01/06/16

Carlo Mezzotarlo - Ritratti dei tristi


di Cristina Taliento



(Sunday, Edward Hopper)

Passare attivamente il tempo, riempirlo di cento battiti al minuto per non pensare a te, arrivare alla sera con miliardi di cose fatte... è  esilarante. Qui si sta bene. Ordine dappertutto. Matite temperate. Anche le penne, se si potesse, le tempererei per poi metterle in fila, una a fianco all' altra, tutte sulla stessa Linea della Precisa Perfezione.  Si sta bene, ma con un certo sforzo. Sforzo fisico, soprattutto. Ogni volta che mi ricordo di te, devo intervenire, devo darci dentro per non farlo diventare un problema perché poi è come se tutte quelle maledette penne allineate cadessero per terra, scoppiando magari; poi, sarebbe come se io cercassi di raccoglierle sporcandomi le mani di inchiostro indelebile. Sangue, inchiostro, lacrime sono cose che io non posso soffrire, non sono adatto. Allora combatto contro l'entropia. Scalcio con solenne calma e giustifico l'apnea dietro un nodo di cravatta che, puntualmente, faccio finta di allargare quando qualcuno mi guarda allarmato. Eh eh, sto bene, tranquilli, è che inizia a farsi sentire il caldo e la mia angina non scherza. Meglio cardiopatico che abbandonato, ferito, lasciato. Certe cose vanno bene se hai vent'anni. A cinquantasette anni e un cane, meglio cardiopatico. 
Però, in realtà, mi tengo in forma. Per esempio, anche la prossima volta come l'ultima volta, alla velocità della luce, mi allaccerò  le scarpe da ginnastica fuggendo dalla voglia di riscriverti, quasi sbattendo il naso contro la porta per la foga di uscire in strada, guardando senza respirare se non ci sono macchine troppo vicine da finirci sotto, ma passando lo stesso, di corsa, se sono a quattro metri da me. Quattro metri non importa, non muoio mica, basta che scappo, basta che mi mando il cuore in tachicardia nel più breve tempo possibile. Eccheccazzo mi suoni, idiota! Ti ho visto! Ti ho visto! Non lo vedi che sto correndo, coglione! 
E ogni santa volta scopro di aver fatto il percorso in un tempo più breve. Diventerò un dannato campione di corsa oversessanta o cose del genere. Di questo passo sarò il codardo scaccia pensieri più veloce del West. E che mi importa! Che accidente importa! Tutte le volte me ne torno coi miei record e mi dico che sono forte, una roccia, e che non ti scriverò, io non ti chiamerò, non tornerò, non piangerò. Sono troppo stanco e sono troppo forte e se domani mi torna questo pensiero di scriverti può darsi che arrivo a 20 km e doppio tutte questi signori che corrono per dimagrire. 
E poi me ne andrò a dormire con una camomilla allungata con quello che trovo in cucina e che nemmeno mi piace, del rum, della birra, che schifo, del brandy, mentre in tv stanno dando ancora quello stupido Quiz estivo. Lo guarderò fino alla fine per vedere chi vince, per vedere anche la faccia di chi perde, per capire in chi mi rivedo.  E me ne starò lì a fissare i concorrenti perdenti che, alla fine, non li inquadrano poi molto dopo che hanno perso... a chi interessa. Fanno pena. Se ne stanno a sorridere alzando le spalle come i poveri stronzi, come me che mi porto via i capelli dalla fronte e mi sistemo meglio gli occhiali e non so che fare. Non so che altro fare. In piedi, in questa cucina dalle pareti bianche, con la caffettiera in bilico sui fornelli, i piatti ordinati, asciutti, perfetti. 
 Fino a quando non mi ricorderò più il tuo volto e nemmeno l'ombra del tuo volto o il tuo nome. Niente. Mi ricorderò soltanto del legamento crociato anteriore del ginocchio che, porca miseria, se ne sta andando in culo come questa mia innata delicatezza che tu, maledetta, dicevi di amare.
 Invece ora il mio cuore è un pugno di paglia. E forse è meglio se mi siedo, qui, chiudo gli occhi, tra le musichette degli spot pubblicitari, in questa cucina illuminata da un sole che proprio non vuole tramontare. Sono le nove, spegniti, che aspetti.



2 commenti:

Zio Scriba ha detto...

Semplicemente meraviglioso. Da spaccare il cuore.
Posso chiamarti sorellina scrittrice?
No?
E io ti ci chiamo lo stesso! :-))
(Anche se forse dovrei dire nipotina, mannaggia all'anagrafe, sono più vicino all'età di Mezzotarlo che alla tua, ma forse riesco - a volte - a essere un po' meno triste di lui proprio perché dentro sono ancora, per davvero, adolescente e corradiniforme...)
Ciao!

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Grazie bro!! Infinitamente. Puoi chiamarmi così, da te è un onore, ribadisco! Buon week-end ricco di scrittura e vita :) che la Voce sia con te!