19/07/16

I cambiamenti del nostro sentire

divagazioni di Cristina Taliento

"Hello everybody". Il radiofonico dj saluta sempre così all'inizio del suo programma. 
"Hello" bisbiglio automaticamente anch'io come quei sette milioni di ascoltatori in onda.
Il Radiofonico Dj stasera chissà che ha nella voce, mi sembra quasi malinconia. Sono tre volte che chiede "e allora come state" a noi very normal people che si sa come stiamo: fa caldo, ci lamentiamo. Per giunta, non possiamo rispondere. Alziamo le spalle, chi mentre studia, chi mentre lava i piatti. E tu che hai, signor Dj, cosa c'è che non va stasera?
Mette La Gatta di Gino Paoli. Mi sembra ieri che imparavo a suonare la chitarra seduta in giardino con le infradito e questa canzone in uno spartito.
C'era una volta una gatta che aveva una macchia nera sul muso e una vecchia soffitta vicino al mare con una finestra a un passo dal cielo blu.. tu tu tutu.
C'era una volta io, un giardino, la Gatta, estati infinite in cui perdersi e ritrovarsi, la menta da bere in silenzio ma con il ghiaccio, i bagni a mare in solitaria, nuotando un po' di qua e un po' di là, tra un sentimento e l'altro, una noia e un sogno. Eravamo noi quelli nella fotografia.
È che si, lo so, lo so che non ho ancora l'età per potermene lamentare, ma era solo ieri che avevo quindici anni e suonavo c'era una volta una gatta che aveva una macchia nera sul muso e una vecchia soffitta... Gino Paoli, la conosci vero?
Ed era ieri che le mie dita a mo' di Sol settima su una chitarra.
Una chitarra che ora chissà dove sarà finita. Mangiata dalla polvere di questi sette anni in cui siamo cambiati tutti, tutti nessuno escluso. Era bello. Era bello starmene lì in giardino a beccare l'accordo sulla finestra vicino al mare a un passo dal cielo blu.
"Soffitta vicino al mare" mi correggi.
Non ha importanza.
È che noi, noi inteso come persone, siamo tutti un po' smemorati, ci dimentichiamo chi eravamo, cosa provavamo soprattutto. Siamo degli svampiti con la testa fra le nuvole. Dovremmo avere più cura dei nostri sentimenti perduti nel tempo, sbiaditi dall'assuefazione. Ci preoccupiamo troppo di come cambia il nostro corpo, lottiamo per proteggerci dalle rughe, dal tessuto adiposo, dallo stress ossidativo. Ed è buffo perché arriviamo a quarant'anni che proviamo la metà di quello che provavamo quando eravamo giovani, ma nessuno muove un dito, nessuno fa qualcosa per palestrarsi i sensi e il cuore. Ovviamente, con cuore intendo quel concetto astratto  con cui si designa l'anima fin dall'Ottocento.
"È tutto sbagliato, non trovi?" chiedo.
Ma tu mi dici di "non pensarci e stare calma" che il Tempo alla fine non deve essere qualcosa per cui mettere il broncio.
Non sto mettendo il broncio, ti dico.
Ma si- mi dici- hai anche gli occhiali sul naso come la mia professoressa.
Aspetta. Mi giro, ti guardo da sopra gli occhiali. Hai ragione.
Ed è lì, esattamente lì che ridiamo e invecchiamo e, chi se ne frega, accettiamo di essere umani e mortali, distratti e imprecisi in queste nostre divagazioni, in questi nostri pensieri che sono fragili poiché intuitivi e indimostrabili, assolutamente ascientifici e buffi, invero abbastanza patetici, pensieri che muoiono in una risata, in una tazza di thè. 

