<br />
Sono morte le feste in maschera e il mio costume da aviatore giapponese. È morto il martedì grasso, il venerdì santo, i canti di messa.<br />
Sono ingrassati i calciatori e tutti i guardalinee.<br />
Sono morte le tavole anatomiche del Netter, le notti prima degli esami, gli alberi intorno al padiglione di Clinica Medica.<br />
Sono morte le lune piene, i motorini e le strade che ci portavano al mare.<br />
Sono morti i cuccioli di volpe che io e te avevamo trovato in campagna. I tuoi occhi felici per quella scoperta, sono morta io che ti tenevo ferma la torcia per vedere meglio nella tana.<br />
Sono morti i lacci annodati intorno alle caviglie, i maglioni messi al contrario, i piercing sul sopracciglio, le trecce colorate e tutti i nostri tentativi di dire al mondo che eravamo liberi.<br />
Più liberi. Ancora di più. Rispetto a cosa non lo so.<br />
Non c’è più rumore.<br />
Non c’è più chi suona la chitarra.<br />
Tutti dormono nella noia di un futuro che sa di passato.<br />
E cosi,<br />
scrivo perché<br />
sento che devo vegliare,<br />
devo<br />
restare<br />
sveglia.<br />
<br />
<br />
Io e gli altri poeti facciamo una videochiamata.<br />
Non so nemmeno io perché mi sono connessa su Skype.<br />
Leggo questa poesia.<br />
Il critico di <i>Autori Esordienti Oggi</i> mi dice con un tono un po’ da rimprovero a tratti compassionevole: “dal tuo modo di scrivere traspare molta malinconia, ma non una nostalgia leggera, più che altro una tristezza pesante”.<br />
Sorrido alla telecamera.<br />
Sei, sette persone in collegamento.<br />
Accidenti.<br />
Nascondo l’ansia toccandomi per un attimo la fronte (vorrei morire).<br />
Così dico e non mi viene proprio in mente nient’altro:<br />
“Purtroppo la mia scrittura è sempre stata un po’ nostalgica e triste,<br />
ma non credo che mi sarei espressa in altro modo”.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-62410393927832710012020-03-22T11:56:00.001+01:002020-03-22T17:39:01.748+01:00Quando finirà la guerra di Cristina Taliento<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7YvoDTNO8gcPUBZsi5oKw-MKsIMQa9L1SclM9ZGFcypisQrYdBU-h1OfLsVkEJDS0ucZtlUwo5guy0XEBWyGnS7PmNUjs6V2cd8c_IHmfTgu7ekzkYfv1CDYVr-drGkynRIliCzomsxiR/s1600/6812523C-23A1-45AF-8CFF-01C7688AAE3C.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1044" data-original-width="1600" height="260" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7YvoDTNO8gcPUBZsi5oKw-MKsIMQa9L1SclM9ZGFcypisQrYdBU-h1OfLsVkEJDS0ucZtlUwo5guy0XEBWyGnS7PmNUjs6V2cd8c_IHmfTgu7ekzkYfv1CDYVr-drGkynRIliCzomsxiR/s400/6812523C-23A1-45AF-8CFF-01C7688AAE3C.jpeg" width="400" /></a></div>
<br />
<span style="font-size: x-small;">(<i>Europe after the rain</i>, Max Ernst, 1942,<span style="background-color: white; color: #3c4043; font-family: "roboto" , "helveticaneue" , "arial" , sans-serif;"> Wadsworth Atheneum, Hartford, Connecticut) </span></span><br />
<br />
<br />
Quando finirà la guerra,<br />
sarà una domenica mattina,<br />
io starò bevendo il mio latte con i cereali<br />
leggendo qualche articolo di giornale<br />
con addosso quella vecchia camicia a quadri.<br />
Alzerò il volume della tv<br />
per ascoltare la notizia<br />
e rimarrò seduta al tavolo della cucina,<br />
da sola,<br />
con un pugno di paglia al posto del cuore,<br />
una lacrima sulla guancia,<br />
le mie branchie di piccolo pesce da cui esce del sangue.<br />
<br />
Quando finirà la guerra,<br />
sarai in piedi, al centro del tuo corridoio vuoto,<br />
con il tuo ultimo paziente<br />
e avrai dimenticato la tua offerta migliore,<br />
le rose che coltivavi sul balcone.<br />
Un’ infermiera da lontano ti urlerà<br />
che è finita la stramaledetta guerra<br />
e tu rimarrai, da solo,<br />
vestito come il primo uomo sulla Luna,<br />
con una palla di stracci al posto del cuore,<br />
la tua pinna di squalo giovane che perde sangue.<br />
<br />
Quando finirà la guerra<br />
non diremo niente,<br />
non sapendo più come mettere in fila le parole.<br />
Prenderò le chiavi della macchina<br />
chiudendomi ad agio la porta alle spalle,<br />
senza correre, senza ballare.<br />
Ti passerò a prendere.<br />
Salirai su,<br />
sporcandomi il sedile con il sangue<br />
che esce dalla tua pinna ferita,<br />
con tutte le emozioni soffocate<br />
nei nostri occhi pieni di morte.<br />
<br />
Raggiungeremo la spiaggia.<br />
Apriremo un pacchetto di caramelle alla fragola<br />
che mangeremo annusando le onde.<br />
E piangendo ti ricucirò con del filo da lenza<br />
quell’enorme squarcio che ti hanno fatto<br />
nella tua,<br />
-che poi è anche un po’ la mia-<br />
amata pinna.<br />
<br />
E torneremo a stendere il telo sul sedile posteriore<br />
al ritorno dal mare.<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-43182166791868894422020-03-15T15:46:00.001+01:002020-03-16T19:11:47.955+01:00Preoccupazioni di Gi<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
di Cristina Taliento</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh487sZncL3zWpCDAujYMFB6Ooj3iz9KuWEb6-f6MBBZyua0bKLh93rQx-pkb2dumpoI5cvE2uMe5FmpJp1uTn8BzGZoIzXJS8AInw4TEGkiuCkqA80rpFZlfWkabgzfXf_HRs9ui8G1U_p/s1600/Catturalll.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="632" data-original-width="701" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh487sZncL3zWpCDAujYMFB6Ooj3iz9KuWEb6-f6MBBZyua0bKLh93rQx-pkb2dumpoI5cvE2uMe5FmpJp1uTn8BzGZoIzXJS8AInw4TEGkiuCkqA80rpFZlfWkabgzfXf_HRs9ui8G1U_p/s400/Catturalll.JPG" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><span style="font-size: xx-small;"><br /></span></i></div>
<i><span style="font-size: xx-small;"><span style="background-color: white; color: #545454; font-family: "arial" , sans-serif;">(The </span><span style="background-color: white; color: #6a6a6a; font-family: "arial" , sans-serif; font-weight: bold;">Hope of the World</span><span style="background-color: white; color: #545454; font-family: "arial" , sans-serif;">. William Kurulek,1965. oil on masonite, 69.2 x 76.8 cm. Private Collection)</span></span></i><br />
<br />
Giaceva, questa volta, nel letto della sua abitazione. La sua defunta moglie lo guardava da dietro una cornice con uno sguardo di rimprovero che taceva quella famosa tanto odiata domanda: "Gi, <i>che hai</i>?".<br />
"Non ho niente, lasciami in pace!" rispondeva burbero e soporoso a chi di preciso non si sa. Il gatto infastidito si voltava di profilo.<br />
<br />
Delirava, teso e accaldato<br />
arrampicato in mutande sulle pareti<br />
di chissà che razza di stanza fosforescente della mente.<br />
Francamente dispnoico,<br />
febbrile,<br />
solitario.<br />
E quell'orribile vaso di cartapesta davanti alla sua vista,<br />
persino in punto di morte.<br />
"Quindi è così-pensava-<br />
quindi è così che me vado...".<br />
Ma non era un pensiero,<br />
era al più il solletico<br />
