09/08/15

Mettersi il fonendo

di Cristina Taliento




Certe volte, quando mi vengono i pensieri,  vorrei proprio mettermi il fonendo, prenderlo al volo dalla scrivania, dove lo lascio senza custodia, senza niente, tra la polvere e i post-it mangiucchiati e vorrei mettermelo non al collo come i medici quelli esperti, neanche in tasca, ma proprio nelle orecchie anche se davanti non c'è nessun addome, nessun torace paziente, impaziente, solo il mio di torace, solo io. Tanto sono uno studente e mettermi il fonendo è un po' come con gli auricolari dell' emp3, un vezzo. Se il soffio non è sei sesti ancora non lo sento. E vorrei uscire, lasciare tutto, anche le chiavi di casa e infatti me ne filerei senza chiudere nemmeno la porta, per la prima volta non me ne importerebbe un accidente. "Ma come Caterina, tu che dai peso a tutto" potrei sentire la voce della prozia. Eh zia, per stavolta sticazzi proprio. Scenderei le scale saltellando con la membrana del fonendo bella puntata a sinistra e bum bum bum andare via. Attraversare la città, tutta questa pianura padana che nei momenti peggiori mi sembra proprio un parco giochi scialbo e arrivare al mare, alla terra viva e brulla, ovvero da dove vengo io, dalle terre selvagge. E poi muovere verso i Balcani, da lì est, vai a est, guarda a est e cammina bum bum cammina eccoti di fronte la Penisola dei Ciukci. Da qui è facile: stretto di Bering e Alaska. E chi si è visto si è visto. Aria.