22/12/13

Il pescatore, il panino e il narratore raffreddato

di Cristina Taliento


C'era questo pescatore. Sempre se sono in tempo a scrivere. Se non ho disimparato, cioè. Vediamo. Vediamo se sono ancora capace. (Un tempo, quand'ero giovane, mi dilettavo con la scrittura).
C'era questo pescatore - cappello di lana, sciarpa color del vino, occhi marroni- che aveva vent'anni. Ed era di sesso femminile, diciamo. Ma rimaneva comunque un pescatore perchè a sentirsi chiamare 'pescatrice' le sarebbe venuta in mente la rana pescatrice che da mangiare non era poi così buona. Secondo lei.
Ovvio che ho disimparato a scrivere. Ho scritto 'diciamo'. Va bene, fermarsi non mi aiuterebbe. Coda tra le gambe e si continua su questa riga qui. Questa qui, si. Allora, la ragazza... il pescatore non aveva nulla di che... si, nel senso che non era questo granchè, diciamo. L'avrebbe detto anche lei. ("Non sono poi questo granchè"). Ma suonava l'armonica, se può interessare. O anche se non può interessare, lei suonava l'armonica, era un dato di fatto nato non per destare particolare meraviglia, dopotutto. Dove, post scriptum, per armonica si intende l'armonica a bocca e non la fisarmonica come molte volte si potrebbe erroneamente pensare. 
Andando al punto o più precisamente al faro, la specialità di questo pescatore era, più del pesce, il panino al prosciutto. Niente di che. Insomma. Nel senso che. Nel senso che lei prendeva la barca, scioglieva i nodi. Anzi, scioglieva i nodi e prendeva la barca. Di solito, lo faceva quando il cielo era di quell'azzurro omogeneo che solo i pittori iperrealisti potevano capire. Tre, quattro colpi di remo ed era lontana abbastanza. E questa era una bella misura: abbastanza. Non era facile, per niente facile, capire quando si è lontani abbastanza dalla spiaggia. Sulla carta, a parole, si potevano perdere giorni interi a deciderlo, ma nel mare, coi remi in mano, uno lo sentiva quando poteva smettere di remare, quando poteva tirare su col naso e respirare, guardare la spiaggia e sentirla alla giusta distanza e sentire che così poteva andare, che così andava bene. E a quella distanza, il pescatore prendeva il panino incartato d'argento, spostava la carta con le dita e poi, in mezzo a quel mare, ci dava un morso. Perchè il panino era una di quelle cose che avevano senso. Nel senso che era nutriente. E questo bastava. A lei, dopotutto, bastava poco per dare un senso alle cose, senza nemmeno inventare scuse. Si insomma, quelle che per gli altri erano le 'piccole cose odiose' per lei erano più cose da arricciare il naso e poi magari sorridere e quelle che per gli altri erano invece le 'grandi cose odiose', per lei erano semplicemente grandi. Grandi cose. E anche l'odio, poi, aveva una certa grandezza che gli conferiva un certo, considerevole, senso. 
In mezzo al mare con un panino al prosciutto, a una distanza sentimentale decisa dall'istinto, era assodato (diciamo) che le cose avessero tutte un senso. Ma da laggiù, o da lassù, dipende, quello stesso senso si sfumava, saliva sulla creste delle onde e con esse se ne andava a largo, o a riva o chissà dove. A questo punto dei pensieri, di solito, il pescatore, buttava giù un altro morso. 
Una volta arrivò la Capitaneria di Porto e affiancò la barca del pescatore e il pescatore, tutto imbacuccato tra sciarpe e maglioni, disse, indicando il panino: "Favorite". E il capitano di porto, se così si chiama, disse: "Con piacere, signorina pescatore". E il pescatore, spezzò il panino e gliene diede metà, ovvero la metà che non era stata morsa. "Grazie". "Le pare". 
Il Capitano ancora non se ne andava. Il pescatore annuì due volte senza che fosse stato detto niente. Poi il Capitano disse: "Okay che tutte queste cose hanno un senso, ma qual è il senso che queste cose hanno per te. Tu vuoi queste cose?"
Il pescatore disse: "Mah, credo di si". Testuali parole. 
"E cosa vuoi tu, nello specifico?"
Il pescatore: "Innumerevoli cose, signore".
Il Capitano, allora, se ne uscì con la frase: "I migliori vogliono cose diverse, cose che magari nessuno vuole".
E allora la ragazza, che nel frattempo aveva dato un morso, mentre masticava, si mise a ridere e quindi si coprì la bocca con una mano. Poi dopo aver deglutito e tossito e deglutito ancora esclamò: "Caspita capitano, lei è un vero spasso!"

4 commenti:

Alligatore ha detto...

Mi è venuto in mente De André ...

Tomaso ha detto...

Cara Cristina, sono passato per augurarti buone feste!!!
Tomaso

amanda ha detto...

che ha fatto di male la rana pescatrice per non piacere alla pescatora?
ed il prosciutto era cotto o crudo, no perché che la storia potrebbe mutare il suo corso

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

@ Ally: Uè, addirittura!

@Tom: auguriiII!

@Amy: era cotto, credo! :)