di un pensiero,<br />
il solletico di giorni vissuti,<br />
di pioggia incessante,<br />
fette biscottate,<br />
amore.<br />
<br />
"Toglietemelo davanti!" esclamava nella sua testa. Tuttavia nella stanza non si udiva che un lamento.<br />
<br />
Se la prese con me. "Non posso credere che poni fine alla vita del tuo più amato Personaggio facendolo crepare per mano di un virus!".<br />
Alzai la testa dalla mia macchina da scrivere. "Prego?"<br />
"Non per mano di un virus"disse tossendo.<br />
"Non morirai, è solo un mio modo per esorcizzare la paura" dissi tornando a scrivere.<br />
E aggiunsi guardando dalla finestra le nuvole: "Laggiù c'è un temporale".<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-51460213395361356352020-03-02T22:42:00.000+01:002020-03-02T22:42:00.408+01:00Lo sciroppo per la tosse più altre medicazioni di Cristina Taliento<br />
<br />
<br />
<i>tratto da alcuni appunti che scrissi nel 2016 </i><br />
<br />
<br />
<span style="font-size: 10.5pt; text-align: justify;">Il vecchio Genda erano anni che non si arrabbiava. Si mormorava in giro che avesse un "brutto brutto male" al polmone. Un male talmente maligno da provocargli una disfonia organica da deficit espiratorio. Quando mi arrivò questa voce dalle vecchie del paese ero arrampicata su una scala nell’intento di cambiare la lampadina del mio lampione da giardino. Per poco non mi ribaltai dalle risate. Io lo conoscevo, sapevo che era tutta una copertura.</span><br />
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">Così andai da lui.</span><br />
<span style="font-size: 10.5pt;">"Ehi signor Codardo!" lo chiamai ridendo con le mani in tasca. Eravamo vicini di scogliera. Lui aveva una casa di legno sulla roccia, una casa ancorata alla pietra come un nido di rondine, invece io passavo il mio tempo sotto, sulla spiaggia. </span><br />
<span style="font-size: 10.5pt;">Non lo andavo a trovare quasi mai perchè ero troppo concentrata sul mio freddo, organizzato, tranquillo lavoro. </span><br />
<span style="font-size: 10.5pt;">Freddo,</span><br />
<span style="font-size: 10.5pt;">organizzato,</span><br />
<span style="font-size: 10.5pt;">tranquillo lavoro. Organizzato,</span><br />
<span style="font-size: 14px;">freddo, tranquillo lavoro. Almeno, questo era quello che in realtà mi raccontavo. Nella realtà dei fatti invece mi teneva in vita una strana forma di ansia frenetica ed estenuante.</span><br />
<span style="font-size: 10.5pt;">Avevo un cane, un pastore tedesco a cui davo da mangiare mentre pensavo ai cuori degli altri. Era una vita silenziosa, solitaria, immobile e alquanto impegnativa. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">Lo chiamai dal basso. Quel giorno pioveva. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Ehilà, vecchiooo! Cos'è sta storia che sei afono?".<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">Lui si affacciò alla finestra, alzò le spalle. Non disse niente. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">Aspettai qualche minuto. Per un attimo mi venne la paura che fosse tutto vero.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">Alla fine, sbuffò e disse con la fronte tutta corrucciata: <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Diobò, ragazza! Hai perso l'educazione? Che diavolo, <i>per quel concorso per idioti che hai superato ti credi un vero dottore, tu?</i>".<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">Mi misi a ridere, non sapendo che fare di diverso oltre che essere felice, per lui, i suoi dannati polmoni, per me e per tutti gli interessati e i non interessati.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">Non aveva niente di analcolico da offrirmi e allora bevemmo un bicchiere di sciroppo per la tosse, io dissi che non chiedevo niente di meglio, dati gli ultimi tempi. Sentivo di star covando qualche strano virus. Allungò il suo sciroppo con tre dita di rum.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"In paese dicono che stai male" dissi tamburellando le dita sul tavolo mentre lo guardavo da sotto la visiera del mio cappello da baseball rosa fucsia.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Mah, sai, io a certe cose non ci credo" disse bevendo un sorso.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Manco io". Presi un libro di poesia dalla borsa. Raymond Carver. "Toh, era quello che volevi, no?"<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">Lo guardò per un attimo. "Grazie, ma non vorrei sottrartelo a lungo"<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"No, vabbè, figurati, io non mi occupo più di poesia. Devo lavorare, non ho tempo. Ho chiuso con i sentimenti"<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Addirittura". Mi guardava dubbioso. "E che lavoro è?"<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Un lavoro di dedizione". Fece una smorfia. Sospirai. Poi dissi: “Un lavoro serio”.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"La dedizione comporta un certo coinvolgimento emotivo, ragazza! Comporta un sentimento"<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Si, beh- tentennai - diciamo che è un sentimento ben ponderato, abbastanza ragionato. Come dire: maturo, ecco.".<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Addirittura" disse spalancando la bocca in segno di finto stupore, con quel fare sarcastico che raramente si addiceva ai vecchi come lui. Così mi vendicai:<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"E tu, dimmi, che ne è stato della tua rabbia?". Il vecchio Genda abbassò gli occhi e si guardò i palmi delle mani. Aveva ancora la fede. Per un attimo sentii il suo dolore, come una corrente fredda sul cuore. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"All’epoca, quando ero piccola e ineducata, era bello sentirti inveire contro questa società un po' incasinata" sorrisi. "Era bello". <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">Tirò su con il naso e mi guardò. Le sue rughe erano come la corteccia del vecchio ippocastano. Scosse la testa. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"A volte penso che la nostra rabbia sia solo spirito di conservazione. Forse è la paura di qualcosa di rivoluzionario"<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Io per esempio- dissi- non pensavo di essere così conservatrice. Vorrei tanto tagliarmi i capelli e invece non ci riesco"<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Non è un caso che questa rabbia è tipica dei vecchi come me, abituati a un mondo diverso. Sai, io credo che noi siamo l'epoca in cui siamo stati giovani. Lo credo, davvero. Io sono e sarò sempre il Sessantotto. Io sono e sarò sempre certi ideali, certe spinte, energie silenziose che, a quell'epoca, mi crescevano dentro come un fiore che germoglia tra le ossa. Se a quei tempi mi avessero sezionato un polmone ci avrebbero trovato rose di innovazione. E' solo che un tempo si parlava dei colori e tutti avevano dei colori diversi, uno era rosso, l'altro era nero. Mentre ora io non lo so, è come se fosse tutto bianco, la gente se ne sbatte completamente le balle di tutto. Io non lo so".