15/07/16

Avere cura

divagazioni di Cristina Taliento


(The Lee Shore, Edward Hopper)

Avere cura.
Mi basterebbe essere una persona che ha cura,
di tutto, di una maglietta
del tuo cuore.
Ad esempio, chiederti, prima di toccarlo:
"Ti faccio male?".
Avere cura
come quest'anziana signora a cui chiedo se ha voglia di raccontarmi com'è andata. Lei ha cura dei miei sorrisi, abbassa lo sguardo ed è il suo modo di custodirli. Ha cura anche di sé e del mondo e lo vedi dalle sue mani, come sono presenti, attente allo spazio, alle pieghe della gonna.
Si può avere cura di tante cose, anche piccole, e non è detto che queste debbano essere per forza e solamente cose materiali o ideali.
Mio nonno, ad esempio, aveva cura della pioggia. Si fermava a guardarla, respirarla come per celebrarne la presenza.
Avere cura...
Non è qualcosa che ti ruba il tempo, qualcosa per cui non c'è tempo. Più che altro è un modo di esistere. Un modo di pettinarsi, impugnare la penna, un modo di salutare, un modo di amare. Un modo di leggere, anche. È l'attenzione non richiesta. Quel rileggere e poi interrogarsi, "vediamo se ho capito", "vediamo se il tuo pensiero è questo".
Avere cura, basta poco. Però non basta mai. Oggi, venerdì 15 Luglio, un giorno come tanti, il giorno dopo l'attentato di Nizza in cui sono morte 84 persone. Un giorno dopo anni di guerre e morti e rose calpestate.  Avere cura, come si potrebbe fare, quale sarebbe il modo migliore. Non lo so. Non c'è forse. Ci sediamo sui gradini sporchi di una scala, ci diciamo "ciao" e poi insieme noi piangiamo.

07/07/16

Un libro di seconda mano

di Cristina Taliento 

Ho comprato un libro di seconda mano, ma chi me l'ha venduto credo l'avesse comprato a sua volta da qualcun'altro. Potrebbe essere un libro di quinta mano per quante diverse grafie ci sono nei margini. 
Una mano tra queste si distingue per avere un tocco di matita più leggero. Sicuramente è la stessa mano che poi disegna degli smile accanto ai paragrafi delle leucemie con prognosi favorevole. Resto a guardare la bellezza delicata di quegli smile e le percentuali di sopravvivenza. Forse è solo un trucco mnemonico, ma è molto dolce. A volte è facile dimenticare che tutto questo studiare e lottare e difendersi, tutto questo cambiare e migliorare e cadere è per un semplice, buffo, smile :)
Lo smile di qualcuno, ad esempio, che in piedi davanti alla macchinetta del suo settimo caffè, alle ore tre di notte, si ripete di star calmo ché il cancro di suo figlio può guarire. 

Ciao studente, c'hai proprio una bella grafia. Chissà se un giorno ci capiterà di incontrarci in giro con le stesse speranze e gli stessi brividi di ora, prima che la saggezza offuschi l'emozione. Buona fortuna. Anzi, in bocca al lupo.

02/07/16

Sera d'estate


Sere d'estate in città
 eppure l'aria profuma come in campagna.
Un bambino canta una cosa tipo " la li lo",
deve essere perchè stasera c'è Italia-Germania.

C'è sempre un'Italia-Germania che gioca
 in queste sere d'estate qui
dove ripeto la lezione a un ventilatore,
mentre, dalle finestre, i vicini indiani mi offrono
molecole speziate
e il ragazzo che consegna le pizze
dà il resto e lo scontrino al signore che abita di fronte.
C'è sempre una luna calda in queste sere
dove sembra che tutto sia potenzialmente l'inizio
e l'evoluzione naturale di qualcosa.
Ho stirato la maglietta azzurra anch'io,
sperando che la presa Scart non faccia scherzi.

Sono belle le urla in strada quando qualcuno fa goal.
Sono belli i sorrisi degli altri nascosti dietro birre e patatine.

(C.Taliento)



(shake your hair girl with your ponytail... takes me right back when you were young...)