11/05/16

Il ragazzo che voleva impiantare le branchie ai gatti

 di Cristina Taliento



Il ragazzo che voleva impiantare le branchie ai gatti aveva avuto fin dall' infanzia problemi con la vista. Ipermetrope da bambino, divenne miope durante l'adolescenza.  Questo l'aveva portato fin da subito ad avvicinarsi agli oggetti, ai fenomeni naturali e innaturali che da lontano gli apparivano come ombre. Ben presto si accorse che in quel mondo sfocato si sentiva a suo agio, lontano dagli sguardi che lo intimorivano e vicino, qualora l'avesse voluto, al dettaglio delle cose. Quando l'oculista gli prescrisse gli occhiali, egli notò che quel vedere bene da lontano lo impigriva. Gli piaceva chinarsi sugli oggetti, vederne i particolari. Pensò che forse quel difetto nei suoi occhi era la sua spiaggia interiore. Senza nessuna bravura, né curiosità che fosse superiore alla media, il ragazzo, preso dalla sola voglia di compensare la miopia, aveva messo in atto un meccanismo d'abitudine che lo portava continuamente a fermarsi davanti alle cose, delineando i contorni di quello che altrimenti non avrebbe mai visto. Si fermava a respirare sugli insetti, sulla trama di un tessuto, sulle parole che una a fianco all' altra formavano una frase. E per un bizzarro paradosso, i limiti dei suoi occhi gli permisero di scoprire ciò che forse solo da una breve distanza si poteva osservare.
Quel modo di adattarsi finì ben presto per condizionare, al di là della capacità visiva, il suo pensiero. Osservare da vicino, pensò, era come riflettere, collegando i punti, accomodando con gli occhi e con la mente. Occhi e mente. Come in un valzer.
Cresceva osservando, scordandosi di sé.
Era infatti uno di quei ragazzi che non si sentono mai particolarmente depressi poiché si prendono troppo poco sul serio per dare importanza alle cose che li vedono protagonisti, uno di quei ragazzi semplici un po' bambini che salgono sui tetti a respirare il tramonto. Ma senza idealizzare il tramonto, senza fraintendere o caricare di significato l'arancione. Soltanto vedere il sole che si abbassa. Perché il sole è il sole ed è bello e non c'è bisogno di dire nient'altro. Quel ragazzo era fatto così.

3 commenti:

amanda ha detto...

a trovarne!

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Eh eh ;)

A. ha detto...

Qui invece ti lascio un sospiro, perché sì. :)