<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Magari- dissi io- è anche questo un ideale: vivere semplicemente senza pensare di conquistare <st1:personname productid="la Dalmazia" w:st="on">la Dalmazia</st1:personname>!"<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Eh ragazzina, <st1:personname productid="la Dalmazia" w:st="on">la Dalmazia</st1:personname> n'è mica il Sessantotto eh!". Per la prima volta rise anche lui. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Si, va beh, io dico che nei tempi di pace le persone sono più rilassate, parlano di come cuocere il filetto, coniano nuovi vocaboli, bevono nei weekend; sono cose concrete, voglio dire che te ne fai di un discorso sulla Democrazia quando l'importante al momento è farsi notare? Al più, il discorso sulla Democrazia, al giorno d'oggi, lo fai per far colpo". Però, come per la maggior parte delle volte, non ero mai del tutto convinta di quello che dicevo. Lo dicevo, comunque, per infastidirlo.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Vedi? Vedi? E' questo modo di vedere le cose che non sopporto, questo addormentarsi pensando che va tutto alla grande. Ascoltami bene, Caterina, Clarissa, Cristina, non mi viene il tuo nome, devi smetterla, cazzo, devi piantarla di ragionare così, di scusare questa disattenzione collettiva. Internet è il più importante, potente, mezzo che il popolo abbia avuto in suo possesso, ma <i>pfff</i>, è come se tutta la sua potenzialità fosse annullata. Da cosa? Da cosa mi chiedi? Bene, da tutte questi diversivi, questi social network che accentrano l'attenzione, la spostano, la indirizzano del tutto sulla cosa più debole che esista: l'Ego"<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Non sono d'accordo che l'Ego sia la cosa più debole che esista" dissi.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Oh, fandonie, è questo Ego sciocco e autoreferenziale che non sopporto, che mi ammutolisce, che mi fa rassegnare. Gli ideali nascono in risposta a forze contrarie che noi sentiamo di dover contrastare con lo spirito, con la parola, con tutta la forza e il fiato che siamo in grado di soffiare, ma se è tutto un vociare soffuso, un vivere veloce, impegnato, di corsa, se la questione non è più essere liberi, ma di che colore tingere le pareti della propria prigione, io perdo il perchè del mio parlare. Tu mi capisci?"<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Si". Presi dalla tasca una caramella e la scartai lentamente, facendo meno rumore possibile.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Non si tratta nemmeno di un disinteressamento alla politica, chi parla di questo, a mio parere, ha sbagliato bersaglio. Si tratta di un'ipnosi collettiva, ecco. Ad esempio tu, che diavolo di lavoro fai? Prima mi hai detto che non hai tempo nemmeno di leggere un libro di poesie"<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">"Un lavoro di dedizione, sacrificio, te l’ho detto, una cosa molto impegnativa” dissi togliendo il braccio da sotto il mento e ritornando seduta composta.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.5pt;">“Ah-ah che ridere, peccato che ieri sono caduto dal motorino, i medici mi hanno detto che ho la paralisi del nervo facciale, quindi non te la prendere se ho questa faccia qua, un po’ interdetta”. Ancora con il suo prendermi in giro da quattro soldi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 10.5pt;">Annuii, come si fa quando si accetta un rimprovero. A lui non era mai andato a genio questo mio fatto di abbandonare <st1:personname productid="la Scrittura" w:st="on">la Scrittura</st1:personname> per <st1:personname productid="la Scienza. Io" w:st="on"><st1:personname productid="la Scienza." w:st="on">la Scienza.</st1:personname> Io</st1:personname> gli avevo sempre detto che le due cose “mica s’escludevano”. E lui, mi aveva sempre detto: “al diavolo, va’ a sprecare il tuo stramaledetto talento lontano dai miei occhi”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 10.5pt;">“Io sono scettico. Tu lo capisci?”. Era uno dei suoi tic riperetere “tu lo capisci” in continuazione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 10.5pt;">“Sono scettico perché ci sarebbero tante cose da dire e non riesco ad esprimerle perché a volte mi sento io a esser sbagliato e non gli altri che vivono senza uno scopo. Io pensavo di cambiare la prospettiva sulle cose, vedere il nostro mondo con occhio più comprensivo e, invece, io a certe stronzate non mi abituo! Non mi va, non mi va di vedere correre tutti da una parte all’altra come se si trattasse soltanto di riempire il tempo, non mi va che la gente debba mostrarsi sempre con questa aura di Vittoria e Sbruffoneria, non mi piace la parola <i>sfigato</i>, vorrei prendere a schiaffi tutti quelli che la usano. Mi fa schifo il sushi.”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 10.5pt;">“Mmm buono” dissi io che nel frattempo mi ero persa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 10.5pt;">“La vera salvezza di questi tempi è avere una cazzo di vocazione, qualcosa che ti salvi e che ti faccia amare il tempo. Qualcosa che ti spinga ad amare veramente anche un’altra persona, un amore che non sia niente di tutte quelle baggianate sullo status, sui canoni, una cosa pulita, salva da tutta questa fanghiglia”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 10.5pt;">“Fanghiglia” ripetei piegando la testa di lato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 10.5pt;">“Ti prego, almeno tu, salvati” mi disse e mi guardò con gli occhi disperati.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 10.5pt;">Io allora dissi: “sono apposto così”. Come se stessi rifiutando il dessert dopo una cena al ristorante.</span><br />
<span style="font-size: 10.5pt;">Ma sperai con tutta me stessa che la mia anima non si fosse già fottuta. </span><br />
<span style="font-size: 10.5pt;">Fuori pioveva come non mai. </span></div>
Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-62030701091798190172020-02-25T20:40:00.001+01:002020-03-03T15:59:10.571+01:00The ball team - I raccattapalle di Cristina Taliento<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRTRtOQ-dbZvBYQYQQPYr9Zf2AiwWOWopaqXVaRPiQ9iToLfuNNsYKDxql51H5GPFHeJ04HvL5h8X3yX-DOvFr8Y2ytODbhBa1JKJlPMLzgivQ6VAX_ROqPZ7epsZtQRKlqWLkddbS78vS/s1600/ED2FD37F-4D3C-47C7-AB07-471F109EDD21.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="479" data-original-width="640" height="298" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRTRtOQ-dbZvBYQYQQPYr9Zf2AiwWOWopaqXVaRPiQ9iToLfuNNsYKDxql51H5GPFHeJ04HvL5h8X3yX-DOvFr8Y2ytODbhBa1JKJlPMLzgivQ6VAX_ROqPZ7epsZtQRKlqWLkddbS78vS/s400/ED2FD37F-4D3C-47C7-AB07-471F109EDD21.jpeg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-size: xx-small;"> (</span><i>Evening marsh landscape</i><span style="font-size: xx-small;">, Emile Nolde)</span></span></div>
