19/04/16

Il suo maglione

Un lavoro di fantasia di Cristina Taliento 


Questo è un testo descrittivo su un maglione a strisce. Niente di particolare, ad eccezione del colore delle strisce che, beh, quello si, a volerci pensare era particolare e buffo e che non l'avresti mai detto. Più che altro perchè c'erano strisce celesti e blu e rosse e gialle, un vero casino di colori che ricordavano un po' i Power Rangers oppure, a voler fare i colti, quel pittore famoso, come si chiama... quel pittore che dipinge dei riquadri con questi colori e ciascun riquadro è circondato da una linea bella nera. Mi sono scordata. 
Non era questo granchè di maglione, alla fine. Voglio dire, non che io ci abbia avuto direttamente a che fare dato che, si, non era mio. Ma sicuramente non era cashmire. Sarà stato quel genere di maglioni che vanno in lavatrice perchè non importa, ma si, figurati se per un maglione così vai a fare un lavaggio delicato. Era un maglione da usare tutti i giorni,  ecco. Uno di quelli che vanno bene per pescare, per studiare o per raccogliere cicorie in campagna, se sapete cosa intendo. Però era anche uno di quei maglioni che prima di andare a raccogliere le cicorie in campagna, ti fermavi un attimo e magari decidevi di cambiarti, di metterti addosso un'altra cosa più vecchia, magari senza tutte quelle strisce che spaventano i passeri. Perché comunque era peccato, comunque, sulla persona, faceva un bell'effetto e aveva lo strano potere di rendere simpatico chi lo indossava.  Se per esempio la persona entrava nella stanza mentre tu eri lì imbronciata, seduta a fare cose particolarmente contraddittorie tipo guardare con aria serissima il videoclip di Girls just want to have fun, il maglione di colpo aggiungeva colori e vita e accenni di sorrisi e quei sani valori che trasmette un bel maglione di lana seppur di lana solo al trenta percento. Il maglione era fatto così. A volte, quando lo vedevo, mi sembrava di conoscerlo da sempre, tipo la giacca di mio nonno, le mie robe di bambina, insomma come quei vestiti che uno non fa che vedere anni dopo anni e a ritrovarseli nell'armadio e a sbuffarci dietro ripromettendosi di buttarli e rimandando sempre. Lui invece lo vidi per la prima volta una domenica d'autunno, risi tantissimo e l'indossatore se la prese a morte e io, ridendo, cercavo di spiegare che non c'era niente di comico, ci mancherebbe, niente di buffo, spaventoso meno che mai, ma solo di strano e familiare... ah, non importa.

Ce l'ho ancora. È sullo scaffale più alto, quello che per raggiungerlo devo prendere la scala. Sta bene lì quello stupido maglione e spero un giorno di regalarlo alla Caritas o farci un falò insieme a tutte le altre cose. 

2 commenti:

amanda ha detto...

Ci sono maglioni che sono come copertine di Linus

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Yes doctor :)