16/11/16

Le ore libere del giovedì

divagazioni di Cristina Taliento

Io penso che noi tutti avremmo diritto a delle ore libere il giovedì, ore da passare in compagnia o in assenza di noi stessi, tipo seduti, qualora fossimo sempre in piedi, oppure in piedi, se di solito, usiamo stare seduti. Ore, per esempio, appoggiati a una ringhiera qualsiasi a pensare a cose diverse, lontane, vicine, cose per cui non si ha tempo durante il resto della settimana. Ore libere, immaginate, in cui andare incontro al proprio destino oppure fuggire da esso; Tempo, nient'altro che tempo in più. Una tasca temporale, in modo da vivere il tutto con meno fretta, lasciando che i ragionamenti diventino pensieri e i pensieri, farfalle. Ad esempio, le ore libere del giovedì potrebbero essere impiegate per la realizzazione di piccoli eventi irrisori, cose che di norma non siamo tenuti a fare.
 Siccome oggi è martedì, io potrei pensare di impiegare le ore libere di dopodomani a rincorrere quella paziente di oggi per ripeterle un'altra volta quello che il medico le ha già detto in modo chiaro, perché anche se non sono un pappagallo, penso che qualcuno le debba ripetere ancora che non si deve spaventare se deve fare un' altra risonanza, che è una cisti, è solo muco, non è una recidiva del tumore che ha già avuto, non c'entra, è un'altra cosa. E siccome oggi è martedì, mi toccherà correre oppure fare un bel passo veloce per tutta la città per beccare la signora che chissà dove sarà arrivata. Lei dirà con la paura ancora negli occhi: "Ma veramente questo mi era stato già spiegato; il medico due giorni fa mi ha detto di star tranquilla". Lo so, lo so. Volevo solo ripeterglielo perché,  sa, io non avevo mai visto cosa fosse davvero la paura prima di vedere le sue lacrime scendere di colpo alla parola risonanza e io volevo dirle ancora che deve stare tranquilla, che non è quello che pensa lei, insomma, ha capito.
"Chi è lei?" allora mi chiederà la paziente.
Potrei rispondere, studente, ma chi cacchio vuoi che sia io, per davvero.
"Nessuno" quindi dirò. 
"E che cosa ci fa qui nelle sue ore libere di giovedì?".
Potrei rispondere, approccio al paziente nel post operatorio, ma che diavolo sto facendo, in realtà.
"Niente" quindi dirò. 
Così, poi me ne andrò, magari prendendo una di quelle vie che portano ai campi da calcio del vecchio convento. Magari mi fermerò dietro la rete a guardare i ragazzini giocare, fino a quando qualche vecchio scorbutico in camicia azzurrina mi urlerà, dal finestrino della macchina, che le ore libere sono finite e che è il momento di pensare allo stato metabolico delle cellule, ovvero preparare la cena, concentrarsi, vivere. E mica pensare a ste cose qua!

4 commenti:

Tomaso ha detto...

Cara Cristina, bella veramente la tua riflessione, ognuno abbiamo bisogno di qualcosa che sia veramente nostro, e che nessuno ci possa disturbare, pensiamo che in quei momenti di completo silenzio possiamo meditare e vedere le cose in u'altra luce.
Ciao e buona giornata cara amica con un forte abbraccio.
Tomaso

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Grazie Tom, un abbraccio, buona giornata a lei e famiglia,
Con affetto,
Cristina

Zio Scriba ha detto...

Continua a pensare 'ste cose qua, amica mia.
E a scriverle. ;)
Ciao!

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Ciao Nicola Pezzoli illustre scrittore, sempre un onore averla qui!! Ihihi, ciaooo