<div>
<br /></div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<br />
Dopo un periodo post-laurea di onnipotenza, credersi Dio, giovani dentro, giovani fiori, Ego pompato, muscoloso, spavalderia e saccenza, dopo un periodo pieno di tutte queste balle mescolate alla rinfusa a mo' di quei cocktail che mi sparavo la sera con i miei dannatissimi amici e conoscenti, ritornai a spalare limiti e paure in un vecchio ospedale di provincia.<br />
Mi si chiedeva di dover fare la gavetta, giustamente.<br />
Non fu facile accartocciarmi quello stupido illusorio e magnifico ego per farlo entrare all'interno di una nuova vita di stenti. Ma alla fine, vi dirò, fu un sollievo. Di farmi la splendida ne avevo abbastanza, d'altronde fin da piccola provavo entusiasmo per attitudini strane come il sacrificio degli eremiti e i pesanti silenzi dei monaci medioevali. </div>
</div>
<div>
<br /></div>
<div>
Una cosa che mi rincuorava erano i raccattapalle, un gruppo di ragazzini, le schiappe della squadra, addestrati a raccogliere le palle che venivano calciate al di là della rete.</div>
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Dalla grande vetrata dell'Ospedale li guardavo, quei poveretti. E tutto sommato li ammiravo. </div>
<div>
Non è forse una grande dote correre da una parte all’altra con un bel mazzo di umiltà e coraggio indossando una maglietta con su scritto Il Team della Palla?<br />
<br />
Beh fatto sta che alla fine chiamarono anche me. Chiamarono anche me per fare la raccattapalle.<br />
"Che diavolo vi salta in mente, buon Dio?" dissi sconcertata sulla porta dell'ambulatorio.<br />
"Fai la gavetta, spala" mi risposero.<br />
Così presi l'ascensore con la zaino che mi pendeva sconsolato da una spalla come sconsolati erano i miei sogni di gloria. Tasto meno uno. Giù, agli inferi.<br />
<br />
Imboccai uno di quei corridoi nelle retrovie dove esce sempre del fumo da qualche parte indefinita del soffitto e dove uomini vestiti di bianco spingono pesanti carrelli pieni di cibo d'ospedale.<br />
Alla fine arrivai in quello strano posto. Un campo da calcio. Si fa per dire. Un quadrato di polvere e sabbia, due reti, una sola panchina.<br />
Me ne stetti lì ferma vicino alla ringhiera strizzando i miei occhi miopi per mettere meglio a fuoco i giocatori e tutta quell'enorme messa in scena architettata a posta per farmela pagare, per farmi dannare.<br />
Non ero arrabbiata. Come ho detto mi piaceva la vita dei monaci medioevali, zero gratificazioni, zero capricci, zero storie. Era solo che avevo un po' di nostalgia dei vecchi tempi, del vento sul mio sorriso quando ero io a guidare la barca. Avevo anche un cane all'epoca. Un alano che mi seguiva ovunque. Si chiamava Bob. Poi morì. Io mi laureai e la mia vita cambiò.<br />
Così aspettai in silenzio. Dopodiché andai dal capitano.<br />
Dissi: "Buongiorno, sono la nuova raccattapalle"<br />
"Buongiorno, non ha la divisa, <i>signorina</i>".<br />
"Nossignore, in effetti non ce l'ho"dissi guardandomi i jeans.<br />
Mi toccò andare avanti e indietro per tre volte in un lontano posto chiamato Guardaroba. Dimagrivo a dismisura, per lo stress e sempre per lo stress poi aumentavo inevitabilmente di peso. Ma nel frattempo le sere mia mamma al telefono mi cantava che gli eroi erano tutti giovani e belli.<br />
"Gli eroi son tutti i giovani e belli".<br />
<br />
E passarono in fretta quei primi quattro mesi a rincorrere i palloni mandati fuori campo. A volte mi sembrava di non star imparando nulla, di star sprecando il mio tempo.<br />
"Voglio battere un rigore" un giorno me ne uscì con questa frase mentre il capitano si allacciava le scarpe.<br />
"E' un mestiere per uomini. Sei un uomo tu?"<br />
"No, sono una tenera femminuccia, ma sto facendo la mia gavetta. Non la faccio bene se non mi fa battere quel rigore".<br />
Giustamente, per colpa della mia arroganza dovetti lucidare innumerevoli scarpe. Non calciai nessun rigore, s'intende.<br />
Eppure, certe volte, solitaria e ostinata, con le scarpe piene di fango e di melmoso liquido amniotico, lì ferma a bordo campo, magari dopo una partita dove avevo corso parecchio, dove mi facevano male milza e orgoglio insieme, beh, quelle volte mi dicevo che, in fondo, non volevo stare da nessuna altra parte, che quella era la mia strada e me la sarei fatta anche a piedi.<br />
<br />
Poi un giorno un giocatore si ammalò. Io me ne stavo a spolverare i palloni con una pezza di cotone.<br />
"Gioca tu" disse il capitano. Lo guardai, con la testa inclinata, gli occhi appesi alla bocca morta.<br />
Non solo giocai, ma mi fu chiesto anche di tirare un calcio di rigore.<br />
Come era nel mio stile, lo cannai. Figurarsi.<br />
Tuttavia, quella sera me ne andai fischiettando come Huckleberry Finn nelle sue Avventure.</div>
<div>
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-79240882238010739192019-12-24T22:45:00.001+01:002019-12-27T18:38:58.571+01:00I tuoi polmoni d’acciaiodi Cristina Taliento<br />
<br />
Guardare le persone in macchina<br />
dallo specchietto retrovisore<br />
quando sono sole e cantano<br />
tra il buio della sera e il rosso del semaforo.<br />
<br />
Ascoltarti mentre parli di tuo padre,<br />
di quando ti chiamava per prendere il telecomando<br />
anche se eri due stanze più lontano<br />
e lui l’aveva sotto al naso.<br />
Il sorriso che fai, la sigaretta che stringi<br />
mentre ti sfiori la fronte e ti manca.<br />
<br />
Decidere all’improvviso di tornare a casa<br />
la vigilia di Natale<br />
buttare un paio di scarpe nello zaino,<br />
prendere al volo le chiavi della macchina,<br />
parcheggiare vicino la stazione,<br />
salire sul treno, evaporare nella notte.<br />
<br />
Il tuo spirito guardiano che veglia lungo il corridoio,<br />
la forza delle tue braccia a cui non è permesso<br />
ammettere stanchezza e spavento<br />
mentre nella foga di una manciata di secondi<br />
durante un taglio cesareo<br />
estrai il feto che decelera<br />
e lo butti al riparo nella vita.<br />
<br />
I miei, i tuoi polmoni d’acciaio che<br />
pranzano con due crackers, sopravvivono ai guai,<br />
si scambiano sguardi complici d’eroi,<br />
non dicono niente, vincono,<br />
sempre vincono, accidenti se vincono,<br />
ma perché cazzo lottano, questo è un problema tutto loro.<br />
<br />
Non lo so, forse è per tutte queste cose<br />
che ancora<br />
scrivo.<br />
Ma se dovessi gettare le penne nel fosso,<br />
una volta per tutte,<br />
