03/11/16

Novembre di notte

di Cristina Taliento

Risultati immagini per i nottambuli hopper

(I nottambuli, Edward Hopper)


Novembre di notte e luci gialle, arancioni, blu. Perdersi in un'altra città. Mi hanno detto di prendere il 20, di scendere a Celso. Mi hanno scritto di cercare una fermata che si chiama Fanti. Mi guardo intorno, non la vedo. Ho le ginocchia a pezzi. Non fa niente, respiro la sensazione di non sapere dove diavolo andare. Dura poco perchè il mio istinto mi porta nel posto giusto, nella via d'uscita direzione casa, direzione sicura. E salgo su un autobus che è un po' l'immagine delle cose ovvie, delle cose salve, mentre i sogni e le paure e le stelle me le lascio alle spalle. Mi giro prima di salire, l'autista mi guarda, nota la mia breve indecisione. Penserà che sono una di quelle ragazze con uno zaino in spalla come una dozzina di altre. Lo so, me lo sto chiedendo anch'io. è che in queste notti finisce che una non sa più se è quello che è, oppure tutte le altre cose che invece possono essere, comprese le strade in cui non si avrà avuto mai abbastanza fede per perdersi. Mostro il biglietto. Guardi, lasci stare, signor autista, non si chieda quali siano i pensieri che fanno voltare le persone così d'un tratto nella notte. 
L'autobus è vuoto, a parte questo ragazzo con gli occhi d'autunno che mi racconta dei suoi progetti di speranza e inventiva. Fa l'architetto. Dice che ha fatto la tesi sulla rivalutazione di un paesino di montagna. Non ha detto proprio così, ma il senso era che c'è un paesino, magari uno di quei paesi con le case vuote, dove non nasce un bambino da sei anni, dove non c'è niente a parte alcuni recinti con le mucche. E secondo questo ragazzo, una cosa del genere si può risolvere. Penso che è una bella idea, anche l'autista ha sentito. Secondo me sto progetto piace anche all'autista. Butto una cosa da ridere come: "Punta alla luna, male che vada avrai camminato tra le stelle". Il ragazzo mi guarda come se fossi il suo segno, l'angelo di mezzanotte e dieci, il destino. Gli sorrido. In realtà io non so neanche dove accidenti devo scendere.
Poi come in un sogno, ritrovo la comitiva. Finisco in un posto dove si beve, dove si sta in piedi. Mi trascinano a ballare, cerco di divincolarmi mentre sbadiglio spiegando di essermi svegliata alle sei del mattino, ma restare è più semplice e mi faccio strada nella pista, verso la musica, dove il volume è più alto. In mezzo alla gente che si diverte, tra onde sonore avvolgenti, si può pensare persino all'Africa,  alle ciaramelle, ai ghepardi.
Infine ritrovarsi a spiegare con una certa sicurezza al barista che il mondo si divide in allodole e gufi e che io, sissignore, sono un allodola senza alcun dubbio.
"Buonanotte all'Italia" dice il barista. Lo diceva sempre anche mio nonno.


4 commenti:

amanda ha detto...

ed io allodola modestamente lo nacqui :)

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Salve Doc! :D

Tomaso ha detto...

Cara Cristina, un post che mi dice, che sei un po smarrita, ogni cosa andrà il posto giusto, se si cerca di guardare la realtà, lo so non è sempre facile, a bisogna sempre provarci.
Ciao e buona giornata con un abbraccio e un sorriso:) sorridere fa bene!
Tomaso

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Ciao Tom, non fa niente che lei abbia visto questo. O forse fa :)