canterei a squarciagola anch’io.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-35494850854553078022019-10-21T17:28:00.001+02:002019-10-22T17:48:27.218+02:00Poesie di una lunga estate di Cristina Taliento<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-4yJD4chg-3mAPrCZLWlcirX9ViYmFGHAXrF5P9bq3AxEhSahB1uiaOu-5EGxaULDnZ6f5psY_dNJtZ7IiXDNNx76b_LoPVZKPd4dz32zEvDailS2c-6LwLtQLy1Gnh3Sr7EATZACxD1x/s1600/E8C6DDB1-A751-4A1B-A739-84BCDCE38983.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1350" data-original-width="1080" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-4yJD4chg-3mAPrCZLWlcirX9ViYmFGHAXrF5P9bq3AxEhSahB1uiaOu-5EGxaULDnZ6f5psY_dNJtZ7IiXDNNx76b_LoPVZKPd4dz32zEvDailS2c-6LwLtQLy1Gnh3Sr7EATZACxD1x/s400/E8C6DDB1-A751-4A1B-A739-84BCDCE38983.jpeg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
Il mio sguardo<br />
illuminato dal tramonto,<br />
occhi marroni che diventano verdi gialli.<br />
Spighe di grano, fiori selvatici.<br />
Ritornare, partire<br />
alla fine è quello per cui viviamo.<br />
Autostrada A1,<br />
sempre dritto<br />
al di là di ciò che rincorro,<br />
altrove rispetto a dove sono.<br />
<br />
E di casa mia<br />
non ho come immagine la spiaggia,<br />
ma<br />
l’odore<br />
di sterpi bruciati<br />
nei campi<br />
... e una chiesa contorta barocca<br />
friabile<br />
biancastra<br />
carica di ninnoli e cianfrusaglie<br />
come dietro il giornale<br />
una vecchia signora di città.<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-9285673487241779682019-10-17T12:47:00.000+02:002019-10-17T12:47:00.192+02:00Questo tempo che abbiamodi Cristina Taliento<br />
<br />
<br />
C’e un tempo per capire<br />
nel silenzio di una fredda cucina,<br />
barattoli di vetro pieni di cornflakes e chicchi di caffè,<br />
broccoli lessi che ribollono da mo’.<br />
Forse sono pronti, non lo so.<br />
<br />
Un violinista suona Ennio Morricone nella camera di fronte.<br />
Ci vuole un bel fegato per reggere la bella musica<br />
senza fare storie, senza ricordare tutto,<br />
senza frignare come le bambine.<br />
Diceva il mio dentista ieri:<br />
<i>c’è un tempo per capire e uno per scegliere</i>.<br />
E continuava: <i>come viene, conviene.</i><br />
Con quattro ferri in bocca io, al più, lacrimavo.<br />
<br />
Scegliere come fanti in battaglia,<br />
prudenti chirurghi,<br />
giocatori d’azzardo<br />
come lucidi ubriaconi,<br />
con il solenne puro coraggio<br />
di una colomba bianca sull’altare.<br />
<br />
E mi alzo in piedi<br />
nel silenzio di una vuota cucina<br />
-marmo nero lucido, lampade led-<br />
non mi va di chiamare nessuno,<br />
spengo il fornello e sorrido.<br />
Ci sono delle cose che è meglio se le fai.<br />
E non mi viene da dire nient’altro.<br />
E la mia <i>vena poetica</i>- come si suol dire- si sta fottendo,<br />
ma, d’altronde,<br />
sto un po’ invecchiando anch’io.<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-8386901958844160692019-10-09T09:48:00.001+02:002019-10-10T15:42:01.319+02:00Un donatore di midollodi Cristina Taliento<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUIJZMGjswgd4FB4zBEE91oyFSbodLpQ6vujFZ3Ndao71SOyjlLc6pj5fbAxxMHvxW0SIbNvIeYRk9WN9_xi2PRLMfAz8-jm_YL-NN-42pB-yNubUYNz1SB43iYJBMXobXQLClPqgfM6eJ/s1600/375A5222-D414-4333-8D3B-532FEA99D443.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="937" data-original-width="749" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUIJZMGjswgd4FB4zBEE91oyFSbodLpQ6vujFZ3Ndao71SOyjlLc6pj5fbAxxMHvxW0SIbNvIeYRk9WN9_xi2PRLMfAz8-jm_YL-NN-42pB-yNubUYNz1SB43iYJBMXobXQLClPqgfM6eJ/s400/375A5222-D414-4333-8D3B-532FEA99D443.jpeg" width="318" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<span style="font-size: x-small;">(Falesia con spiaggia bianca, Felix Vallotton, 1914)</span><br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
Ero a bordo di un treno che viaggiava nella notte stellata, letti buttati sparsi nella carrozza, alcuni capovolti, altri sistemati con bianche lenzuola d’ospedale e flebo accanto ai finestrini.</div>
<div style="text-align: justify;">
Un ragazzino pallido seduto di spalle con in mano dei joystick si difende in un videogioco di guerra. </div>
<div style="text-align: justify;">
“Trentatré!” esclamo prendendolo alla sprovvista. È così che mi chiama. Non si gira, concentrato a vincere, a non morire. </div>
<div style="text-align: justify;">
E un vecchio gioca a scacchi anche lui con la Morte, con tutti i Santi e i Diavoli attorno, pronti a scommettere, a tifarli contro e io che nel frattempo- facendomi largo tra quelli spettatori- gli misuro la saturazione, cambio la sacca di sangue, do uno sguardo triste alla partita, poi cambio carrozza, saltando nel vento della notte tra un vagone all’altro con scarpe consumate e un camice sporco sbrindellato.</div>
<div style="text-align: justify;">
“Trentatré!” esclamo al mio ritorno a quelle spalle piccole da ragnetto. Nessuna risposta. Sta perdendo. Una sola vita su dieci pallini.. Mi fermo a qualche metro dietro di lui e mi appoggio al muro a guardarlo con sguardo impotente. E non ho mai avuto tanta voglia di vincere come quella di farlo vincere, e non ho mai avuto tanta paura di perdere come quella di vederlo perdere. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E poi ci siamo fermati in una stazione. Il vecchio ha interrotto la partita di scacchi per scendere a fumare. La Morte ha sbuffato. Io ho alzato le spalle fingendo dispiacere. Il vecchio ha riso sotto i baffi. Sono scesa anch’io.</div>
<div style="text-align: justify;">
“Mi restano le ultime dieci sigarette”</div>
<div style="text-align: justify;">
“Le ultime otto” dico chiedendone una. “I farmaci te ne restituiscono cinque ma te ne tolgono una. Fanno quattro”</div>
<div style="text-align: justify;">
“Tieni- dice dandomi una sigaretta e poi dice- quattro, brutto numero”. </div>
<div style="text-align: justify;">
“Almeno non è dispari” dico. </div>
<div style="text-align: justify;">
Mentre siamo lì si avvicina un uomo con il volto coperto.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il capotreno dice che viene in pace. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
“Vieni in pace?” dice il vecchio squadrandolo dall’alto in basso con la sigaretta tra i denti.</div>
<div style="text-align: justify;">
Lo guardo anch’io. </div>
<div style="text-align: justify;">
“Devo salire su questo treno” dice senza fiato.</div>
<div style="text-align: justify;">
“Ti conviene fartela a piedi, amico” ride con voce rauca il vecchio guardandolo negli occhi, anche se i suoi occhi sono nascosti da qualche parte nel cappuccio, dentro il buio.</div>
<div style="text-align: justify;">
“Biglietto, prego” dico in tono professionale.</div>
<div style="text-align: justify;">
“Sono stato chiamato. Sono compatibile con qualcuno qui dentro”.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Così non dico niente, butto la sigaretta, salgo sul treno con le gambe che mi tremano, vado nella carrozza numero cinque, prendo per mano il ragazzino, quel giovane ragnetto, appoggio il joystick sul ripiano con movimenti controllati che nascondono l’emozione.</div>
<div style="text-align: justify;">
Andiamo insieme da quell’uomo sconosciuto con la Vita nella tasca del giubbotto.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il mio ragnetto lo guarda con occhi giganti.</div>
<div style="text-align: justify;">
Lo sconosciuto ha una maschera nera, non si riesce a vederlo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma io riesco a vederlo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dico “grazie” e piango un po’.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il vecchio fa un cenno del capo all’uomo. E io mi asciugo le lacrime ridendo mentre lasciamo quel bambino a terra.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Io e il vecchio risaliamo a bordo. La Morte annoiata picchietta il dito sull’orologio da polso. I santi e i diavoli stravaccati sui divani si alzano e si rimettono intorno alla scacchiera.</div>
<div style="text-align: justify;">
“C’ha pure il rolex sta maledetta!” mi bisbiglia il vecchio.</div>
<div style="text-align: justify;">
“Arriviamo, arriviamo” dico per tranquillizzare gli animi.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/WYzEIIx_KHg/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/WYzEIIx_KHg?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-38479562737798520012019-09-29T10:50:00.000+02:002019-09-29T10:50:00.888+02:00Descrizioni del suono per non udenti - La pizzicavelleità di Cristina Taliento<br />
<br />
<br />
<i>"Chi balla la pizzica non muore mai"</i><br />
<i><br /></i>
<i><br /></i>
<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
E c'è un campo di orchidee, un mare di orchidee bianche. Io m'immagino sempre che sia il silenzio, l'assenza del suono, la meraviglia. Una casa cantoniera in lontananza, una decina di pini in fila...</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La canzone inizia con un lieve venticello che spira da destra, non forte, ma tenue come tutte le cose tenui e delicate, come settembre, i colori pastello, la domenica, i giornali sul tavolo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Poi cresce, non che cambi del tutto, ma si trasforma dalla sua idea semplice, come l'idea semplice di un settembre che all'improvviso diventa un torrido settembre, ventilatori ancora accesi, gente che si lamenta del caldo negli uffici postali. </div>
<div style="text-align: justify;">
Un treno passa a un chilometro di distanza, i colori pastello vibrano sul tavolo. Il vento scompagina i giornali sul tavolo e tu sei di nuovo giovane, nel campo di orchidee del silenzio hai di nuovo diciassette anni e un nuovo amore, cento solitudini e un pugno di dadi da lanciare nel cielo.</div>
<div style="text-align: justify;">
E seduto sotto il portico della casa cantoniera c'è un vecchio che fuma sull'uscio e ti guarda lontano. Occhi di oceano, oceani di Novecento. Forse è tuo padre o solo il guardiano. Qualcosa di familiare, un leggero solletico come di giorni vissuti. </div>
<div style="text-align: justify;">
Quando arrivano i tamburelli- e nella canzone arrivano dopo- le orchidee diventano gabbiani, uccellacci di porto, sfacciati e vivi come la tramontana che pure in quella campagna prende ad impazzare, insieme ai ricordi, perchè la pizzica è nostalgia, il tuo volto giovane dietro lenzuola stese al sole, che schivo teme e pur desidera, sorride, si nasconde, che scappa ridendo saltando da un terrazzo all'altro con un vestito lungo che alzi con le mani per non inciampare e capelli lunghi biondi spettinati volano nell'argenteo Tempo, lontano dagli anni, nell'irriverenza di un antico pomeriggio, mentre rondini e gabbiani dipingono lo scenario del sogno numero quindici steso su vernice blu cobalto con strisce di blu oltremare e </div>
<div style="text-align: justify;">
pesci rossi nuotano</div>
<div style="text-align: justify;">
in verdi damigiane</div>
<div style="text-align: justify;">
di vino bianco </div>
<div style="text-align: justify;">
appoggiate sui muretti di casolari con gatti magri che ci camminano intorno, code rialzate, l'andatura lenta dell'attesa che non è altro che la pausa nel pentagramma, la mano che accarezza la pelle del tamburello e si riposa, il raggio di sole che esita sui vetri... e riprende, dopo la pausa riprende, cade un ramo, riprendi a correre, annaspando tra le extrasistoli, battere e levare, </div>
<div style="text-align: justify;">
trattieni il suo sguardo,</div>
<div style="text-align: justify;">
e dici scherzando, </div>
<div style="text-align: justify;">
e non sei mai stata così seria, </div>
<div style="text-align: justify;">
ritorniamo qui per sempre.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Alla fine tutto si riavvolge e sei di nuovo in quel mare di orchidee bianche. E poi inizia un'altra canzone.<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/68Rw6cZwnnw/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/68Rw6cZwnnw?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<br />
(L'ultima volta, Francesco Guccini)<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-50568486138697570772019-09-17T16:44:00.002+02:002019-09-17T16:46:55.972+02:00Sotto un tempo da lupi io mangio un gelato <span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">di Cristina Taliento</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;"><i>Questo scritto risale al 12/06/2017</i></span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwc_uC0oOL6yFhaHtG5G3fKXrZAMvsrBti2TwNipH0ojS5uk8zGuOz5r5Spl7YanBkBccp2VjOsyMjNLLzuqtiP7oN9WJXATLGULumtbTG4PlAP3fP9T_v2qhjlkiF7dSXJkiqlHyuP8y_/s1600/3E4BCE6B-6A3F-4A0D-9053-12C7F8F6A5A6.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="502" data-original-width="750" height="267" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwc_uC0oOL6yFhaHtG5G3fKXrZAMvsrBti2TwNipH0ojS5uk8zGuOz5r5Spl7YanBkBccp2VjOsyMjNLLzuqtiP7oN9WJXATLGULumtbTG4PlAP3fP9T_v2qhjlkiF7dSXJkiqlHyuP8y_/s400/3E4BCE6B-6A3F-4A0D-9053-12C7F8F6A5A6.jpeg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<span style="background-color: white; color: #3c4043; font-family: "roboto" , "helveticaneue" , "arial" , sans-serif; font-size: x-small;"><i>(St. George and the dragon</i>, 1915 by Wassily Kandinsky. Tretyakov Gallery, Moscow, Russia.)</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">Sotto un tempo da lupi io mangio un gelato</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">È il titolo di questo sonetto</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">e le rondini volano alte.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">La pioggia d'estate mi fa venire voglia</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">Di scappare di casa</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">Anche se questa non è casa mia</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">E sarebbe strano, un controsenso</span><br />
<br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">Dunque preparo lo zaino</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">E pedalo semplicemente</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">Come un tranquillo anziano normale</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">Che pedala normale</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">Ma in realtà sto facendo al contrario</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">Il solito percorso</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">Con l'animo di un bambino irriverente</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">E da questa prospettiva</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">Mi sembra tutto diverso,</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">Persino quel ponte, diverso.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">Però è bello</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">E questo potrei anche scriverlo in prosa, anche se mi servirebbe il doppio del coraggio, perché nei versi ci sei e non ci sei, salti da un rigo all'altro lasciando nel dubbio che fossi veramente tu o soltanto un riflesso, un sentimento generico, d'altri. Pedaliamo ancora sotto questo cielo di capodoglio ferito -e questa è in assoluto la mia metafora migliore - noncuranti di noi stessi, oppure troppo attenti ai dettagli per accorgerci delle cose più semplici.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">Semplice tipo questo parco che incontro, pieno di rametti spezzati dalla tempesta, con tre panchine e un'altalena.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">La pioggia d'estate accarezza gli alberi</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">E un signore col cane mi fa:</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">"Ragazza, ieri vento a ventinove kilometri orari!".</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">Faccio un cenno d'assenso e dico:</span><br />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">"Mare forza quattro!".</span><br />
<br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(102, 102, 102); color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif;" />
<span style="background-color: white; color: #666666; font-family: "trebuchet ms" , "trebuchet" , "verdana" , sans-serif; font-size: 22px;">Dicono che nello Stretto di Bering ci sia un vento talmente forte da uccidere in media un pescatore al giorno. Lo chiamano il "gelo nero". Per questo il lavoro del pescatore di granchi reali del Nord è il lavoro più pericoloso al mondo. Le onde saranno davvero altissime laggiù.</span>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-1572670813482032922019-09-05T19:57:00.000+02:002019-09-13T13:36:49.369+02:00Il fegato <br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">di Cristina Taliento</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<img alt="Risultati immagini per mark rothko" height="400" src="https://www.moma.org/media/W1siZiIsIjQ1NTQ2NyJdLFsicCIsImNvbnZlcnQiLCItcmVzaXplIDIwMDB4MjAwMFx1MDAzZSJdXQ.jpg?sha=243a7db66c2149e3" width="302" /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; font-size: x-small;">(No.3/No.13, Mark Rothko, 1949, MoMA, New York)</span><br />
<span style="font-family: inherit;"><br /></span>
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">La comunità di quel piccolo paese
asseriva di sapere esattamente cosa passasse per la testa del vecchio John: che
era un vecchio pazzo accasciato dalle delusioni e dagli anni, incline ai vizi
tra i più temuti dalla società, dedito ad alcol, spaccio, erba buona, meno
buona, scrittore da strapazzo, eccetera eccetera. Non era vero. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Andai a fargli visita una sera di
settembre. Le campane della chiesa accanto alla casa dove vivevo avevano
suonato all’impazzata per tutto il pomeriggio, con cadenze prima allegre, poi
da funerale, allegre, da funerale. Mi ero affacciata più volte alla finestra. Prendendomi
appena un terzo dell’audacia socialmente consentita a una donna della mia età, avevo
chiesto con solerzia cosa diavolo stesse accadendo. Mi era stato risposto da un
passante: “Il giubileo!”. Contrariata, divertita e sconfitta, avevo allineato i
fogli dei miei appunti, avevo sbarrato con una penna le pagine; contenta era
invece la mia mancata ispirazione. Non se ne sarebbe fatto più niente. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Così, come dicevo, andai a fargli
visita. La prima cosa che mi disse quando mi vide fu: “ho una ferita sotto al
piede, quattro centimetri almeno!”. “Non sono mica il tuo medico”. “Sia ringraziato
il cielo”. Non aveva proprio nulla.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">La seconda cosa che mi disse fu: “Stai
scrivendo, vero?”. Risposi: “Un po’ si, un po’ no, ho avuto da fare”. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Mi guardò
con sguardo severo come spesso si addiceva a un maestro. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Mi chiese: “Che cosa è per te la letteratura”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Risi, gli dissi che la cosa non
rientrava tra i miei pensieri elaborati nell’ultimo periodo e a dirla tutta nell’ultima
vita, che non mi occupavo di evanescente pulviscolo filosofico preferendo di
gran lunga a questo un -<i>si sperava</i>- <i>duraturo</i> soggiorno nelle liete lande dell’argentea
Scienza!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Alzò gli occhi al cielo. “Trovo limitante che
tu debba a tutti costi sentire così forte questo sentimento del bivio. Come se
una mente dovesse per forza amputarsi delle parti, come se due piante non
potessero crescere nello stesso vaso”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">“Ma tant’è” risposi alzando le spalle.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Nella stanza c’erano libri
dappertutto, accatastati per terra, sulle mensole, dentro il camino spento. Su
un tavolino di legno il vecchio aveva usato un bollitore come vaso per dei
girasoli. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">“Che cosa è per te la letteratura”
ripetè quindi mentre versava dei croccantini nella ciotola per il suo gatto Bob.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">“Non lo so, il desiderio
primordiale dell’uomo di comunicare all’altro i propri bisogni, necessità,
paure?”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">“Questa è veramente una risposta
da scuola elementare” asserì accarezzando il gatto. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“Comunicare, vedi… lo facciamo continuamente.
Il mondo è pieno di parole, fluttuano nelle strade, dritte come fili piombati,
a zig zag, in salita, in discesa, parole ovunque, parole in equilibrio sulle
spalline di giacche sartoriali, parole appese ai pali della luce, sospese e
diradate nel grigio cielo prima del temporale. La letteratura, mia cara, non
sono le parole. Quello si chiama <i>cicaleggiare</i>”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Continuava a mancare di rispetto
alla vita vera, alla lingua parlata. Incrociai le braccia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">“La letteratura è il resoconto sul
nulla, fatterelli, fattacci, nobili fatti che ci narriamo da secoli per aiutarci
a vicenda, per imparare a superare questa cosa, qualunque cosa sia”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Dissi risentita: “Non esistono
risposte assolute a domande aperte”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Così gli raccontai di quella
volta in cui il mio professore di Medicina Interna mi chiese al letto del
paziente, davanti a tutti gli altri studenti, la definizione di "fegato".</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Io avevo risposto sicura di me: <i>“un
organo parenchimatoso deputato a svolgere funzioni esocrine ed endocrine…”.</i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"> Lui mi aveva guardato con occhi di ghiaccio e molto lentamente mi aveva detto: “Niente affatto”. Ci avrei scommesso. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Aveva poi aggiunto: “Il fegato è una ghiandola
che produce albumina”. La cosa mi aveva sbalordita. Devo ancora farmela scendere. Non esistono definizioni assolute per sistemi complessi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Lo sapevano tutti che né per la letteratura
né per il fegato sarebbe andata bene una sola semplice definizione. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/1GDU6ns2mRM/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/1GDU6ns2mRM?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6584620696073083015.post-23490277660419211092019-08-30T15:28:00.000+02:002019-08-31T18:36:11.028+02:00Il faro ieri e oggi <div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
di Cristina Taliento </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNkXHThcR7vGHyQFfq4cQZggTXNCZJe4ZpRr9pK0-6-Dn4yMDdq0BWCfruRESjHx_DI8BXs66GAcY3TxEcmRO_BAIgbiGcDfj2UUcII3P4IW4H85xKNL2BCdTd5xxVyT5dSia745IOST3y/s1600/AE31F73F-396C-4776-9B11-98B6C4FC23F1.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="682" data-original-width="900" height="302" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNkXHThcR7vGHyQFfq4cQZggTXNCZJe4ZpRr9pK0-6-Dn4yMDdq0BWCfruRESjHx_DI8BXs66GAcY3TxEcmRO_BAIgbiGcDfj2UUcII3P4IW4H85xKNL2BCdTd5xxVyT5dSia745IOST3y/s400/AE31F73F-396C-4776-9B11-98B6C4FC23F1.jpeg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">(<i>The sea watchers, </i>Edward Hopper, 1952, collezione privata)</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
1997. Capo d’Otranto.<br />
<br />
Io mi ricordo di un pomeriggio al mare,</div>
<div style="text-align: justify;">
il sole che cadeva di taglio sulle onde,</div>
<div style="text-align: justify;">
la sabbia che volava e diffondeva la luce</div>
<div style="text-align: justify;">
come forse accadeva spesso<br />
in quei posti deserti dell’Africa.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Io mi ricordo braccia simili alle mie ora,</div>
<div style="text-align: justify;">
braccia che mi trattenevano nell’acqua per<br />
non affondare.</div>
<div style="text-align: justify;">
E stringermi a quelle era per me allora </div>
<div style="text-align: justify;">
l’unico significato possibile di <i>salvezza</i>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Io m’immagino sempre che laddove sia quel ricordo</div>
<div style="text-align: justify;">
lì sono io,</div>
<div style="text-align: justify;">
o, al limite, una buona parte di me.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Guidiamo fino alla spiaggia del faro. Che in realtà non è spiaggia, ma scogliera. La nostra idea di salvezza al momento consiste in qualcosa di decisamente più materiale, abbiamo venticinque anni, è passato non so quanto tempo dall’ultima volta che sono stata qui. Metto gli occhiali da vista. Il mare si estende a dismisura abbracciato dalla roccia nera. L’intonaco bianco del faro è linea verticale sicura, precisa, imponente, è la lucidità, è silenzio, è ordine. Tutto il resto si perde nell’orizzonte, muta, si sposta con le correnti, frana con le stagioni, insieme ad esse, nell’argenteo tempo, è incertezza, è stupore. Un vuoto che si contrappone a un pieno. L’energia del tutto, la fragile potenzialità dell’essere giovani e la bianca linea delle scelte tracciate, la mente sottilizzata, affinata.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
“Volete una caramella?” ci chiede Gianni. </div>
<div style="text-align: justify;">
“Si, grazie”. </div>
<div style="text-align: justify;">
“Ma a che gusto è?”</div>
<div style="text-align: justify;">
“Non lo so, al miele forse, non lo so, leggi, dovrebbe esserci scritto”</div>
<div style="text-align: justify;">
“Miele e noci”</div>
<div style="text-align: justify;">
“Perbacco!”</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Le nostre voci, quei nostri discorsi si diffondono nello spazio circostante come vapore, come una ninna-nanna. </div>
<div style="text-align: justify;">
Qualcuno esclama: “Transire suum pectus mundoque potiri ”</div>
<div style="text-align: justify;">
“E che minchia significa”</div>
<div style="text-align: justify;">
“Lasciatelo stare, vuole ribadire che ha fatto il classico”</div>
<div style="text-align: justify;">
“Veramente sono anche dottore in Lettere classiche”</div>
<div style="text-align: justify;">
“Bella roba” e tutti scoppiamo a ridere. Il mare è sempre lì che ci osserva, che ci ascolta e forse per lui non siamo più quelli di una volta, ma alla fine che vuoi farci.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
“È scritto sulla medaglia Field. <i>Trascendere i propri limiti e dominare l’universo</i>”</div>
<div style="text-align: justify;">
“Una robetta tranquilla, insomma!” </div>
<div style="text-align: justify;">
“Ah Carlooo! Vai a farti una nuotata, va!”</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Così tutti si tolgono i vestiti e corrono verso il mare.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Io m’immagino sempre che laddove sia quel ricordo, lì sono io. </div>
<div style="text-align: justify;">
Prendo gli occhialini dalla borsa e li raggiungo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Ci tuffiamo insieme nell’azzurro caos delle cose che saranno.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/k9IfHDi-2EA/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/k9IfHDi-2EA?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com2